La notizia delle dimissioni di Benedetto XVI è inevitabilmente rimbalzata anche nel continente asiatico. Ma a parte India e Filippine, dove cristiani e cattolici sono decine e decine di milioni, il resto dell’Asia si è limitato a riprendere i lanci delle agenzie. E oggi è stato un giorno (quasi) come gli altri.
INDIA – I sette cardinali e la gaffe su San Tommaso
Un articolo del quotidiano di Calcutta, il Telegraph, raccoglie le reazioni dei porporati indiani all’annuncio delle "dimissioni" di papa Benedetto XVI. Che sono ben sette e si recheranno (o tutti o cinque, ancora non è chiaro) a Città del Vaticano per partecipare al prossimo conclave.
Sono Telesphore P. Toppo di Ranchi (Jharkhand); Simon I. Pimenta, Ivan Dias e Oswald Gracias di Mumbai (Maharashtra); George Alencherry di Ernakulam (Kerala); Baselios Cleemis Catholicos di Thiruvananthapuram (Kerala) e Duraiswamy Simon Lourdusamy di Bangalore (Karnataka).
Il cardinal Toppo, intervistato dal Telegraph, si è detto "sorpreso" dalla decisione del Papa, spiegando che nonostante la legge canonica preveda la possibilità di dimissioni papali, "non avrei mai immaginato potesse accadere".
Spiegando l’importanza di questo papato per la Chiesa Cattolica del Kerala – che con papa Benedetto XVI ha guadagnato due cardinali e la canonizzazione di Suor Alfonsa – il quotidiano di Calcutta ha rivelato un curioso aneddoto che ha creato qualche frizione tra il Vaticano e lo Stato dell’India meridionale.
Nel 2006 papa Benedetto XVI dichiarò che San Tommaso, uno dei dodici apostoli, evangelizzò la Siria e la Persia fermandosi "nell’India dell’ovest", da dove poi il cristianesimo si diffuse fino nell’India del sud.
La Chiesa del Kerala protestò vivacemente, sostenendo che storicamente San Tommaso in persona raggiunse le coste dell’attuale Kerala e predicò il vangelo (San Tommaso, secondo la tradizione, è sepolto nella cattedrale di Chennai, in Tamilnadu). Poche ore dopo, la Santa Sede rilasciò un comunicato sul proprio sito in cui specificava che San Tommaso si recò "di persona" ad evangelizzare l’India del sud.
FILIPPINE – Luis Antonio Tagle, il "papabile" asiatico
Per la caccia al prossimo Papa l’indiziato speciale asiatico pare essere Luis Antonio Tagle, Arcivescovo di Manila. A paventare l’ipotesi è stata la Reuters a poche ore dall’annuncio delle dimissioni di papa Ratzinger.
Tagle, 55 anni, ordinato cardinale proprio da Benedetto XVI a novembre 2012, sarà tra i 116 "principi elettori" della Chiesa cattolica al prossimo conclave. E, sostiene qualcuno, potrebbe addirittura essere tra i "papabili".
Tagle è a capo di una delle diocesi più influenti del continente asiatico con i suoi quasi 3 milioni di fedeli. È conosciuto per le sue posizioni a favore di una Chiesa, meno clericale, più umile e più severa nei confronti dei preti pedofili.
È poi uno strenuo difensore dei diritti dei più deboli e dell’ambiente. In Quebec, nel 2008, si era fatto notare per aver denunciato quanti avevano "sacrificato l’unico Dio in nome del profitto, del prestigio, del piacere o del potere".
Nonostante la popolarità e il peso crescente del cristianesimo asiatico, rumors interni alle gerarchie ecclesiastiche dicono che Tagle sia ancora troppo giovane per diventare Papa, e troppo poco politicamente"esperto".
Per altro, il quotidiano online Rappler.com sottolinea che anche in patria Tagle ha i suoi critici. "È un ottimo oratore. È onesto, non è corrotto, ma è un amministratore incapace", ammette un osservatore della Chiesa locale. "Se ha dimostrato di non sapere ammistrare le diocesi di Imus e Manila, come potrebbe amministrare tutta la Chiesa?"
RESTO DELL’ASIA – "Papa Benedetto chi?"
Oltre a riprendere i lanci delle agenzie internazionali, in larghissima parte i media asiatici non si sono inoltrati in approfondimenti o aggiornamenti sulle dimissioni di papa Ratzinger.
Dalla Turchia al Giappone, c’è tutto un mondo per il quale chi siede al vertice della Sacra Romana Chiesa è un’informazione abbastanza superflua e non motivo di "dolore" o "sconforto".
Soprattutto quando in Corea del Nord il giovane Kim decide di effettuare test nucleari che fanno tremare la terra da Seul a Tokyo. Insomma, questione di priorità.
[Foto credit: financialmirror.com]