Gli uomini sospettati di aver sparato alla 15enne Malala Yousafzai sono stati arrestati dall’esercito pakistano. In Vietnam la prima udienza pubblica sulle torture della polizia contro i sospettati. In Thailandia, il primo ministro Prayuth Chan-ocha dichiara di essere pronto a combattere le diffamazioni contro il re. PAKISTAN – Arrestati gli uomini che spararono a Malala
Gli uomini sospettati di aver sparato nel 2012 contro l’allora 15enne Malala Yousafzai sono stati arrestato dall’eserciti pakistano. La ragazza fu colpita dai talebani per il suo impegno nella lotta per l’istruzione femminile e per aver denunciato le condizioni di vita durante il potere dei turbanti neri nella valle dello Swat, nel nord-ovest del Pakistan,nel 2009.
Malala fu colpita mentre andava a scuola. Trasferitasi in Gran Bretagna, dove fu operata per le ferite riportate è diventata un simbolo delle campagne per l’istruzione. I presunti attentatori sono stato arrestato durante un’operazione contro i talebani pakistani che ha portato all’arresto di almeno 10 militanti.
VIETNAM – Udienze pubbliche contro la polizia violenta
Udienze pubbliche contro la brutalità della polizia. Si è tenuta ieri nel parlamento nazionale il primo di questi appuntamenti dal dichiarato obiettivo di fermare la pratica di interrogatori violenti e torture perpetrate su sospetti da parte delle forze di polizie.
“La tortura esiste. Gli inquirenti tendono a trattare i sospetti come loro nemici piuttosto che come loro pari”, ha dichiarato il vice presidente dell’Associazione degli avvocati Truong Trong Nghia, che ha aggiunto che tali pratiche sono una “minaccia per l’integrità e la stabilità della nazione”.
Secondo i dati del governo di Hanoi, la violenza della polizia è in aumento. Dal 2011 al 2013 19 agenti sono stati licenziati per aver torturato i sospetti, mentre misure disciplinari sono state adottate contro altri 183 poliziotti. Nello stesso periodo sono stati almeno dieci i casi portati in tribunale con 23 agenti indagati per torture.
THAILANDIA – Il nuovo governo è pronto a evitare che il re sia diffamato
Nel suo primo discorso da premier thailandese, il leader golpista Prayuth Chan-ocha ha annunciato che il governo è pronto a prendere tutte le misure, legali, psicologiche e tecniche per evitare che il re sia diffamato. La figura del re Bumibol Adulyadej è venerata in Thailandia.
La legge sulla lesa maestà prevede fino a 15 anni di carcere per chi insulta il sovrano la regina o gli eredi al trono. L’ammonimento del primo ministro arriva a stretto giro dalla denuncia di Amnesty su un numero “senza precedenti” di thailandesi accusati di lesa maestà negli ultimi quattro mesi, dal colpo di Stato che a maggio ha spodestato il legittimo governo di Bangkok.