Dopo 57 anni un segretario di Stato Usa fa visita al Laos. Nell’agenda di Clinton Mekong e lotta contro il traffico di droga. Il premier indiano si difende sulla corruzione e la federazione calcistica asiatica plaude alla revoca del divieto di indossare il velo islamico.
LAOS – Storico viaggio di Hillary Clinton
Il segretario di stato Hillary Clinton sarà il primo capo della diplomazia Usa a visitare il Laos da 57 anni a questa parte. La visita della signora Clinton nel Paese segue l’invito rivolto nel 2010 a Washington dal ministro degli Esteri laotiano, Thongloun Sisoulith all’epoca primo alto funzionario di Vientiane a recarsi in visita negli Usa dall’instaurazione del governo comunista nel 1975.
I rapporti tra i due Paesi sono stati a lungo segnati da tensioni ,soprattutto per la repressione laotiana degli Hmong, la cui colpa è aver dato sostegno alle truppe statunitensi all’epoca della guerra del Vietnam, e per la sorte di numerosi soldati scomparsi durante il conflitto.
I rapporti commerciali ripresero invece nel 2004 e più di recente i due governi cercano di trovare un accordo per la bonifica del territorio laoatiano disseminato da decine di migliaia di ordigni lanciati durante il conflitto che, secondo un’inchiesta del 2010, hanno fatto almeno 50mila morti.
La visita di Clinton si concentrerà sul traffico di droga e sulla iniziativa per il basso Mekong, per la realizzazione di progetti educativi, ambientali e sanitari lanciata nel 2009 dall’amministrazione statunitense assieme ad altri Paesi della regione. Si parlerà inoltre del prossimo ingresso del Laos nell’Organizzazione mondiale del commercio e del rinvio della costruzione della controversa diga di Xayaburi, la prima di 11 lungo il corso principale del Mekong.
Paese tra i più poveri al mondo il Laos è considerato da molti come la futura “batteria del Sudest asiatico”, i cui grandi progetti idroelettrici potranno vendere energia ai Paesi vicini.
INDIA – Per il premier Singh i discorsi sulla corruzione sono esagerati
Il primo ministro indiano Manmohan Singh ha rivendicato gli “alti standard” di trasparenza e integrità personale della sua amministrazione. Con una rara intervista, concessa al quotidiano Hindustan Times il premier ha voluto difendere il suo governo rigettando il “pessimismo” dei media sul futuro dell’economia indiana.
Con ogni probabilità Singh non sarà più a capo dell’esecutivo dopo il voto del 2014. Il suo secondo mandato è stato segnato da scandali e accuse politici.. Lui si difende, ricorda le leggi sulla libertà di accesso alle informazioni e quella sulla fuga di notizie ,che, spiega, sono state ottimi mezzi per migliorare lo stile dei funzionari.
Certo è che la coalizione al governo ha dovuto affrontare una lunga serie di scandali. Il più grave, quello per la svendita di licenze telefoniche del 2008 che vede imputato l’ex ministro alle Telecomunicazioni A. Raja.
Ha parlato anche di economia Singh che il mese scorso, dopo le dimissioni di Pranab Mukherjee, candidato alla presidenza per il Congress, ha ripreso la poltrona di ministro delle Finanze, ruolo già ricoperto nel 1991 quando diede il via all’apertura dell’economia indiana.
Il premier ha chiesto di farla finita con il clima di pessimismo degli ultimi anni, promettendo inoltre chiarezza sul sistema fiscale del Paese.
CALCIO – Federazione asiatica: bene la revoca del divieto di indossare il velo
La federazione calcistica asiatica ha accolto con favore la decisione della Fifa di autorizzare l’uso del velo nei tornei internazionali per le nazionali femminili dei Paesi musulmani.
Il divieto sul velo islamico fu imposto nel 2007 perché considerato causa del rischio infortuni. Quanti contestavano il divieto facevano invece leva sui progressi nel design dell’abbigliamento sportivo.
“Migliaia di donne potranno ora giocare a calcio”, ha commentato il presidente della Federazione asiatica, Zhang Jilong che ha parlato del velo più come di un simbolo culturale che religioso, ricollegandosi a quanto stabilito ieri dal comitato esecutivo della Fifa.
Nel 2011 il divieto sul velo causò una grave polemica tra l’organismo mondiale e l’Iran, la cui nazionale di calcio femminile fu squalificata per aver rifiutato di togliere lo hijab durante la seconda partita del girone di qualificazione alle Olimpiadi del 2012 che doveva disputare contro la Giordania, scatenando la reazione del presidente iraniano, Ahmadinejad
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