Tre navi di stato cinesi sarebbero entrate nel territorio conteso delle isole Diaoyu, per i cinesi, Senkaku, per i giapponesi. Si tratta dell’ennesimo episodio della “guerra diplomatica” in corso ormai da tempo, tra Cina e Giappone. Le isole contese, un ammasso di scogli disabitati, sotto ai quali si nasconderebbero risorse, sono al centro di una disputa sulla loro sovranità che ha innescato battaglie diplomatiche e feroci proteste anti giapponesi in Cina.
A dare la notizia nella mattina di lunedì 21 gennaio, è stata la guardia costiera giapponese, dopo aver avvistato le “barche di sorveglianza marittima” intorno alle acque delle isole che in Giappone vengono chiamate Senkaku. La Cina ha più volte inviato navi nella zona nazionalizzata già durante lo scorso settembre, innescando una disputa diplomatica e grandi manifestazioni anti-giapponesi in Cina, con conseguente chiusura di alcune fabbriche giapponesi, finite nell’occhio del ciclone delle proteste nazionalistiche dell’ex Celeste Impero.
Pechino ha anche inviato pattuglie aeree sull’arcipelago nel Mar Cinese Orientale, e nelle ultime settimane sia Pechino sia Tokyo hanno mostrato i muscoli, attraverso invii continui di aerei da combattimento, “anche se non ci sono stati scontri”, come testimoniato dalle agenzie di stampa giapponesi. L’ultima mossa cinese sembra essere una reazione alle parole degli Usa, riguardo le isole contese. Domenica scorsa, infatti, Pechino si era detta “molto insoddisfatta”, dopo che il segretario di Stato Usa Hillary Clinton aveva lanciato un velato avvertimento alla Cina, chiedendo a Pechino di non contestare il controllo di Tokyo sulle isole.
Venerdì scorso la Clinton aveva detto che gli USA si sarebbero opposti a “eventuali azioni unilaterali che avrebbero cercato di minare l’amministrazione giapponese” delle isole. Il capo della diplomazia statunitense aveva aggiunto: “non vogliamo vedere qualsiasi azione intrapresa da qualcuno che possa aumentare la tensione o provocare un errore di calcolo tale da compromettere la pace, la sicurezza e la crescita economica in questa regione”.
Domenica 20 gennaio, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Qin Gang aveva specificato che “le osservazioni americane sono ignoranti dei fatti e non hanno idea di quali siano i diritti e quali i torti”. “Esortiamo gli Stati Uniti ad adottare un atteggiamento responsabile per quanto riguarda la questione delle isole Diaoyu”, ha detto Qin in alcuni commenti postati sul sito web del ministero. Il nuovo ministro degli esteri giapponesi Kishida, invece, ha risposto alle osservazioni della Clinton con la promessa che, così come il Giappone non rinuncerà alla sua sovranità sulle isole, “abbiamo intenzione di rispondere con calma in modo da non provocare la Cina”. Kishida ha anche sottolineato che il governo del primo ministro Shinzo Abe intende promuovere un “rapporto di reciproco beneficio sulla base di comune interesse strategico per la Cina”.
E proprio il Ministero degli Esteri giapponese in seguito all’avvistamento delle navi cinesi, ha immediatamente presentato una protesta con l’ambasciata cinese a Tokyo, attraverso Kanji Yamanouchi, vice direttore generale dell’Ufficio affari asiatici e dell’Oceania, chiedendo di trasmettere quanto prima il proprio messaggio alla controparte, secondo quanto testimoniato dall’agenzia di stampa giapponese Kyodo News.
[Scritto per Lettera43]