Oggi in Cina – We are the 1 percent

In by Gabriele Battaglia

Appena l’uno per cento della popolazione ha in mano un terzo della ricchezza dell’ex impero di mezzo. I nuovi parametri per la valutazione dei funzionari saranno maggiormente focalizzati sulla qualità. Vietata la costruzione o l’ampliamento di edifici nella zona della Città proibita di Pechino. Libertà di stampa a Hong Kong. DISEGUAGLIANZA: L’1 PER CENTO CINESE
Circa l’un per cento delle famiglie cinesi possiede un terzo della ricchezza della nazione, un dato che conferma le preoccupazioni sulla disuguaglianza di reddito nel Paese più popoloso del mondo. Secondo uno studio dell’Università di Pechino, le famiglie cinesi avevano in media un patrimonio netto di 439mila yuan (circa 71mila dollari) nel 2012, in crescita del 17 per cento rispetto al 2010.
Tuttavia, le disparità di reddito è parallelamente aumentata, dato che l’un per cento delle famiglie in cima alla piramide sociale detiene più di un terzo della ricchezza nazionale, mentre il 25 per cento delle famiglie della fascia più bassa possiede solo il 10 per cento. Altro dato non certo sorprendente: il 74,4 per cento della ricchezza dei cinesi dipende dal patrimonio immobiliare.

FUNZIONARI: CONTA LA QUALITÀ
Tutela ambientale, innovazione e miglioramento della vita delle persone saranno i nuovi parametri per valutare le prestazioni dei funzionari nell’adempimento delle loro responsabilità economiche. Lo stabilisce una circolare diffusa domenica, che dovrebbe mettere finalmente una pietra tombale sulle carriere decise dalla mera crescita del Pil.
L’incentivo alla svolta qualitativa dei funzionari è necessaria per creare una Cina più sostenibile e giusta.

PECHINO SVUOTATA
L’area intorno alla Città Proibita è un po’ più proibita. La municipalità di Pechino ha infatti vietato in quella zona l’ampliamento e la costruzione di nuovi edifici.
Nuove università e ospedali non possono essere costruiti nei distretti di Dongcheng e Xicheng, quelli che circondano la Città Poibita a est e ovest; inoltre, alberghi, palazzi per uffici, musei e mostre subiranno delle restrizioni. Fabbriche, cantieri e aziende all’ingrosso saranno completamente esclusi dalla zona. Le misure appaiono un tentativo di decentralizzare molte funzioni per risolvere i problemi ambientali di Pechino, spingendo per la creazione dell’agglomerato da 120 milioni di persone che comprende anche Tianjin e la provincia dell’Hebei.

SINIZZAZIONE DI HONG KONG
In un rapporto pubblicato questo mese, l’associazione dei giornalisti di Hong Kong ha definito gli ultimi 12 mesi “i più oscuri per la libertà di stampa da diversi decenni”, citando tra gli altri eventi un attacco con mannaia che a febbraio ha lasciato un ex giornalista del Ming Pao in condizioni critiche. L’anno scorso, Reporters Senza Frontiere ha collocato Hong Kong 61esima nella classifica globale della libertà di stampa, nel 2002 era 18esima. Per questo motivo, che rivela l’aumento delle pressioni di Pechino sull’ex colonia britannica, molti hongkonghesi desiderano lasciare la città. Ma ci sono anche ragioni più strutturali: i prezzi degli immobili di Hong Kong sono raddoppiati dal 2009 per via dell’afflusso di ricchi dalla Cina continentale. 

[Foto credit: bbc.co.uk]