Oggi in Asia – I Brics ci mettono i soldi

In by Simone

Dal G20 messicano i Brics fanno sentire la propria influenza. In Birmania inizia la “fase due” delle riforme e la parte occidentale del Paese torna lentamente alla normalità. Da Bangkok arrivano le prime ammissioni sulle violenze degli agenti contro le camicie rosse e in Vietnam è vietato fumare.
G20 – Più soldi per più influenza

I Paesi dei Brics hanno annunciato l’intenzione di creare una rete di protezione finanziaria per aiutare i Paesi in difficoltà. Lo scrive il Financial Times, secondo cui la nuova iniziativa andrà ben oltre gli accordi già presi dalle cinque potenze emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa.

Dal vertice del G20 di Los Cabos, in Messico, i Brics hanno mostrato di voler di contribuire alla ricapitalizzazione del Fondo monetario internazionale. In tutto forniranno 75 dei 456 miliardi di dollari per salvare le economie in crisi.  La Cina, seconda economia al mondo dopo gli Stati Uniti e la più potente dei cinque, metterà di suo 43 miliardi. Dieci a testa sono quelli di India, Brasile e Russia. Da ultimo il Sudafrica con 2 miliardi di dollari.

In cambio chiedono una riforma interna, a partire dalla gestione dell’organismo con sede a Washington, in modo che possa riflettere i nuovi equilibri globali, dando a loro maggiore voce.

BIRMANIA – Thein Sein annuncia nuove riforme

La Birmania sta per cavalcare una seconda ondata di riforme, nella sua rotta verso l’apertura. Ad annunciarla è stato il presidente Thei Sein, l’ex generale nominato un anno e mezzo fa, il cui mandato ha impresso una svolta alla politica del Paese dei pavoni.

Lo Stato allenterà il suo controllo sull’economia, ha detto il presidente. “La seconda ondata riformista si concentrerà sullo svilluppo del Paese”, ha spiegato, sottolineando che comunque non sarà abbandonata la via dei cambiamenti politici e della rinconciliazione.

Presto sarà liberato anche l’ultimo gruppo di prigionieri poltici ancora in carcere, ha annunciato il ministro dell’Industria, U Soe Thane, da Oslo, città dove negli scorsi giorni si trovava anche la leader dell’opposizione democratica Aung San Suu Kyi per ritirare il premio Nobel per la Pace che le fu assegnato 21 anni fa.

Sul fronte delle riforme il governo prevede di ridurre il proprio ruolo in diversi settori chiave, dalle telecomunicazioni all’energia, dall’istruzione alla sanità. E di triplicare il proprio prodotto interno lordo entro il 2016.

BIRMANIA – Condanne a morte per gli scontri a Rakhine

Sono stati condannati a morte due dei tre musulmani che lo scorso 28 maggio stuprarono e uccisero una ragazza buddhista scatenando una serie di violenze settarie che nelle ultime settimane hanno fatto almeno 50 morti e decine di migliaia di sfollati. Il terzo presunto omicida si è impiccato in carcere.

La morte della ragazza scatenò una faida contro la comunità dei Rohingya, musulmani che da generazioni risiedono nello stato occidentale di Rakhine, discriminati perché ritenuti immigrati illegali dal confinante Bangladesh.

Nonostante la durezza del regime, secondo i dati di Amnesty international, le ultime sentenze capitali in Birmania sono state eseguite alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso.

THAILANDIA – Proiettili dei militari contro i civili

La polizia di Bangkok ha confermato che furono armamenti militari a uccidere i civili durante la repressione che mise fine alla protesta delle camicie rosse nel centro della capitale thailandese il 19 maggio del 2010. Lo ha ammesso lo stesso vicecapo della polizia metropolitana, Suebsak Phansura, alla guida del comitato d’indagine sulla più violenta protesta nella storia della Thailandia moderna.

Almeno sei vittime che si erano rifugiate in un tempio, ha spiegato, sono state colpite da proiettili calibro 223, in forza all’esercito e usati per fucili M16 e Tavor. La repressione della cimicie rosse, sostenitori dell’ex premier Thaksin Shinawatra – deposto da un golpe nel 2006 – fece 91 morti.

VIETNAM – Vietato fumare

Con 440 voti a favore su 468 deputati il Parlamento vietnamita a dato il via libera al divieto di fumo nei luoghi pubblici e quello di esporre pubblicità delle industrie del tavacco. La nuova legge rende inoltre illegale vendere sigarette ai minori di 18 anni. Il divieto era già stato deciso per decreto nel 2010 e vietava il fumo nelle scuole, negli uffici e su mezzi di trasporto pubblici, ma era comunemente ignorato.

Secondo la Southeast Asia Tobacco Control Alliance (SEATCA) i fumatori vietnamiti sono almeno 15.3 million smokers in Vietnam, di cui il 47 per cento uomini adulti. Ogni anno i morti  per il fumo nel Paese sono 40mila, ma le stime per il 2030 alzano il bilancio a 70mila.

[Foto credit: ebony.com]