Otto consigli per non avere paura di New Delhi

In by Gabriele Battaglia

Negli ultimi tempi in diversi – tra amici, amici di amici, parenti, amici di parenti, parenti di amici – siete passati per New Delhi o, presto, ci passerete, e mi avete chiesto consigli su come affrontare l’impatto con la capitale indiana. Ho pensato fosse utile, e spero divertente, elencare parte dei suggerimenti che mi sono trovato a dare, nella speranza che possano rendere più agevole l’arrivo a chi deciderà di visitare l’India nel prossimo futuro.1.Taxi

Dall’aeroporto a qualsiasi punto della città è sempre meglio prendere un taxi pre-pagato. Il che significa entrare in una sorta di sordomutismo ostinato dal primo passo oltre le porte scorrevoli automatiche e dirigersi in linea retta dall’altro lato della strada, dove si trovano – ben segnalati – i «pre-paid taxi booth». Nel tragitto, in quantità di decine variabili, vi avvicineranno una serie di personaggi più o meno affidabili che si spacceranno per tassisti dei pre-paid: mentono sapendo di mentire, ignorateli. Alla cassa date l’indirizzo del vostro hotel, pagate, ritirate i due scontrini (uno giallo e uno rosa) e seguite l’omino che vi guida alla fila dei taxi. Da quel momento non dovrete più sborsare un centesimo fino a destinazione.

Durante la corsa in taxi, affidatevi al vostro tassista come fareste per un lancio col paracadute: avete paura, non volevate farlo, ma siete impossibilitati a prendere qualsiasi iniziativa. E nonostante non sembri, il tassista sa quello che fa. Sempre.
La regola trova l’eccezione nel caso il vostro tassista guardi l’indirizzo dell’hotel e vi dica costernato: «Il vostro hotel è andato in fiamme / è crollato / è chiuso / è pieno; vi porto io in uno che conosco». Esclusa l’eventualità di un tassista chiaroveggente, al vostro hotel stanno tutti bene e vi stanno aspettando.

2. Hotel

La zona degli hotel a basso costo per i cosiddetti «viaggiatori zaino in spalla» è Paharganj, situata davanti alla stazione dei treni di New Delhi. E, come ogni quartiere di alberghi dietro una stazione dei treni sul globo terracqueo, è il posto peggiore dove soggiornare. Se sinceramente vi riconoscete nella categoria dei «backpacker» e volete provare l’esperienza posticcia di viaggio finto hippie – avventurandovi in una via piena di negozi che vendono paccottiglia identica alle bancarelle dei mercatini alternativi in Italia (partendo dallo stesso prezzo di partenza) e dormendo in una catapecchia dagli standard igienici rivedibili – siete liberi di farlo. In alternativa, New Delhi è molto grande e ci sono alberghetti più che decorosi a prezzi abbordabili (doppia a dieci euro, con wi-fi, aria condizionata e bagno in camera).

3.Metropolitana

La metropolitana di New Delhi è un gioiello: costa pochissimo, è pulita, puntuale e ferma più o meno in ogni zona considerata di interesse turistico. Imparare la topografia sotterranea della città è una risorsa indispensabile per evitare il traffico e ottimizzare i tempi di spostamento. Controindicazioni: talvolta la densità umana nelle carrozze vi spingerà a rivedere il vostro concetto personale di «affollato», specie nelle ore di punta (8 di mattina, dalle 6 alle 7 e mezza di sera). Per le donne, cercate la carrozza per sole donne – alle estremità del treno – decisamente meno affollata delle carrozze miste; per gli uomini / gruppi misti, cercate di mettervi in coda per il primo o per l’ultimo vagone, tenendo a mente che gli indiani tendono a concentrarsi sempre nei pressi delle porte, lasciando clamorosi spazi vuoti nel mezzo delle carrozze. Per tutti: in caso di sovraffollamento, pare esistano delle tecniche di rilassamento respiratorio fantastiche, in grado di autoindurre una condizione di coma vigile temporaneo per tutta la durata del viaggio. Io, che soffro di claustrofobia, preferisco il vecchio metodo della ritirata.


