L’acquatico nacque un giorno d’autunno, nella stagione in cui le piante terriane brillano come fuoco. Ma lui non poteva godere della loro vista, poiché quando venne al mondo fu subito rinchiuso in un serbatoio d’incubazione. Perlomeno al suo interno poteva muoversi liberamente, una fortuna che non avevano invece i suoi creatori, originari delle terre emerse. Fu un gruppo di scienziati a dare vita a questa creatura mitologica modificando e assemblando diverse migliaia di geni. La corporatura era un terzo più grande di quella degli esseri umani.
Tra le dita di mani e piedi aveva spesse e ampie membrane rosa, branchie marrone scuro dietro le orecchie e pinne sotto l’addome. Era privo di peli. Il naso, piccolo e stretto, aveva narici inclinate e a stento visibili, come quelle delle balene: le utilizzava per respirare di tanto in tanto, quando si trovava in superficie, avendo mantenuto intatte le funzionalità polmonari. Nonostante la pelle fosse liscia e grassa come quella di un delfino, si ritrovava con quattro arti per niente adatti a nuotare, una scelta che derivava dalle controverse considerazioni etiche e culturali che avevano portato gli scienziati a ispirarsi alla forma umana nel progettare l’acquatico: «Se non fosse per gli arti, assomiglierebbe in tutto a una creatura marina!», esclamarono sconfortati.
Avvolti nei loro splendenti camici bianchi, sotto i quali si intravedeva occasionalmente l’uniforme militare, lo contemplavano commossi. C’era voluto un intero decennio per realizzarlo: l’acquatico era un’innovazione tecnologica sviluppata allo scopo di salvare il mondo.
«Ma si può considerare un essere umano?» Nel laboratorio si diffuse un brusio incerto.
«O più precisamente, un essere umano di nazionalità giapponese?» L’atmosfera si fece un po’ tesa, poi qualcuno rispose: «Che assurdità, certo che è umano!».
«Ha la carnagione un poco più scura, ma è senza dubbio giapponese.»
«E se non fosse umano, che genere di creatura sarebbe?»
«Siamo forse simili a Frankenstein?»
Frankenstein, un personaggio nato dall’immaginazione della scrittrice inglese Mary Shelley, si era servito della biotecnologia per creare una forma di vita artificiale, un essere né umano né demoniaco, che tuttavia aveva finito per trarre soddisfazione nell’uccidere.
«Ah, Frankenstein! Intendi forse dire che abbiamo creato un mostro organico che si tramuterà in un nemico dell’uma- nità? Ma sentitelo!»
«Sentitelo! Ahahah. Questo sarà un problema dei Bianchi. Perché dovrebbe riguardarci?»
Poi subito un’atmosfera cupa avvolse il laboratorio. Gli scienziati militari erano così devoti alla causa che poggiando gli occhi adoranti sulla creatura ammutolirono di colpo, sentendo il cuore colmo di compassione e pietà. Persino i camici bianchi sembravano riflettere una luce sinistra. L’acquatico nuotava nel serbatoio d’incubazione e non poteva rendersene conto.
«È un giorno di festa, smettiamola di dire sciocchezze.» A pronunciare queste parole era stato il comandante mag- giore, responsabile del gruppo di ricerca.
«Certo non ha un aspetto così attraente da farne l’amante di qualche signora, ma di fronte all’ineluttabile è l’unica speranza per gli abitanti delle terre emerse.»
In quel momento un uomo entrò strillando: «Una lettera di congratulazioni dai piani alti!».
Il comandante lesse ad alta voce il messaggio: «Avete realizzato un miracolo della scienza, superando l’India e la Corea del Sud e facendo guadagnare al Paese tempo prezioso in questa sfida globale».
Solo allora l’imbarazzo che aleggiava nel laboratorio si dissolse e il messaggio di congratulazioni portò addirittura allegria. Da molto tempo il Paese intero lavorava al progetto di creazione di un essere acquatico, chiamato ufficialmente Hyperhomus. Quasi tutti avevano fallito, ma la base operativa di Yokohama era riuscita nell’intento. Si trattava di un segreto militare della massima riservatezza.
La scheda del libro
Siamo alla vigilia della guerra contro i Bianchi, il popolo che si è insediato sulla Luna. I terriani, ormai sull’orlo dell’estinzione, scelgono di alterarsi geneticamente per colonizzare l’ecosistema più vasto del pianeta: l’oceano.
Ma la nuova specie degli acquatici e le altre comunità che abitano la terra rifiutano il proprio destino e lo combattono. Che il nemico siano le alghe rosse e allucinogene che invadono l’oceano o i Naviganti con cui concorrere per il poco pesce commestibile rimasto, la lotta in scena è quella dell’umanità contro sé stessa: incapace di imparare dalla storia, cade ricorsivamente in cicli di conflitto e violenza estrema.
L’epopea oceanica aperta nel primo volume dell’opera si chiude con una lettura ucronica in cui l’esploratore cinese del Quattrocento Zheng He “scopre” l’Europa. Nell’inquietante incontro fra Cina e Occidente, dove presente e passato si confondono, il futuro si svelerà come un feroce ritorno alle origini.