Oggi in Asia – Islamabad contro i droni

In by Simone

Il Pakistan spera nell’Onu per porre un freno alle operazioni statunitensi con i droni sul proprio territorio. In Cambogia i traduttori del Tribunale per i crimini dei Khmer rossi interrompono lo sciopero per i pagamenti. La Corea del Nord minaccia il Giappone. PAKISTAN – Pressioni per fermare i droni

Il Pakistan si sta muovendo affinché in sede Onu si vieti l’uso unilaterale di droni nelle operazioni antiterrorismo. Il Paese dei puri è uno dei principali teatri delle operazioni statunitensi con gli aerei comandati in remoto. Le operazioni, ha detto la scorsa settimana l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Ben Emmerson, violano la sovranità pakistana perché non autorizzate dal governo di Islamabad.

Lo scorso gennaio le Nazioni Unite hanno messo lo stesso Emmerson alla testa di un’inchiesta per chiarire le ripercussioni sui civili dell’uso dei droni e degli omicidi mirati, e per capire la legalità dei bombardamenti con velivoli senza pilota sul piano del diritto internazionale.

Il governo pakistano ha confermato almeno 400 civili morti nel proprio territorio sotto i colpi dei droni Usa. Secondo i dati del Bureau of Investigative Journalism, tra il 2004 e il 2013 sono stati condotti almeno 365 attacchi, di cui 313 sotto l’amministrazione Obama. Il numero delle vittime si aggira tra le 2.500 e le 3.500. Le morti civili oscillano invece tra le 400 confermate dall’esecutivo fino a oltre 800.

CAMBOGIA – Fine dello sciopero al Tribunale contro i Khmer Rossi

Dopo due settimane tornano a lavoro i traduttori del Tribunale speciale che vede imputati i maggiorenti del regime dei Khmer rossi al potere in Cambogia tra il 1975 e il 1979. I dipendenti erano in protesta per i mancati pagamenti degli stipendi, segno delle difficoltà finanziarie della Corte. Un cammino a ostacoli quello del Tribunale. Alla mancanza di fondi si sommano le accuse di interferenze politiche, con il governo che tenta di bloccare l’apertura di nuovi casi, e il rischio che i leader Khmer rossi alla sbarra, ormai ottuagenari ,non arrivino alla fine del processo.

La scorsa settimana Ieng Sary, 87enne ex ministro degli Esteri del regime, è morto in ospedale per problemi gastrointestinali. A processo restano l’ideologo Nuon Chea e l’ex capo di Stato della Kampuchea democratica, Khieu Samphan.

I traduttori indispensabili per il lavoro dell’organizzazione in inglese, francese e cambogiano hanno deciso di terminare la protesta per segno di responsabilità in modo da far andare avanti la macchina della giustizia che dal 2006 è arrivata a un solo verdetto: la condanna all’ergastolo di Duch, direttore del famigerato carcere S-21 dove trovarono la morte almeno 16mila cambogiani.

GIAPPONE – Minacce nordcoreane

Dopo Stati Uniti e Corea del Sud anche il Giappone finisce nel mirino delle minacce di Pyongyang. Il Sol Levante “non sarà risparmiato da un attacco nucleare preventivo”, scrive lo Rodong Shimun, quotidiano del Partito dei lavoratori, al potere nel Paese eremita, che denuncia l’ipotesi di imporre sanzioni indipendenti contro il regime dei Kim, di condanna al test nucleare nordcoreano dello scorso 12 febbraio e in aggiunta alle sanzioni già votate in sede Onu.

La minaccia nordcoreana arriva quando sono passati due giorni dall’annuncio del ministro della Difesa Usa, Chuck Hagel, di schierare 14 intercettori antimissile in Alaska. Segno che Washington guarda con serietà ai progressi nelle capacità militari del regime di Pyongyang. 

[Foto credit: droneswarsul.wordpress.com]