Sorride nella sua camicia a fiori Danny Tamaki mentre viene annunciato il risultato delle elezioni locali della prefettura di Okinawa. È appena stato eletto governatore delle isole e subito lascia la sua sedia e apre le danze. Con lui i sostenitori di All Okinawa – piattaforma locale anti-basi americane – hanno ballato tutta la notte di domenica.
Tamaki, nome all’anagrafe Yasuhiro, è figlio di un marine americano, ma suo padre non lo mai conosciuto. Ora vuole far sentire la sua voce e quella della maggioranza degli abitanti delle isole, fino in America.
Tamaki ha vinto come candidato indipendente appoggiato informalmente da un raggruppamento di partiti d’opposizione. L’opposizione alla costruzione di nuove basi americane sull’isola è stato il punto di forza della sua campagna nelle ultime settimane.
La prefettura di Okinawa ospita già numerose basi statunitensi e circa la metà dei 50mila soldati Usa di stanza in Giappone. Il sogno dell’elettorato espresso da Tamaki è che la presenza militare americana venga considerevolmente ridotta e non semplicemente «rilocata» da una parte all’altra dell’isola, secondo l’attuale progetto dell’amministrazione centrale.
La questione della nuova base militare di Henoko non è stata però la sola di questa campagna elettorale: anche povertà e disoccupazione hanno avuto ampio spazio. Okinawa tra le prefetture del Giappone ha il livello di povertà più alto, la più bassa industrializzazione e il maggior numero di divorzi e madri sole (un fattore predittivo dello stato di povertà in Giappone). Il sostegno di Tamaki per politiche a favore delle donne lavoratrici e dell’economia dell’isola ha deciso il risultato.
Tamaki ha raccolto l’eredità politica dello scorso governatore di Okinawa, Onaga Takeshi, storico oppositore delle basi. In un video-testamento Onaga stesso lo ha indicato come suo successore tanto che i manifesti elettorali riportavano un piccolo Onaga vicino a Tamaki.
Onaga è morto ad agosto di cancro al pancreas e come ultimo atto della sua pluriennale battaglia contro le autorità di Tokyo, poco prima della morte, aveva revocato il permesso per la costruzione della nuova base di Henoko. Una politica che ora Tamaki vuole portare avanti con determinazione.
Secondo gli analisti molti sostenitori del Partito Liberaldemocratico (Ldp) di governo alle ultime elezioni avrebbero votato per Tamaki, così come molti elettori del Komeito, partito che a livello nazionale sostiene il governo, che avrebbero scelto Tamaki a livello locale. La nota più dolente per i vincitori è che nella fascia d’età dei più giovani il confronto è finito solo testa a testa.
L’approccio di All Okinawa è stato molto locale come sottolineato dall’assenza in campagna di pezzi grossi da Tokyo, che invece hanno profuso le loro visite per sostenere il candidato Ldp. Il motto vincente della campagna è stato «le persone di Okinawa decidono quel che succede a Okinawa». Non tutti la pensano così a Tokyo, sulla stampa di destra sono già circolate ipotesi di taglio dei fondi alle isole.
[Pubblicato su il manifesto]