Oggi in Cina – Più metrò per tutti

In by Gabriele Battaglia

Il piano per nuove metropolitane in oltre venti città cinesi non è solo un nuovo eccesso di spesa per creare crescita, ma un modo per rendere le città più vivibili. L’autocensura di Bloomberg che non vuole rischiare la cacciata dalla Cina continentale. E le fattorie chiodo, da cui residenti si rifiutano di spostarsi. Più metropolitane

Venti anni fa, la leadership del Partito comunista cinese ha stanziato soldi per una rete autostradale sul modello del sistema delle grandi direttive interstatali degli Stati Uniti.
Un decennio fa, hanno speso grandi somme per i treni proiettile.

Lo sforzo per tenere in movimento la Cina si è ora spostato sottoterra, con decine di città che spendono miliardi di dollari in sistemi di metropolitana.
Gli importi in questione potrebbero suonare campanelli di allarme che la Cina sta nuovamente facendo ricorso ad nuovo eccesso di spesa in infrastrutture per guidare la crescita, esattamente quello che molti economisti dicono essere una strategia non sostenibile.
Ma i leader di partito indicano che le metropolitane sono diverse: creano una crescita più sostenibile rendendo le città più vivibili, una tendenza che i politologi dicono potrebbe essere approvata nel corso della riunione di partito.

Nel più ampio sforzo per lo sviluppo di metropolitane al mondo, almeno 26 città cinesi stanno costruendo o ampliando le linee, in base a quanto riporta il Transportation Technology Development and Planning Research Center. McKinsey calcola che più di 100 città cinesi, in teoria, potrebbero costruire sistemi di metropolitana.

Quando una città cresce, Mr. Woetzel dice, una metropolitana agisce come uno "scheletro" per l’attività e dà agli urbanisti modi per "migliorare direttamente la vita delle persone in una città".

L’autocensura di Bloomberg in Cina

Si chiama codice 204 e, secondo i dipendenti Bloomberg, è un codice con cui l’agenzia marca gli articoli che potrebbero risultare sgraditi nella Cina continentale.
Il sistema sarebbe in vigore già da un paio di anni e sarebbe rimasto sconosciuto ai più. Bloomberg in Cina vende dati finanziari e notizie. E questo rende ancora più complicati i suoi rapporti con la Repubblica popolare.

Secondo New York Times e Financial Times, infatti, Bloomberg avrebbe impedito l’uscita di un’inchiesta sui legami di uno degli uomini più ricchi della Cina con il Politburo. E poi un’altra sui figli della nomenklatura che lavorano nelle più grandi banche straniere. Il motivo? La paura di essere cacciati dal suolo cinese.

Il caporedattore Matthew Winkler avrebbe giustificato la scelta paragonando la situazione a quella dei media durante il nazismo che dovevano operare autocensura per continuare a lavorare. Bloomberg ha poi smentito tutta la storia.
Nessuno ha fatto menzione dei 20mila dollari che costa ogni sottoscrizione alla rivista economica e del danno economico che questa ne ricaverebbe se si trovasse a dover chiudere i suoi uffici in Cina.

Dalle case alle fattorie “chiodo”

Nell’ultimo decennio sono state le cosiddette “case chiodo” ad accaparrarsi l’attenzione mediatica. Per chi non se le ricorda sono quelle case rimaste in piedi in mezzo ai quartieri distrutti dalle ruspe perché gli inquilini rifiutavano di andar via.

Adesso sono invece le “fattorie chiodo” a fare notizia. Nella corsa all’urbanizzazione che la Cina ha intrapreso (250 milioni di contadini che – se tutto va secondo i piani della leadership – si trasferiranno in città entro il 2025) sono gli abitanti delle campagne che rifiutano di abbandonare le loro abitazioni per trasferirsi in città.

Un reportage del New York Times mette in luce quanto questa forma di resistenza sia legata a un ritorno diffuso di credenze religiose che, nella tradizione propriamente cinese, è indissolubilmente legata alla terra.

[Foto credits: xinhuanet.com]