Oggi in Asia – MSF fuori dallo stato di Rakhine

In by Gabriele Battaglia

Medici senza frontiere è stata espulsa dal governo birmano dallo stato di Rakhine, teatro di violenze tra buddhisti e musulmani rohingya. La Corea del Nord attacca Michael Kirby, giudice australiano a capo della commissione d’indagine dell’Onu sui diritti umani. Il governo giapponese annuncia che rivedrà le scuse sulle comfort women. MYANMAR – MSF via dallo stato di Rakhine

Il governo birmano ha costretto Medici senza frontiere a sospendere le operazioni nello stato di Rakhine, teatro di violenze tra la comunità buddhista e la minoranza musulmana dei rohingya.
Un portavoce della presidenza birmana ha spiegato alla Bbc che all’organizzazione sono contestate le simpatie per i rohingya, considerati immigrati illegali dal vicino Bangladesh, sebbene vivano da secoli in quei territori, e perciò discriminati.

MSF, ricorda l’emittente britannica, è tra le poche agenzie a fornire assistenza ai rohingya, altrimenti esclusi da ospedali e vittime. Dal giugno 2012 diverse ondate di scontri e violenze hanno fatto almeno 200 di morti e migliaia di sfollati nello Stato.

La causa della decisione contro MSF potrebbe essere stato un comunicato con cui l’agenzia dichiarava di aver soccorso alcune vittime di una massacro contro musulmani, vicino al confine con il Bangladesh. Un episodio nel quale, in base all’inchiesta del governo, non sarebbe accaduto niente.

COREA DEL NORD – Contro la commissione Onu

La Corea del Nord attacca Michael Kirby, il giudice australiano a capo della commissione d’indagine delle Nazioni Unite, il cui rapporto pubblicato lo scorso 17 febbraio accusa Pyongyang di crimini contro l’umanità. L’agenzia ufficiale KCNA cita una politico brasiliano filo-nordcoreano per accusare Kirby di aver manipolato le prove alla base del rapporto, su impulso degli Stati Uniti.

Come ricorda l’agenzia Reuters, la stampa ufficiale del regime è solita affidarsi alle dichiarazioni di piccoli gruppi di sostegno critici con gli Stati Uniti o con la Corea del Sud.

In una lettera inviata al giovane Kim Jong Un, la commissione d’indagine non esclude di suggerire alle Nazioni Unite il deferimento della dirigenza nordcoreana al Tribunale penale internazionale, compreso il leader supremo.
Nel rapporto i crimini perpetrati dal regime sono accostati alle atrocità commesse dal nazismo.

GIAPPONE – Rivedere la questione comfort women

Il portavoce del governo giapponese Yoshihide Suga ha confermato che il governo Abe costituirà un comitato di riesame della dichiarazione Kono del 1993.

Questa riconosceva ufficialmente l’esistenza delle cosiddette comfort women, le donne che l’esercito giapponese costringeva a prostituirsi nelle case di piacere per i militari impegnati nella campagna militarista in Asia orientale tra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso, stimando il loro numero tra 200 e 400 mila.
La dichiarazione del governo di Tokyo si fondava sulle testimonianze di 16 donne sudcoreane scelte da Seul dopo aver dichiarato di essere state costrette a prostituirsi dai militari giapponesi.

La veridicità delle loro dichiarazioni tuttavia non era finora stata messa in discussione. Secondo quanto spiegato da Suga quest’oggi, le testimonianze delle 16 donne verranno nuovamente analizzate e il governo deciderà se rimettere mano alla questione.

Intanto l’ex primo ministro Tomiichi Murayama, firmatario nel 1995 delle scuse ufficiali del governo giapponese per le atrocità commesse dall’esercito imperiale durante la Seconda guerra mondiale, ha apertamente criticato la scelta di Abe, dichiarando – riporta Xinhua – che "non c’è alcuna ragione di cercare imbrogli o analizzare nuovamente la dichiarazione [Kono]".  

[Foto: msf.org]