Il Consiglio delle Nazioni Unite ha votato una risoluzione per avviare un’inchiesta internazionale sui crimini di guerra contro le Tigri Tamil. La condanna da parte dell’Onu sul lancio di missili a medio raggio della Corea del Nord. In Giappone, rilasciato l’uomo che più a lungo è rimasto in un braccio della morte. Onu contro lo Sri Lanka
Il Consiglio Onu per i diritti umani ha votato una risoluzione che apre la strada a un’inchiesta internazionale per crimini di guerra nell’ultima fase del conflitto in Sri Lanka contro i separatisti delle Tigri Tamil. I ribelli furono sconfitti militarmente a maggio del 2009, dopo 26 anni di conflitto civile.
Entrambe le parti sono accusate di crimini di guerra. Tuttavia, la risoluzione mette punta il dito contro le azioni dell’esercito cingalese, i cui bombardamenti avrebbero causato almeno 40mila morti tra i civili costretti a trovare rifugio in un’area che sarebbe dovuta essere sicura.
“La risoluzione allontana la riconciliazione”, ha commentato all’agenzia France Presse, il presidente cingalese, Mahinda Rajapaksa. Lo Sri Lanka nega le responsabilità e si trincera dietro la commissione per la riconciliazione istituita per indagare sui presunti crimini, sebbene criticata dalla comunità internazionale.
Corea del Nord – L’Onu condanna i missili
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato il lancio di due missili balistici nordcoreani a medio raggio, avanzando l’ipotesi di “risposte appropriate”, contro Pyongyang. La presidente del Consiglio, la lussemburghese Sylvie Lucas, ha sottolineato come i test con missili Rodong siano una violazione delle sanzioni Onu imposte nel 2009 che vietano al regime esperimenti nucleari e missilistici.
Secondo i dati forniti dal ministero della Difesa sudcoreano, che parla di “provocazione”, i missili sono stati lanciati dalla regione di Suckon, a nord di Pyongyang, e hanno viaggiato per circa 650 chilometri prima di finire in mare allargo delle coste orientali della penisola coreana.
I test sui due missili a medio raggio erano stati preceduti da due settimane di lanci di missili a corto raggio, che hanno accompagnato le esercitazioni congiunte tra sudcoreani e statunitensi, che andranno avanti sino ad aprile.
Giappone – 46 anni dopo, nuovo processo per un condannato a morte
Iwao Hakamada, condannato a morte nel 1968, è considerato l’uomo che più a lungo è stato nel braccio della morte. 46 anni fa uccise il suo capo e la sua famiglia.
Un riesame dei campioni di Dna ritrovati sulla scena del delitto ha riaperto il caso. Dopo venti giorni agli arresti, durante i quali Hakamada ha amesso di aver subito violenze dagli agenti di polizia, confessò il crimine. Tra pochi giorni verrà sottoposto a un nuovo processo.
Il caso richiama l’attenzione sulla situazione dei condannati al carcere e alla pena capitale, spesso condannati dopo confessioni estorte con la violenza. Amnesty International ha difeso per anni la causa di Hakamada e ieri, giorno del rilascio, ha nuovamente richiamato il governo giapponese a rivedere le pratiche carcerarie del Paese.