Il governo Abe ha approvato la reinterpretazione della costituzione giapponese postbellica concedendo maggiori margini di manovra alle proprie forze militari. Il governo di Wellington ha chiesto il ritorno di un diplomatico malaysiano accusato di aver stuprato una ventunenne. Grazia per un leader thailandese in Cambogia. GIAPPONE – Costituzione reinterpretata
La coalizione di governo guidata dal partito liberal-democratico di Shinzo Abe ha trovato l’accordo su una nuova politica di difesa nazionale che reinterpreta il divieto dell’uso della forza per le forze giapponesi impegnate lontano dal suolo nazionale. Nel pomeriggio giapponese è arrivata l’approvazione del governo che segna la più recente e più importante vittoria politica per il primo ministro Shinzo Abe da quando è in carica, nonostante la crescente opposizione popolare.
Le forze di autodifesa giapponesi potranno sparare il primo colpo in caso di minacci alla sicurezza collettiva. Una reinterpretazione dell’articolo 9 della costituzione giapponese, che impedisce al Giappone di avere un esercito in grado di "sparare il primo colpo" in caso di conflitto, ha permesso al governo Abe di evitare il rischio di una modifica costituzionale che avrebbe richiesto una larga maggioranza parlamentare.
Ora le forze giapponesi, come dichiarato dal ministro della Difesa Itsunori Onodera, avranno più margine di manovra in caso di incidenti militari e potranno prendere parte a operazioni militari di sicurezza collettiva (ad esempio sotto l’egida Onu). Il Giappone si allinea così alle altre principali potenze internazionali nella regolamentazione delle missioni esteri delle proprie forze armate.
La decisione è comunque destinata a inasprire i rapporti con Pechino che più volte nei mesi scorsi ha accusato Tokyo di tornare al militarismo di epoca bellica.
MALAYSIA – Richiesto ritorno in Nuova Zelanda per un diplomatico accusato di stupro
Il governo neozelandese ha chiesto alla Malaysia di far tornare a Wellington o di aprire indagini a sua volta contro un diplomatico accusato dello stupro di una ventunenne, che tornato in patria rivendica l’immunità.
Il ministro degli Esteri malaysiano, Anifah Aman, ha spiegato che il 38enne Muhammad Rizalman bin Ismail sarà fatto tornare in Nuova Zelanda soltanto se strettamente necessario. Il diplomatico sotto accusa ha lavorato negli ultimi anni come assistente alla difesa dell’Alta commissione malaysiana a Wellington ed è ora indagato per rapina e stupro. Se condannato rischia un massimo di dieci anni per ogni capo d’accusa.
Documenti mostrati in televisione dal governo neozelandese dimostrerebbero il rifiuto malaysiano di revocare l’immunità per il proprio funzionario, ma il ministro degli Esteri ha parlato di un’alternativa proposta dai neozelandesi stessi per fare in modo che il caso fosse gestito da Kuala Lumpur.
CAMBOGIA – Grazia a un leader nazionalista thai
Il monarca cambogiano ha concesso la grazia a un leader nazionalista thailandese condannato per spionaggio, in un caso che aveva contribuito ad aumentare le tensioni tra i due Paesi, già provate dai rapporti tra Phnom Penh e l’ex primo ministro thailandese, Thaksin Shinawatra, e soprattutto per le dispute territoriali attorno al tempio Preah Vihear, sfociate in scontri tra le truppe schierate lungo il confine.
Veera Somkwamkid, già tra i leader delle camicie gialle filo monarchiche, fu condannato a otto anni di carcere nel 2011,proprio nel mezzo delle tensioni per il tepio ed è stato liberato oggi, come riferito dal portavoce del primo ministro cambogiano.
[Foto credit: Xinhua]