I giornalisti singalesi in piazza contro il tentativo del governo di limitare la libertà di stampa. In Birmania è scontro tra il governo e l’Unhcr e in Pakistan anche il nuovo premier deve fare i conti con la Corte suprema per il caso di corruzione che coinvolge il capo di Stato.
Sri Lanka – La protesta dei giornalisti
Giornalisti ed esponenti dell’opposizione sono scesi in piazza a Colombo per denunciare il tentativo del governo di mettere il bavaglio alla stampa e limitare la libertà d’espressione con intimidazioni e violenze contro i reporter.
I dimostranti hanno ricordato le recenti incursioni contro le redazioni dei siti internet critici contro il governo e il tentativo dell’esecutivo di mettere la stampa indipendente sotto il proprio controllo emendando la legge sull’Informazione.
I giornalisti hanno inoltre denunciato i tentativi di rapimento e il ricorso alla polizia segreta per raccogliere informazioni su di loro.
Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti, Lo Sri Lanka è al quarto posto al mondo nell’indice di impunità per i crimini contro la stampa e attualmente uno dei Paesi più pericolosi per svolgere la professione.
Dal 2006, scrive Amnesty International, sono stati almeno 14 i giornalisti uccisi nel Paese.
BIRMANIA – Manca l’intesa tra governo e Unhcr
È scontro tra il governo birmano e l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Il direttore dell’agenzia delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha respinto il piano del presidente Thein Sein di mandare in Paesi terzi o in alternativa che sia proprio l’Unhcr a prendersi cura dei musulmani Rohingya. In ogni caso, ha sottolineato il capo di Stato, non sarà concessa loro cittadinanza.
Il caso è scoppiato lo scorso mese con le violenze nel nordovest del Paese tra la comunità buddista e i Rohingya, considerati dal governo centrale immigrati illegali dal Bangladesh sebbene vivano nel Paese da generazioni.
Secondo le stime dell’Unhcr sono almeno 800mila i Rohingya che vivono in Birmania, senza che il governo gli riconosca come una delle 135 minoranze, una situazione aggravatasi con le fughe e i rientri verso e dal Bangladesh per le persecuzioni subite a cavallo degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso.
PAKISTAN – Anche Ashraf nel mirino della Corte suprema
Lo scontro tra i poteri politico e giudiziario in Pakistan riprende. La Corte suprema ha intimato al primo ministro, Raja Pervez Ashraf, in carica da poo meno di un mese di riaprire il caso di corruzione che vede coinvolto il presidente Asif Ali Zardari.
Lo scorso 25 giungo, i giudici avevano destituito dal proprio incarico l’allora premier Yousuf Raza Gilani, condannato per oltraggio per non aver avviato le richieste di rogatoria internazionale con la Svizzera in un caso che vede coinvolto il capo di Stato, accusato di aver riciclato 12 milioni di dollari nelle banche elvetiche.
Ashraf avrà quindici giorni per prendere una decisione. All’inizio del prossimo anno il Paese andrà ai seggi per le elezioni generali. Se dovesse arrivare alla scadenza il governo in carica potrebbe essere il primo esecutivo civile a terminare il proprio mandato di cinque anni.
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