Connivenza con i terroristi: così Hong Lei portavoce del Ministero degli Esteri su chi ha messo in relazione le politiche di Pechino con l’attacco di Tian’anmen. Le restrizioni su Internet contro gli opinion-maker (Big V) sono state inutili, perché la maggior parte dei netizen è "di destra" o moderato. Il mercato dei sextoy in Cina.Cnn "connivente con i terroristi"
“Alcuni hanno messo in correlazione il violento attacco terroristico che ha danneggiato civili e turisti innocenti con le politiche etniche e religiose messe in atto dalla Cina […]. Questa è connivenza con i terroristi” ha tuonato ieri la portavoce del ministro degli esteri Hong Lei criticando l’editoriale della Cnn che che riportava l’incidente dello scorso 28 ottobre aTian’anmen come un “grido di disperazione di chi vive ai margini della mostruosa macchina dello sviluppo dello stato cinese”.
E un sondaggio della Phoenix Tv di Hong Kong mostra come il 46 per cento dei cinesi si definisce “arrabbiata” per come i media occidentali hanno coperto la notizia.
Intanto le misure in Xinjiang (secondo RFA 53 arresti solo in una contea dello Xinjiang) sono state rafforzate, il China Daily descrive internet come un arma in mano ai separatisti e il professore uiguro Ilham Tohti che vive e lavora a Pechino denuncia pressioni senza precedenti da parte delle autorità cinesi.
L'(in)efficacia delle restrizioni su Internet
Fino ad adesso è stato chiaro il perché le autorità hanno preso di mira le celebrità su internet, le cosiddette Big V: con il loro largo seguito sono capaci di condizionare l’opinione pubblica con un clic.
Meno chiaro è se le politiche di restrizione sui social media in generale otterranno l’effetto sperato.
Non secondo Ma Deyong, professore di scienze politiche all’Università Nankai. Secondo un sondaggio che ha condotto su 2500 internauti il 53 per cento portano avanti un’ideologia di “destra”, il 41 per cento hanno posizioni moderate e solo il 6 per cento adotta le posizioni della nuova sinistra più vicine al maoismo.
Cina a luci rosse
E’ previsto che il mercato online cinese quest’anno superi quello degli Stati Uniti e probabilmente sarà la vendita di sextoy a fargli fare il salto.
Sono infatti moltissimi i laureati che hanno abbandonato i percossi di carriera tradizionale per avviare aziende di questo tipo.
Il primo negozio “per adulti” ha aperto a Pechino nel 1992, ma oggi la domanda di oggettistica è così alta che nella maggior parte dei supermercati delle grandi città si possono trovare anche vibratori. Inoltre, la maggior parte dei clienti preferisce l’anonimato e compra volentieri online.
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