Oggi in Cina – Visita in Tagikistan per Xi Jinping

In Uncategorized by Gabriele Battaglia

Xi Jinping è oggi a Dushambe, Tagikistan, per il summit della Shanghai Cooperation Organization. Nuovo capo d’imputazione per Zhou Yongkang: omicidio. Richiesta di processi antiterrorismo più rapidi. Facebook prova a forzare le maglie del controllo per entrare nel mercato cinese. Il Financial Times calcola i soldi recuperati (e recuperabili) dall’anticorruzione. XI JINPING IN TAGIKISTAN PER IL SUMMIT SCO
Il presidente cinese Xi Jinping è arivato a Dushambe, Tagikistan, per il meeting della Shanghai Cooperation Organization (Sco), la “Nato d’Oriente”, e si è fatto subito fotografare mentre stringe la mano a Vladimir Putin. I leader dei Paesi Sco discuteranno di sicurezza regionale e cooperazione economica e puntano a sottoscrivere una dichiarazione comune sul futuro della Sco e in occasione del 70° anniversario dalla fine della seconda guerra mondiale. È ipotizzabile anche un accordo per facilitare i movimenti trans-frontalieri in tutta l’Asia centro-orientale. Xi Jinping ha già fatto appello a tutte le parti in causa affinché si trovi una “soluzione politica” per la crisi ucraina e ha proposto un “corridoio economico” Cina-Mongolia-Russia.

ZHOU YONGKANG INDAGATO PER OMICIDIO?
Contro il 71enne ex potentissimo zar della sicurezza cinese, sotto investigazione per corruzione, potrebbe essere rispolverata la misteriosa morte della moglie, Wang Shuhua, rimasta uccisa in un misterioso incidente automobilistico nel 2000, poco tempo dopo avere divorziato dal marito. Secondo indiscrezioni, Zhou verrebbe ufficialmente espulso dal Partito a ottobre, in concomitanza con il quarto plenum del comitato centrale, e poi sarebbe incriminato su proposta di tutti i 205 membri del comitato centrale e non solo dai 7 membri del comitato permanente. Si ipotizza che il l’attuale leadership voglia sia procurarsi un’accusa tombale sia garantirsi un consenso più ampio nella sua lotta di potere contro Zhou, già protettore di Bo Xilai, l’ex leader di Chongqing condannato all’ergastolo per corruzione nel 2013.

PROCESSI ANTITERRORISMO PIU’ VELOCI
Il procuratore capo cinese ha sollecitato i giudici a rendere più veloci i processi antiterrorismo e a comminare “condanne esemplari”. Bisogna fare quadrato contro “le tre forze del male”: terrorismo, separatismo, estremismo”. Il procuratore ha anche detto che bisogna “temperare la giustizia con la pietà” e non discriminare nessun gruppo etnico.
Intanto però, due pluriricercati uiguri dello Xinjiang sono andati tranquillamente a fare la spesa in un bazar della tormentata regione occidentale, riporta Radio Free Asia, il che lascia intuire che abbiano ampie coperture tra la popolazione locale. Si comincia a riflettere sul fatto che per vincere la battaglia antiterrorismo si debba prima conquistare il consenso.

FACEBOOK CI RIPROVA
Al forum economico di Tianjin, il vicepresidente di Facebook, Vaughan Smith, si è lamentato del divieto a operare in Cina dicendo che molti potenziali utenti cinesi gli chiedono quando il social network sbarcherà oltre Muraglia. Facebook è bloccato da anni in Cina, così come YouTube e Twitter, il che permette a Linkedin di essere l’unico social network made in Usa a cogliere le opportunità del business cinese.
Il paradosso consiste nel fatto che Facebook ha comprato un enorme ufficio commerciale a Pechino giusto la primavera scorsa. Lo scopo è quello di intercettare inserzionisti cinesi per la pubblicità, nonostante il bando. Ora Smith insiste sul fatto che Facebook può aiutare il business cinese a internazionalizzarsi e gli esportatori a conquistare nuovi mercati, cerca cioè di aggirare i divieti parlando un linguaggio che da sempre fa drizzare le orecchie ai cinesi. Per il social Usa invece l’interesse è chiaro: quello cinese e asiatico in generale è l’universo internet in più rapida espansione del mondo.
Le autorità cinesi per ora non fanno una piega e rispondono che non credono Facebook avrà accesso alla Cina molto presto.

CAMPAGNA ANTICORRUZIONE: QUANTI SOLDI?
Sembra un esercizio di stile, ma non troppo. Al Financial Times hanno provato a fare due conti sul denaro recuperato e potenzialmente recuperabile nella campagna anticorruzione lanciata dalla leadership cinese. Così facendo, si è scoperto che in caso di equa suddivisione dei proventi tra centro e periferia, la Cina potrebbe risolvere – o andarci molto vicino – il problema del cronico debito dei governi locali. Si pensa che se così fosse anche i funzionari locali sarebbero incentivati a collaborare alla campagna anticorruzione (ne trarrebbe beneficioil bilancio delle proprie amministrazioni e quindi la proprie possibilità di carriera), invece di boicottarla. 

[Foto credit: xinhuanet.com]