Quattro sudcoreani costretti a lavorare nella siderurgia giapponese durante l’occupazione della penisola coreana dovranno essere risarciti. I partiti nepalesi in crisi di credibilità e in India la Corte Suprema si è espressa per l’ineleggibilità dei deputati condannati. COREA DEL SUD – Risarcimenti per i lavori forzati
L’Alta corte di Seul ha stabilito che dovranno essere risarciti gli operai impiegati con la forza dalle industrie siderurgiche nipponiche durante l’occupazione della penisola coreana nella prima metà del secolo scorso.
Si chiude così una battaglia legale durata 16 anni che ha visto sul banco degli imputati la Nippon Steel, secondo produttore al mondo dopo la fusione lo scorso anno con la Sumitomo Metal. La società dovrà pagare 88mila dollari in stipendi e danni morali a ognuno dei quattro sudcoreani, oggi tutti ottuagenari, che hanno intentato la causa. Il lavoro fu paragonabile a “crimini contro l’umanità”, ha detto il giudice Yoon Seong-keun nella sentenza.
La società nipponica ha deciso di fare appello perché la sentenza avrebbe ignorato il trattato del 1965 con cui Seul e Tokyo riallaciarono rapporti diplomatici e che stabiliva un pacchetto di risarcimento di 800 milioni di dollari.
NEPAL – Politici corrotti
Quando mancano quattro mesi alla voto per l’elezione dell’Assemblea costituente, i partiti politici nepalesi sono percepiti come la più corrotta tra le istituzioni del Paese. Lo rivela un’indagine dell’organizzazione Transparency International. La pensa così il 70 per cento di quanti hanno risposto al sondaggio dell’organizzazione, in aumento rispetto al 53 per cento del 2011.
Seguono i funzionari pubblici e la polizia, mentre la stampa è ritenuta la meno corrotta. Nel presentare il rapporto a Kathmandu, il presidente di TI – Nepal, Bishnu Bahadur Kc, ha detto che la corruzione nel Paese è talmente palese da non permettere a nessuno di contestare il rapporto.
Il Kathmandu Post ha ricordato i casi del ministro del Lavoro, Kumar Belbase, rimosso per essere stato filmato mentre chiedeva 2.600 dollari a 59 agenzie di collocamento in attesa di registrazione. Destino condiviso con il suo predecessore, Sarita Giri, anche egli messo fuori per corruzione.
INDIA – Lotta alla corruzione dei deputati
La Corte Suprema indiana si è espressa per l’ineleggibilità e per far decadere dall’incarico i deputati tanto dei singoli Stati quanto a livello federale condannati con pene di o superiori ai due anni di carcere. Il verdetto è considerato come una spinta per ripulire il sistema politico indiano.
“Se una persona non ha diritto di voto, se condannata, non ha neanche diritto a essere eletta”, hanno detto i giudici A.K Patnaik and S.J Mukhopadhyay citati dall’agenzia France Presse. Sono almeno 160 i deputati della camera bassa incriminati a vario titolo e almeno 1.400 i politici nelle assemblee statali.
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