Oggi in Asia – Filippine, ecco il tifone Rammasun

In by Gabriele Battaglia

Il tifone Rammasun colpisce le Filippine centrali: voli cancellati, abitanti senza elettricità e uffici pubblici chiusi. La commissione anticorruzione bangladese ha accusato 18 persone di infrazione ai regolamenti di edificazione del Rana Plaza. Incriminati di insurrezione sei parlamentari, rischiano 30 anni di carcere.  FILIPPINE – Rammasun: Luzon senza elettricità, già dieci vittime

Venti forti hanno interrotto l’elettricità e costretto migliai di persone a evacuare le proprie abitazioni mentre il Tifone Rammasun imperversa nelle Filippine centrali.

Il tifone, conosciuto anche come Glenda, ha colpito l’isola principale di Luzon con raffiche fino a 185 km all’ora. Almeno 10 persone sarebbero state uccise, secondo le autorità di Manila. Intanto, mentre il tifone si è avvicinato alla capitale Manila, uffici pubblici e scuole rimangono chiusi e numerosi voli sono stati cancellati. I municipi sono stati trasformati in centri di accoglienza per gli sfollati.

Circa 20 tempeste di questa entità colpiscono le Filippine ogni anno. Negli occhi è ancora fresco il ricordo del tifone Haiyan che ha devastato il paese a fine dello scorso anno uccidendo almeno 6mila persone. 

BANGLADESH – Regolamenti infranti sul Rana Plaza

La commissione anticorruzione del Bangladesh ha accusato 18 persone di aver infranto regolamenti in merito alla costruzione del Rana Plaza, il palazzo sede di manifatture, crollato ad aprile del 2013 facendo 1,130 morti.

La tragedia è una delle più gravi nel mondo del lavoro e del tessile, settore trainante dell’economia del Paese.

Il crollo del Rana Plaza aveva alzato il velo sulle condizioni di lavoro dei tessili bangladeshi. Tra gli accusati, oltre al proprietario del palazzo e a suoi familiari ci sono ingegneri e i proprietari delle fabbriche che usavano il palazzo come sede.

CAMBOGIA – Parlamentari incriminati per insurrezione

Sei parlamentari cambogiani dell’opposizione sono stati incriminati per insurrezione, accusa che potrebbe costare fino a 30 anni carcere. Le accuse si riferiscono alla protesta di martedì per chiedere la riapertura alle manifestazioni del parco della Libertà, a Phnom Penh, degenerata in scontri tra i manifestanti e le guardia di sicurezza.

Tra gli arresti spicca il nome di Mu Sochua, una delle principali voci all’interno del Partito della salvezza, la più forte forza dell’opposizione guidata da Sam Rainsyche contesta i risultati delle elezioni generali di un anno fa.

[Foto credit: independent.co.uk]