Un’inchiesta indipendente esclude che qualcuno sapesse del nascondiglio di Osama bin Landen ad Abbottabad, nonostante gli storici legami tra servizi pakistani e miliziani islamisti. In Giappone il ministro della Giustizia lascia per un matrimonio yakuza e in Birmania nuove violenze tra buddhisti e musulmani.
Pakistan – Nessuno sapeva di bin Laden ad Abbottabad
Nessuno sapeva della presenza di Osama bin Laden ad Abbottabad. Il risultato di un anno e mezzo di inchiesta sulle ipotetiche responsabilità del governo e dell’esercito pakistani, o di settori di essi, nella latitanza del leader di al Qaida rivelano che nessuno ne era a conoscenza. Una decisione che sicuramente farà discutere, soprattutto nelle cancellerie internazionali. A Washington specialmente.
La cittadina dove lo sceicco saudita si era rifugiato dista circa 60 chilometri dalla capitale pakistana. Lì bin Laden fu ucciso in un’incursione dei marine statunitensi, con un’azione che ieri nell’ultimo dibattito prima delle presidenziali Usa è stata indicata come uno dei maggiori successi di Obama in politica estera. Il raid ebbe tuttavia ripercussioni tra Washington e il difficile alleato, di volta in volta accusato di non fare abbastanza nella lotta contro i miliziani che trovano riparo nel proprio territorio e i cui apparati si sicurezza e servizi segreti sono spesso accusati di dare sostegno a queste cellule.
L’inchiesta condotta da una commissione indipendente riporta le testimonianze di funzionari governativi e membri delle forze armate. Uno degli episodi riportati riferisce della figlia di uno dei corrieri dello sceicco saudita che pur vivendo in un’altra area del compound dove bin Laden si nascondeva lo vide entrando nelle sue stanze private per seguire una lezione sul Corano. La ragazza era all’epoca totalmente ignara di chi fosse l’uomo che aveva visto. L’episodio spinse lo sceicco a rivedere le misure di sicurezza all’interno della residenza.
Tuttavia lamentano i critici, il rapporto della commissione indipendente si concentra maggiormente sulle accuse rivolte agli statunitensi di aver violato con il raid la sovranità pakistana. Inoltre, spiega Christine Fair, della Georgetown University, citata dal Daily Telegraph se anche i vertici dell’Isi -i servizi segreti- fossero realmente stati all’oscuro della presenza di bin Laden, la stessa certezza non si può avere per esponenti della polizia locale, dell’intelligence militare o tra i generali in pensione.
Giappone – Lascia il ministro della Giustizia
Il ministro della Giustizia nipponico, Keishu Tanaka, si è dimesso dopo appena tre settimane dalla presa dell’incarico. Ufficialmente per motivi di salute, ma dietro la decisione potrebbero esserci passati legami con la yakuza.
Una vicenda che risale ormai a trent’anni fa, quando partecipò alla cerimonia nuziale di un boss della criminalità giapponese. Sull’ex ministro pesa inoltre l’ammissione di aver ricevuto fondi da una società straniera tra il 2006 e il 2009, nonostante i divieti imposti al riguardo dalla legge giapponese.
Le dimissioni di Tanaka sono un ulteriore smacco per governo del primo ministro Noda già sotto pressione per i problemi economici e in calo di popolarità con l’opposizione che preme per la convocazione delle elezioni.
Birmania – Ancora violenze nel nordovest
È di almeno tre morti il bilancio delle nuove violenze tra musulmani e buddhisti scoppiate nello Stato di Rakhine, nella Birmania nordoccidentale.
Gli scontri sono i più gravi da luglio quando le violenze tra le due comunità fecero 90 morti, riportando all’attenzione la condizione dei rohingya, musulmani che il governo birmano continua a non riconoscere come minoranza etnica e che la maggioranza buddhista ritiene immigrati irregolari dal confinante Bangladesh.
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