L’Apec entra nel vivo. Oggi incontro tra Xi Jinping e Shinzo Abe, mentre a Pechino ci sono anche Obama e Putin. La Cina lancia la propria proposta per un nuovo sistema di relazioni tra superpotenze. Il 17 novembre prossimo si terrà il "matrimonio" tra le borse di Shanghai e Hong Kong. TUTTOAPEC
Oggi e domani l’Apec entra nel vivo, con la presenza nel Sunrise Kempinsky pechinese di Xi Jinping, Shinzo Abe e, udite udite, “l’anatra zoppa” Barack Obama in simultanea con il “cattivo” (secondo narrativa atlantica) Vladimir Putin. Saranno soprattutto gli incontri bilaterali a tenere banco. Ieri è giunta una notizia molto attesa: Xi Jinping e Shinzo Abe dovrebbero incontrarsi per la prima volta, circa due anni dopo essere diventati i leader dei rispettivi Paesi.
Intanto Russia e soprattutto Cina si sono prese la scena nei primi due giorni del summit.
Xi e Putin hanno firmato ieri un nuovo accordo che porterà trenta miliardi di metri cubi di gas l’anno in Cina. È la cosiddetta via occidentale, che si aggiunge a quella orientale, capace di 38 miliardi di metri cubi. Il presidente di Gazprom ha detto che ora la Russia spedirà in Cina più gas di quanto ne spedisca in Europa. Basterà questa notizia ad arrestare il crollo del rublo? Lo vedremo nei prossimi giorni. Dall’incontro non sono invece, almeno al momento, scaturite dichiarazioni politiche. Putin ha incontrato anche Abe, il premier giapponese: hanno ipotizzato la firma di un trattato di pace – perché ricordiamolo, Russia e Giappone non hanno mai firmato una pace dopo la seconda guerra mondiale – e una visita di Putin in Giappone per il 2015.
Sabato, Xi aveva annunciato che la Cina contribuirà con 40 miliardi di dollari all’istituzione di un fondo per le infrastrutture lungo la nuova Via della Seta, un sistema per connettere e dare sviluppo a tutta l’Asia fino al Mediterraneo: strade, ferrovie, reti elettriche, gasdotti oleodotti. Ha quindi annunciato che gli investimenti cinesi all’estero arriveranno a 1.250 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.
Su ispirazione e pressioni cinesi, i 21 Paesi membri dell’Apec hanno poi istituito la super-rete anticorruzione (ACT-NET), che in sostanza comporterà l’estradizione dei funzionari corrotti, il recupero dei beni sottratti e lo scambio di informazioni nel segno della trasparenza.
Sul vertice aleggia lo spettro dei due trattati di libero scambio, quello made in Usa (TPP), che esclude Cina e Russia, e quello cinese (FTAAP), che coinvolge tutti. Pechino ha ottenuto che i Paesi Apec rilasciassero un comunicato in cui si esprime sostegno al suo trattato ma, su pressioni Usa, non si parla ancora di studi di “fattibilità”. Washington cercherà di far passare prima il “suo” TPP, per poi poter contrattare con la Cina da una posizione di forza. Ma i problemi non mancano con i suoi stessi alleati storici, come Giappone e Corea, per ragioni commerciali. Intanto, Cina e Corea si sono accordate su un trattato di libero scambio nella prima mattinata di lunedì.
Oggi entra in gioco l’anatra zoppa, che probabilmente domani incontrerà Xi Jinping. Vedremo.
USA-CINA: NO PROBLEM
“I media occidentali parlano di tensioni tra Cina e Usa, ma i legami sono solidi”. È questo quanto sostiene il Global Times, che spiega la visione cinese dei nuovi equilibri globali: non è più un problema di egemonia, il mondo è cambiato; la Cina non la cerca, né potrebbe mai ottenerla. Nelle relazioni con Washington, Pechino ha lanciato da tempo un nuovo slogan: “New type of major powers relations”. Partendo dalla consapevolezza delle differenze, il concetto implica rispetto reciproco, più che confronto, e la rinuncia degli Usa al proprio “pivot to Asia”. Come ci spiega Wang Yiwei, docente di politica internazionale e membro di diversi think tank cinesi, la Cina sta di fatto chiedendo agli Usa di riconoscere il proprio ruolo di superpotenza.
17 NOVEMBRE: MATRIMONIO TRA BORSE
Il programma da 50 miliardi di yuan (6,5 miliardi di euro) per collegare le borse di Shanghai e Hong Kong inizierà il 17 novembre, ha comunicato la società che gestisce la borsa dell’ex colonia britannica. Il cosiddetto “sportello unico” – che consentirà a entrambe le borse di trattare azioni dell’altra e permetterà quindi un più facile accesso per gli investitori stranieri al mercato continentale – avrebbe dovuto iniziare le operazioni a fine ottobre, ma è poi sopraggiunto un ritardo che i commentatori hanno imputato alle proteste del movimento Occupy, cominciate a fine settembre.
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