La censura di Internet in Cina ha un suo preciso valore economico: 510 miliardi di euro, ossia il valore delle principali aziende cinesi del settore. Come vengono prodotte le Barbie in Cina, un rapporto del China Labour Watch. Ilham Tohti, intellettuale uiguro condannato all’ergastolo, è stato inserito tra i 100 global thinker di Foreign Policy.QUANTO VALE INTERNET (CENSURATO) IN CINA
In un clima surreale si è aperta la Conferenza mondiale su internet nella città meridionale di Wuzhen, nello Zhejiang. Per l’occasione nei locali dove si è tenuta la conferenza sono stati sbloccati alcuni dei siti normalmente inaccessibili in Cina. Il vice premier Ma Kai ha sottolineato il valore economico di internet nella Repubblica popolare, ad oggi più di 630 milioni di internauti. Le quattro principali aziende cinese (Alibaba, Tencent, Baidu e Jd) valgono oggi 510 miliardi di euro. Il commercio online è cresciuto del 18 per cento nei primi tre trimestri dell’anno a 240 miliardi. E l’economia legata a internet è passata a rappresentare il 4,4 per cento del pil del paese (nel 2010 era il 3,3%). Un altro dato interessante è che quest’anno per la prima volta la pubblicità online ha superato quella in televisione: 19,26 contro 15,4 miliardi di euro. “Internet è una spada a doppio taglio – ha dichiarato Ma – Se usato bene può aprire la grotta di Ali Babà. Altrimenti il vaso di Pandora”. Mentre Ma proferiva queste parole ai dirigenti delle più grandi aziende mondiali dell’It, fuori uno sparuto gruppo di contestatori ha aperto uno striscione: “La Cina deve liberare Google, Facebook, Twitter, YouTube, 64tianwang e altri siti”.
LE CONDIZIONI DI LAVORO DI CHI PRODUCE LE BARBIE
China Labor Watch, ong con base a New York fondata nel 2000, ha pubblicato un rapporto di 66 pagine in cui si dimostra come le fabbriche di giocattoli continuano a violare i diritti dei lavoratori in Cina. Tra le fabbriche supervisionate tra giugno e novembre 2014 anche i fornitori delle multinazionali Mattel, Fisher-Price, Disney, Hasbro e Crayola. Gli si contestano violazioni dei diritti dei lavoratori come: discriminazione, requisizione dei documenti personali dei lavoratori, assenza di controlli medici, assenza di dispositivi di sicurezza, contratti incompleti o inesistenti e straordinari che superano le 120 ore mensili (il massimo stabilito dalla legge è 36 ore). Un’analisi che dimostra che le condizioni dei lavoratori nell’industria dei giocattoli non sono migliorate negli ultimi sette anni contrariamente a quanto successo nel settore dell’elettronica di cui Foxconn è un esempio. Il compenso mensile base di un operaio delle fabbriche di giocattoli è di 174 euro. Se lavora dodici ore al giorno sei giorni a settimana può raggiungere i 390. Un operaio Foxconn guadagna un minimo di 455 euro al mese.
TOHTI, TRA I 100 GLOBAL THINKER
Tra i cento global thinker nominati ogni anno da Foreign Policy, quest’anno c’è Ilham Tohti, professore di economia uiguro condannato questo settembre all’ergastolo con l’accusa di separatismo. Durante il processo, Tohti si era dichiarato innocente e aveva rivendicato di avere sempre cercato il dialogo tra etnie. Dal mondo legale molti dubbi su come sia stato condotto il procedimento penale. Secondo molti la sua condanna non farà altro che esacerbare il conflitto latente tra l’etnia cinese dominante e quella turca a stragrande maggioranza musulmana a cui appartiene. Gli attacchi terroristici nell’ultimo anno si sono infatti moltiplicati e non ha giovato il giro di vite di Pechino che si concentra sopratutto sulla repressione di usanze religiose come il velo, la barba e il digiuno durante il ramadan e le attività scolastiche nelle madrase. Fino al suo arresto a gennaio dello scorso anno, Tohti era noto per le sue posizioni moderate. La sua tesi di fondo è sempre stata che lo sviluppo economico e la libertà di culto avrebbe che la sua regione cadesse nella rete del terrorismo islamico.