Tra l’una e le due di questa notte, un gruppo di ragazzi ha assaltato la sede del consiglio legislativo di Hong Kong (LegCo) mandando in frantumi una delle porte di vetro all’ingresso dell’edificio. La polizia ha fatto ricorso allo spray urticante e ha arrestato quattro persone. Il video, le prime dichiarazioni e le ultime notizie.
Gli sgomberi dei principali sit-in del movimento Occupy sono iniziati ieri, ma fino ad adesso non avevano trovato resistenza. Negli incidenti di questa notte la polizia ha fatto ricorso a spray urticante e quattro persone sono state fermate. Gli assaltatori del LegCo hanno utilizzato spranghe di ferro e mattoni e hanno mandato in frantumi una delle porte di vetro all’ingresso dell’edificio. Poche ore prima era stato sgombrato il sit-in più vicino alla sede del governo cittadino, quello di Admiralty. Gli sgomberi fanno seguito a un’ingiunzione ottenuta da parte di alcune compagnie di trasporti private, che si reputavano danneggiate dalle manifestazioni.
“Vogliamo un’escalation delle proteste” ha dichiarato un ragazzo dal volto coperto alle camere della televisione locale Tvb. “Il governo non ha risposto né ai manifestanti, né ai residenti”. Nello stesso video si vede l’esponente parlamentare dei partiti prodemocratici Fernando Cheung che cerca di fermare i ragazzi, ma viene spinto via. “Questo è un episodio isolato – ha dichiarato a Reuters – qualcosa che non avremmo voluto che accadesse. Fin’ora il movimento è stato pacifico”.
Una presa di posizione confermata in un comunicato di Occupy Central: “Il movimento degli ombrelli enfatizza la disobbedienza civile non violenta […] Quest’azione contraddice i concetti di disobbedienza civile”. Afferma inoltre che il suo sevizio di assistenza legale non offrirà il alcun sopporto a coloro che faranno uso della violenza.
Au Loong Yu, militante della sinistra del movimento e fondatore della ong Globalization Monitor e di China Labor Net – un sito di collegamento tra le lotte operaie in Cina, Taiwan, Hong Kong – ha dichiato a China Files che l’attacco è stato compiuto da elementi di destra interni a Occupy, quei gruppi xenofobi che nel gran calderone del movimento che ha bloccato Hong Kong per un mese non si battono tanto per l’allargamento dei diritti, quanto per tenere alla larga i cinesi continentali. Secondo lui sono “provocatori”, un’informazione che non siamo in grado di verificare.
Un sondaggio istantaneo del South China Morning Post rivela che l’82 per cento dei votanti considera gli incidenti di stanotte come la fine del principio di non violenza proclamato da Occupy fin dall’inizio. I leader studenteschi, dal canto loro, sembrano coscienti di non essere in pieno controllo del movimento iniziato il 28 settembre scorso che nei suoi momenti di maggiore popolarità è riuscito a convogliare centomila manifestanti per le strade della ex colonia britannica.
I manifestanti chiedono le dimissioni dell’attuale governatore Leung ed elezioni libere per il 2017 quando dovrà essere scelto il nuovo governatore. Pechino ha acconsentito ma insiste sul punto che ci sarà una preselezione dei candidati da parte delle autorità. Ma diversi analisti sono ormai convinti che questo non sia semplicemente un movimento per la democrazia ma faccia parte di un crescente sentimento di insoddisfazione per le diseuguaglianze sociali e per l’incertezza di prospettive future che Hong Kong riserva alla sua gente. E, come nel resto del mondo, soprattutto alle generazioni più giovani.