4. Microcriminalità

A New Delhi i turisti non sono una novità e, in particolare nelle zone d’interesse affollate – Old Delhi su tutte – , non lo è nemmeno la microcriminalità. In aggiunta a tutte le precauzioni dettate dal buon senso – macchina fotografica non in vista, passaporto lasciato in albergo, fotocopia del passaporto e visto in borsa, pochi soldi addosso – è altamente consigliabile la «tecnica del camaleonte», che evita i predatori mimetizzandosi con l’ambiente circostante. Il vostro ambiente di riferimento, però, non deve essere l’India – contrariamente alla convinzione comune di molti turisti occidentali -, altrimenti otterreste l’effetto di «guardatemi, sono un turista bianco molto ricco vestito come Sandokan e questi vestiti mi sono costati una fortuna ma hey, perhè voi indiani non siete vestiti da indiani?». È preferibile una tenuta casual / umile – pantaloni di tela, infradito, maglietta anonima – che emani il messaggio «è così tante volte che vengo in India che non me ne frega nulla, addosso non ho niente, non mi interessa comprare niente e so benissimo dove sto andando, non mi serve l’aiuto di nessuno»: dovete sembrare un Indiana Jones apparentemente scorbutico, così da poter decidere voi se e quando attaccare bottone con qualcuno.

5.Abbigliamento femminile

Donne: copritevi. E non perché coperte veniate meno al vostro femminismo battagliero, ma perché siete in vacanza, non in un simposio sulle pratiche di riappropriazione del corpo femminile nell’India postcoloniale (dove comunque vi dovreste coprire). Onde evitare – un po’ di – attenzioni indesiderate, è sempre meglio lasciar perdere minigonne, vestiti attillati, spacchi e scollature. È una questione di rispetto di una cultura diversa, con giganteschi problemi legati al «pudore» che i vostri centimetri di pelle scoperta non contribuiranno in alcun modo a risolvere, anzi! Una buona idea è comprarsi subito un foulard o uno scialle, da utilizzare a seconda delle necessità.

6. Ristoranti

Ristorante costoso non significa ristorante sicuro. Cibo di strada non significa, necessariamente, cagotto assicurato. Prima del viaggio è consigliato un ciclo completo di fermenti lattici vivi, per galvanizzare il sistema immunitario e prepararvi allo shock papillare-gustativo delle spezie indiane. I baracchini di porcate per strada possono – e devono – essere frequentati durante il viaggio, bastano alcune accortezze. Più gente c’è in fila prima di voi, meno c’è il rischio di cibo avariato. Se il banchetto del chai – tè speziato – ha il fuoco spento e lo deve accendere solo per voi, andate in un altro banchetto o aspettate che sia orario di chai. Il fritto è vostro amico; il fritto uccide le cose cattive e trasforma le cose «così così» in cose molto buone; il fritto è la quintessenza della strada indiana e se lo evitate allora tanto valeva guardarvi un documentario sul National Geographic. Evitate cibi crudi, tutti. Salvo stomaci di ferro, evitate il succo di canna da zucchero: quello sì, spesso significa «cagotto assicurato». Lo yoghurt fresco e derivati – lassi – sono vostri amici, anche e soprattutto in caso stiate poco bene di stomaco. Lascite stare il ghiaccio.

7. Lingua

Gli indiani non parlano inglese, e chi vi dice il contrario mente. Gli indiani, a New Delhi, parlano hindi (in diverse declinazioni regionali). Alcuni indiani, a New Delhi, parlano «hinglish», una lingua mista piuttosto comprensibile da un parlante inglese medio. Gli indiani non sono stupidi se non parlano inglese; siete stupidi voi se pensate debbano farlo per forza. Nonostante non parlino inglese, ciò non rappresenta un ostacolo alla comunicazione e non li demoralizzerà se chiedete indicazioni o aiuto, anche a costo di prendervi per mano e portarvi personalmente a destinazione. Un indiano raramente risponderà a una richiesta di informazioni con «non lo so», vi darà comunque un’indicazione, spesso inventata: non lo fa perché vi odia, lo fa per non farvi rimanere male. Nel dubbio, utilizzate sempre la «tecnica della triangolazione»; un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi sono una prova.

8. Spiritualità

Se siete in cerca di templi hindu, spiritualità, santoni e compagnia cantante, andatevene da New Delhi. New Delhi è un meltin’ pot straordinario innestato su un territorio tradizionalmente musulmano, dove convivono in modalità a volte stupefacenti tempietti hindu, gurudwara sikh, moschee e dargah musulmane. Le rovine di tombe e palazzi musulmani, la Jama Masjid, i pozzi di epoca Moghul, non sono «meno indiani» perché frutto della cultura islamica; raccontano invece un passato e un presente multiculturale di gran lunga più affascinante dell’India monocolore nota all’estero, tutta Ganesh e compagnia cantante. L’India è un’altra cosa, e molto di più, e New Delhi è il casino di quel tutto di più racchiuso in una megalopoli mostruosa. Non scappate, districatelo.

[Scritto per East online]