Niente protesta anti-Pyongyang per un gruppo di esuli nordcoreani fermati prima di riuscire a lanciare oltre confine volantini contro il regime. A Okinawa monta il risentimento contro i marine Usa a il premier vietnamita é sotto pressione per l’economia che non va.
COREA DEL SUD – Niente volantini
Il governo sudcoreano a bloccato il tentativo di un gruppo di esuli nordcoreani di raggiungere il confine tra i due stati per lanciare oltre frontiera volantini di propaganda anti-Pyongyang.
La decisione di schierare la polizia per bloccare la protesta è stata presa per evitare eventuali rappresaglie e attacchi annunciati nei giorni scorsi dai nordcoreani.
Il piano degli attivisti prevedeva di lanciare i volantini dalla città di Paju, non lontano dalla zona demilitarizzata che separa la due Coree, ora presidiata da esercito e forze di sicurezza pronti a restare finché il gruppo non desisterà. Una decisione giudicata ridicola da Pak Sang-hak, uno degli organizzatori dell’azione.
Le due Coree sono tecnicamente in guerra dagli anni Cinquanta del secolo scorso. I rapporti tra i due Stati sono regolati dall’armistizio firmato nel 1953.
GIAPPONE – Rabbia anti-marine
L’amministrazione di Okinawa ha approvato un documento con il quale chiede punizioni esemplari per i due marine statunitensi accusati di aver stuprato una ragazza giapponese. L’episodio ha riacceso lo scontro attorno alla base statunitense sull’isola, con la popolazione sempre più insofferente alla presenza militare, che denuncia l’atteggiamento dei soldati Usa.
Dal 1972 sono stati almeno 5.700 i crimini commessi dagli americani sull’isola. La violenza della scorsa settimana ha inoltre riaperto la ferita dello stupro di una dodicenne nel 1995, che anche allora vide coinvolti i soldati di stanza sull’isola.
La base di Okinawa ospita attualmente oltre 20mila marine, di questi buona parte sarà ricollocata sull’isola di Guam. Non è ancora chiaro se i due soldati abbiano premeditato il delitto in vista del possibile trasferimento che gli avrebbe garantito l’impunità o se siano stati colti da un raptus.
VIETNAM – Le responsabilità del premier
Il primo ministro vietnamita ha ammesso davanti al Parlamento le proprie responsabilità politiche per il rallentamento dell’economia. L’ammissione di Nguyen Tan Dung è arrivata quando è trascorsa una settimana dal vertice del comitato centrale del Partito comunista che, pur confermando il premier al suo posto, esortava il governo a intraprendere riforme soprattutto nel settore delle grandi aziende di Stato e del sistema bancario.
Il governo ha dovuto fronteggiare numerosi scandali e casi di corruzione legati alle società statali. Lo scorso marzo nove funzionari sono stati incarcerati per la bancarotta del Vietnam Shipbuilding Industry Group (Vinashin). Mentre è del mese scorso l’arresto dell’ex presidente della Vietnam National Shipping Lines per crimini economici.
I casi di corruzione che vedono coinvolto il governo sono uno dei principali temi di denuncia di un gruppo di blogger e attivisti arrestati e condannati negli ultimi mesi.
[Foto credi: asiancorrespondent.com]