Controllo e business sono ciò che conta di Internet per la leadership cinese. Questo almeno è ciò che esce dalla World Internet Conference di Wuzhen, Zhejiang. Una nuova classificazione per le città cinesi: chaoda xing chengshi (super-megacity). Sciopero degli insegnanti con successo a Zhaodong: aumenti salariali in arrivo. Il "soft power" cinese. INTERNET SECONDO PECHINO
Cos’è internet per la Cina, o meglio, per la sua leadership? Semplice: business e controllo. Sono questi due elementi a fare da sfondo alla World Internet Conference che si tiene in questi giorni a Wuzhen, nello Zhejiang, provincia votata al business di quel Paese che totalizza 632 milioni di utenti internet di cui 527 su piattaforme mobile.
A Wuzhen, i leader delle grandi imprese IT cinesi, come Alibaba e Tencent – si stanno incontrando con i boss di LinkedIn, Apple, Facebook, Amazon e altre aziende globali high-tech, ma anche con la nomenklatura politica. Il paradosso tutto cinese è dato dal fatto che proprio a Wuzhen si può in questi giorni tranquillamente navigare sui siti proibiti invece nel resto della Cina: Facebook, Twitter e così via.
Sul fronte della sicurezza, diversi politici cinesi sono intervenuti per dire che i terroristi usano internet come strumento per fare propaganda e per organizzare i propri attentati – ed è stato citato esplicitamente il caso dello Xinjiang – ma anche la “sicurezza finanziaria” è stata ricordata dai rappresentanti del governo, secondo cui il tradizionale sistema del credito fondato sulla grandi banche di Stato sta perdendo terreno nei confronti dei nuovi strumenti finanziari online iniziati da Alibaba con i suoi innovativi servizi di pagamento. E allora, sono in arrivo nuove regole per normare il settore, perché troppa liquidità in circolazione, senza controllo, può destabilizzare il sistema.
Nella vicina Hangzhou ha parlato anche il premier Li Keqiang, secondo cui la Cina deve essere più attiva nel dettare le regole dell’Internet globale, trovando una mediazione con le altre potenze (leggi “Usa”). Sarà interessante vedere come, anche se difficilmente sarà nel segno dell’apertura. Su questo punto, Pechino può fare leva del resto sul caso Snowden, che ha rivelato l’ipocrisia statunitense e ha creato un certo allarme oltre Muraglia. Come a dire: chi è senza peccato scagli la prima pietra e, visto che siamo d’accordo sulla necessità di controllare, cerchiamo di trovare regole comuni senza farci le scarpe a vicenda.
Del resto, Li ha anche magnificato le virtù dell’ecommerce, che “ha promosso i consumi”; sta cioè aiutando la stessa leadership nel suo tentativo di trasformare la Cina da una economia ad alta intensità di investimenti ed export-oriented a un sistema trainato dalla domanda domestica, dall’innovazione e dai servizi avanzati. Il premier ha poi tranquillizzato i grandi tycoon globali, ivi convenuti: la Cina sarà sempre più aperta per le imprese internet straniere. Purché – si capisce – rispettino le leggi.
“FORBIDDEN MEGACITY”
Arriva un nuovo livello nella classificazione delle città cinesi. Dai quattro livelli precedenti, si passa ora a cinque, con l’istituzione delle chaoda xing chengshi (“super-megacity”), cioè quelle che superano i dieci milioni di abitanti (prima erano semplicemente te da chengshi, cioè “megacity”).
Sembra una curiosità linguistico-amministrativa, ma in realtà l’istituzione della nuova tipologia, di cui dovrebbero fare parte sei megalopoli, è del tutto funzionale al tipo di urbanizzazione che ha in mente la leadership cinese. Infatti, sia nelle super-megacity sia nelle megacity saranno limitati gli ingressi di nuovi residenti, mentre saranno facilitati nei livelli inferiori, cioè nelle città tra i 500mila e 1 milione di abitanti, molte delle quali sono in fase di costruzione dal nulla.
Nella dottrina della nuova urbanizzazione cinese – che è la leva per trasformare l’economia – la popolazione deve essere meglio redistribuita per ragioni sia economiche, sia sociali, sia di sostenibilità ambientale. L’idea è di aumentare i residenti urbani dall’attuale percentuale del 53 per cento ad almeno il 70 per cento nel giro di pochi anni, per creare più consumi, più servizi avanzati, e organizzare meglio anche la filiera agricolo-alimentare. Ma senza riprodurre città tentacolari e ingestibili.
In questo enorme processo di ingegneria sociale, Pechino incassa però il dissenso della Banca Mondiale, che in un suo rapporto parla invece di maggior o minore densità delle città già esistenti, piuttosto che della creazione di nuove.
INSEGNANTI IN SCIOPERO
Uno sciopero degli insegnanti a Zhaodong, nel nord-est cinese, ha avuto successo: aumento salariale e maggiori benefit. La notizia consiste nel fatto che, se è vero che gli operai cinesi sono soliti improvvisare agitazioni per ottenere benefici immediati e concreti (che vanno dall’aumento salariale alla riparazione del condizionatore in officina), raramente gli insegnanti o i funzionari pubblici scioperano.
Pare che, oltre che per gli aumenti, gli insegnati protestassero per via dei contributi previdenziali a loro carico, al grido “ridateci indietro i nostri soldi”. Il punto è che il Paese sta cercando di cambiare il sistema pensionistico rendendolo più simile ai modelli occidentali: basato sui contributi dei lavoratori erogati durante la carriera. Ma gli insegnanti hanno colto la nuova misura come un semplice scippo in busta paga. Ulteriore segno di una Cina in difficile transizione
“SOFT TOUCH”
“Proprio come dice un vecchio detto cinese, un’efficace relazione tra due Paesi si basa sulle affinità tra i loro popoli. Con l’aggiunta di un tocco morbido nella sua attività diplomatica, la nuova leadership cinese sta mostrando al mondo l’importanza che attribuisce alle relazioni estere, nonché il suo fermo impegno per uno sviluppo pacifico”. In un articolo celebrativo del viaggio di Xi Jinping in Australia, in occasione del G20, il nazionalista Global Times rivela che cosa si intende per “soft power” secondo caratteristiche cinesi: soprattutto gentilezza e placida contemplazione della natura.
E così, la coppia Xi Jinping-Peng Liyuan (la first lady canterina) ha visitato per la prima volta anche la Tasmania, dove con una locale scolaresca plaudente ha piantato un “albero dell’amicizia” tra i due Paesi. Dietro il soft power, quello “hard” dell’accordo di libero scambio multimiliardario, ma l’articolo è significativo di come la Cina intenda promuovere la propria immagine nel mondo.
[Foto credit: bbc.com]