Zhou Yongkang, l’ex zar della sicurezza cinese, sarebbe dal primo dicembre agli arresti domiciliari. Il vicepresidente americano Joe Biden ha puntato più a limare le tensioni con Pechino piuttosto che difendere gli interessi di Tokyo. La Banca centrale cinese impone il veto sulle negoziazioni in bitcoin. I droni marini di Pechino. Zhou Yongkang agli arresti domiciliari per tentato omicidio di Xi Jinping?
L’ex zar della sicurezza cinese Zhou Yongkang sarebbe stato sottoposto agli arresti domiciliari dal primo dicembre.
Lo riporta Boxun News, il sito di Citizen Journalism dei cinesi all’estero, con server negli Usa, che sostiene di avere appreso “da fonti affidabili” che Zhou – fino al 18° comitato centrale il numero 9 nella gerarchia del potere cinese – “ha pianificato almeno due tentativi di assassinare Xi Jinping”, il presidente.
Questi tentativi sarebbero stati fatti prima e dopo il meeting dei leader del Pcc nella località balneare di Beidaihe nell’estate del 2012, quando Xi scomparì improvvisamente per una decina di giorni e molte voci si diffusero sul suo stato di salute. “Uno dei tentativi – prosegue Boxun – sarebbe stato effettuato con una bomba a orologeria nella sala riunioni di Xi Jinping e l’iniezione di veleno nel corso del check-up medico di Xi all’ospedale 301”.
Bo Xilai – leader di Chongqing e protegé di Zhou – era caduto in disgrazia nei primi mesi del 2012 dopo la fuga del suo capo della polizia Wang Lijun nel consolato degli Stati Uniti a Chengdu. Subito dopo – sostiene il sito – si è scoperto che Zhou e Bo avevano un piano segreto per assassinare Xi Jinping e fare un colpo di stato.
Da allora, Zhou è stato messo sotto indagine e ha perso gran parte del suo potere, tra cui il controllo degli apparati di sicurezza. “Zhou – conclude Boxun – deve avere cercato disperatamente di far fuori Xi per salvare se stesso. Tutte queste trame hanno visto il coinvolgimento del suo assistente personale e guardia del corpo Tan Hong, che è stato arrestato il primo dicembre”.
Biden in Cina
Con grande disappunto di Tokyo, durante la sua visita in Cina, il vicepresidente Usa Joe Biden si sarebbe più dedicato a limare le relazioni bilaterali tra Washington e Pechino che a farsi portavoce delle preoccupazioni giapponesi sulla nuova Air Defence Identification Zone istituita dai cinesi.
Dopo il colloquio di cinque ore e mezza con Xi Jinping – giudicato inusuale per la sua lunghezza dagli osservatori e avvenuto mercoledì – Biden ha riconosciuto l’esistenza di differenze tra i due Paesi e ha ribadito la necessità di stabilire regole comuni per continuare a comprendersi e “avere mutuo beneficio e crescita per entrambi e per la regione”, sottolineando che “non c’è nulla di inevitabile” quando si ipotizza un conflitto Usa-Cina.
Biden avrebbe poi soprattutto sollevato con la controparte il problema dei giornalisti del New York Times e di Bloomberg che ancora aspettano il proprio visto per lavorare in Cina (di solito i visti vengono concessi entro dicembre) e dei siti delle due testate che sono bloccati da tempo, dopo le inchieste sulle ricchezze personali dei leader cinesi che hanno irritato Pechino.
Bitcoin: ecco il divieto
La banca centrale cinese ha vietato ieri alle istituzioni finanziarie di negoziare utilizzando Bitcoin.
È questo il primo passo verso la regolamentazione della moneta virtuale, che ha avuto un autentico boom in Cina, aumentando incredibilmente il proprio valore e creando l’ennesima “bolla” che rischia di destabilizzare il sistema finanziario.
La Banca Popolare della Cina (PBOC) ha proibito dunque a istituzioni finanziarie, agenzie di pagamento o assicurazioni di stabilire prezzi di prodotti e servizi, di commerciare o effettuare operazioni di cambio, in Bitcoin,. L’annuncio fa seguito alla notizia di un aumento di 90 volte del valore della moneta virtuale da quando è stata creata nel 2009.
La banca centrale ha tuttavia aggiunto che singoli cittadini potranno continuare a svolgere operazioni in Bitcoin su Internet, a patto che si assumano tutti i rischi connessi. Le società Internet che fungono da piattaforme di negoziazione dovranno chiedere ai clienti di registrarsi fornendo dettagliate informazioni personali.
Dopo i droni, le navi robot
Vascelli fantasma, con nessuno a bordo. È la nuova frontiera della marina militare cinese, che sta sviluppando gli equivalenti marini dei droni per rafforzare il proprio potere in mare.
I finanziamenti governativi per la ricerca nella robotica navale sono aumentati notevolmente e attualmente sono al lavoro almeno 15 gruppi di ricerca, istituiti presso diverse università e istituti.
La professoressa Ma Zhongli, esperta di robotica navale all‘università di ingegneria di Harbin, dice che le navi “possono pattugliare le acque instancabilmente 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana. Possono vedere in lontananza cose invisibili a occhi umani”.
“Si può impiegarle immediatamente e in numeri enormi – aggiunge la professoressa Ma – in modo da sopraffare il nemico. Soprattutto, con il loro impiego si possono ridurre le vittime. La situazione in alcune acque può diventare troppo sensibile o troppo pericolosa per inviare uomini. È soprattutto in questo caso che c’è bisogno delle nostre barche”.
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