Orientale di Napoli – La Cina post Covid e post Kiev

In Cultura by Redazione

Pubblichiamo qui uno degli elaborati finali degli studenti dell’Università L’Orientale di Napoli che hanno frequentato il ciclo di seminari curato da China Files sulle narrazione della e sulla Cina.

L’obiettivo del seguente approfondimento è riepilogare le prospettive dei media internazionali sul posizionamento della Cina in un mondo post-pandemico (ma non post-epidemico) e post-invasione russa.

Italia

È comune l’equazione Partito Comunista Cinese (PCC) = cinesi; esempio di questo bias: Le scelte (sbagliate) dei cinesi nella guerra al coronavirus. Poi: «la scelta di un cambio di rotta potrebbe indurre la popolazione a dubitare dell’infallibilità dei leader», evidenziando il meccanismo top-down. Emergono errori interpretativi: «la Cina, in una rarissima autocritica al sistema, ha “una popolazione numerosa che invecchia, uno sviluppo regionale squilibrato e risorse mediche insufficienti», un rilassamento produrrebbe «infezioni su larga scala, malattie gravi e decessi»: sembra più una difesa che una “autocritica”. Dopo le lodi iniziali, ora si sottolineano gli aspetti cupi della gestione cinese. Ucraina: focus sulle brutalità dell’esercito russo e sulla mancata “assunzione di responsabilità” della Cina, la quale avrebbe le carte in regola per sedare il conflitto.

USA

Prevale una visione dicotomica: USA, land of the free, e democrazie alleate versus Cina, Russia e altri regimi autoritari. Forme ricorrenti: «horror stories»; «l’autoritarismo danneggia tutti» e simili. Evidenziata l’associazione “Zero-Covid”-Xi Jinping, invertire rotta equivarrebbe ad ammettere il fallimento di quest’ultimo. Si punta sull’emotività, con conversazioni tra vittime inermi del PCC, dove la situazione è descritta «tragicamente simile a quella in Russia» e la guerra in Ucraina una «minaccia del presente», mentre la Cina una «sfida sul lungo periodo». Molti analisti si dicono certi che le misure draconiane dureranno almeno fino al XX Congresso del PCC (in ottobre), quando Xi potrebbe aggiudicarsi il terzo mandato e non mancano speculazioni su «discordie all’interno della leadership».

Cina

Accusa l’Occidente di fare due pesi e due misure e definisce «irresponsabili» le affermazioni del direttore generale dell’OMS, secondo cui l’attuale approccio cinese non è «sostenibile» alla luce del comportamento del virus. Tale osservazione «non tiene in considerazione gli sforzi di 1 miliardo e 400 milioni di persone», e non essendovi precedenti storici, scrive il GT, creare un «processo di distribuzione di cibo, medicine e altre necessità per 25M di persone richiede tempo e gli errori sono inevitabili». Per l’Occidente invece è tutta una questione ideologica: «l’autoritarismo danneggia tutti», come ha titolato il NYT. Situazione ucraina: la Cina è in una posizione scomoda, non potendo – per ragioni storiche – condannare apertamente la Russia, né rischiare un “disaccoppiamento” col suo maggior partner commerciale (l’UE).

ASEAN e India

Si tenta di esporre i fatti, ma quando una critica alla gestione cinese c’è, è più velata. Sull’Ucraina, è riferita la critica di Zelensky all’UE per la lentezza nella decisione di «un possibile embargo del petrolio russo». Ma c’è un’altra questione pressante per i paesi del Sud-Est Asiatico: ribadire di non voler scegliere tra la Cina e gli USA.

Al Jazeera ha spiegato che l’India è sotto pressione per essersi astenuta cinque in sede ONU dalla condanna della Russia, evitando così di finire nella lista dei «paesi ostili» al Cremlino. M. Kugelman ricorda che questa amicizia risale agli inizi della guerra fredda, e pur monitorando «la crescente vicinanza della Cina alla Russia», è improbabile che le pressioni dell’UE influenzino la politica estera di New Delhi, a cui il mantra dell’«autonomia strategica» impedirà di «allinearsi con un campo in particolare».

Russia

Dai pochi media mainstream a disporre di una versione in lingua inglese, si evince la percezione di essere nel giusto. La Russian News Agency riporta le parole del primo ministro Mishustin, secondo cui «le sanzioni hanno innescato una reazione a catena di processi distruttivi dell’economia globale», accusando la NATO di compiere «errori sistemici». Putin ha affermato, in videoconferenza al primo Eurasian Economic Forum, che nonostante le complicazioni la Russia sta «acquisendo nuove competenze» e «diventando più forte».

Ucraina

Oltre alla condanna degli avvenimenti e agli appelli all’intercessione, degli intellettuali ucraini replicano alle affermazioni di Noam Chomsky sull’invasione in una lettera aperta. Tra i vari punti, definiscono i continui paragoni tra i crimini della Russia e degli USA (in Iraq, Yemen, Nicaragua ecc.) «controproducenti»; perseguire Putin per crimini di guerra creerebbe invece un «precedente internazionale». In merito alla promessa verbale fatta da J. Baker a Gorbachev nel febbraio 1990, secondo cui la NATO «non si sarebbe espansa di un centimetro verso Est», «qualunque concessione alla Russia» – continuano i firmatari – «porterebbe a un inasprimento» e altri Paesi potrebbero trarre la conclusione che «le potenze nucleari possono ottenere qualunque cosa facendo ricorso alla minaccia nucleare».

A cura di Martina Gaudino