A Pechino inizia il quarto plenum del Comitato centrale del Pcc. Il focus sarà sullo Stato di diritto. Nuova violenza in Xinjiang, dove quattro uomini di etnia uigura hanno attaccato polizia e venditori han in un mercato di Marabelshi. Vigilia degli incontri tra governo di Hong Kong e manifestanti. Una riforma per rendere i contadini proprietari. SI APRE IL PLENUM
Oggi a Pechino comincia il quarto plenum del Comitato centrale del Partito comunista. Argomento: lo Stato di diritto. È la prima volta che una sessione ufficiale si focalizza su questo tema da quando, ai tempi di Deng Xiaoping, la Cina ha cominciato a utilizzare il diritto (inizialmente quello commerciale) come “codice” per comunicare con il resto del mondo. L’Agenzia Nuova Cina annuncia una riforma giudiziaria che punta a “garantire i diritti umani alla gente comune, aiutare il giudiziario e la polizia a punire i criminali e stabilire la legge come ordine del Paese”.
Gli osservatori si chiedono se sarà “rule of law” o “rule by law” e si tende a propendere per la seconda ipotesi: utilizzo della legge per mantenere l’ordine e spingere le riforme necessarie alla Cina, evitando però di collocare la legge al di sopra della leadership e del suo potere decisionale centralizzato. Il problema reale è infatti quello dei potentati locali che si oppongono ai cambiamenti e coltivano i propri interessi costituiti, in un quadro che Xinhua ha definito addirittura “feudale”. Sono i funzionari periferici a essere soprattutto nel mirino, perché oltre a procrastinare i vizi strutturali del sistema Cina, con il loro comportamento fanno anche da cattivo esempio per il resto dei cinesi.
Per giovedì, ci si aspettano annunci sia sulle riforme sia sulla sorte di alcuni pezzi grossi finiti nel maglio della campagna anticorruzione, primo fra tutti Zhou Yongkang, l’ex zar della sicurezza. Se non proprio giovedì, subito dopo.
MORTI IN XINJIANG
Radio Free Asia ha riportato che quattro uiguri armati di coltelli ed esplosivi hanno preso d’assalto il mercato all’ingrosso di Maralbeshi, Xinjiang, il 12 ottobre, attaccando la polizia e i venditori di etnia han, prima di essere uccisi dalla polizia: 22 morti. L’incidente era uscito su Xinhua per pochi minuti lunedì scorso ma poi la notizia era sparita, anche in passato notizie del genere erano state ritardate per giorni. Da quando lo scorso maggio è cominciata la campagna su vasta scala contro il terrorismo in Xinjiang, sono già 244 i morti più o meno accertati.
HK – VIGILIA INCONTRI
Si aspetta il primo incontro programmato per domani tra il governo di Hong Kong e gli studenti, mentre, dopo un weekend di scontri a Mong Kok, la nottata tra domenica e lunedì è passata sostanzialmente tranquilla. È tempo di bilanci e il segretario per la Salute di HK, Ko Wing-man, ha detto ieri in TV che circa 200 persone sono state ricoverate in ospedale nelle tre settimane di proteste. Ha perciò esortato i manifestanti ad astenersi dalla violenza, mentre diverse voci filogovernative, così come la stampa cinese, sottolineano sempre più che il movimento non è per niente non-violento, prendendo a pretesto la pressione fisica con cui i manifestanti cercano di forzare i cordoni di polizia e alcuni misteriosi arresti di personaggi trovati in possesso di armi da taglio. Dall’altra parte, si ribadisce la linea della non violenza e disobbedienza civile e si rimandano al mittente le accuse di violenze, sottolineando che le manganellate in testa possono anche essere “letali”.
CONTADINI PROPRIETARI
Da beneficiari a proprietari. Cioè da forza lavoro a rischio espulsione a “padroncini” che possono decidere se coltivare o vendere i terreni. È questa la riforma annunciata dalle autorità cinesi che cercano così di rendere meno diseguale il rapporto tra popolazione urbana e rurale.
La terra, in Cina, è di proprietà dello Stato. Un anno fa, al terzo plenum, è stato deciso che i contadini avrebbero potuto decidere se utilizzare in forma cooperativa oppure “trasferire” i terreni loro affidati. A seguire, sono stati avviati diversi esperimenti locali e oggi si pensa di trasformare i diritti collettivi dei contadini in un sistema di partecipazione azionaria. Il piano per istituire un registro di questi terreni posseduti collettivamente dovrebbe completarsi entro il 2015. O almeno, così dicono i media di Stato.