Nuove storie dal Vicolo della Polvere Rossa

In by Simone

Qual è il destino di Vicolo della Polvere Rossa? Verrà demolito per far posto a un nuovo, avveniristico grattacielo? Forse non potrà impedirlo neppure l’esemplare vicenda umana di un geniale professore universitario di filosofia, che dopo i fatti di Piazza Tiananmen si guadagna da vivere facendo l’indovino. China Files vi regala uno stralcio di Nuove storie dal Vicolo della Polvere Rossa (per gentile concessione di Marsilio editori).
Benvenuto, Piccolo Long.

Ti sei appena trasferito in Vicolo della Polvere Rossa, uno dei più antichi della città di Shanghai. È la prima volta che partecipi alla nostra famosa conversazione serale, vero? Eccoli, i nostri vicini stanno uscendo con le sedie di bambù e gli sgabelli di legno, tengono in mano scodelle di tè e di acqua, sventolano ventagli fatti con foglie di palma. Sono tutti diretti verso quell’angolo del vicolo con un feng shui così positivo, tra via Jingling e via Fujian.

Qualcuno dirà: sono moltissimi gli abitanti di Shanghai che si godono il chenfengliang, cioè che se ne stanno all’aperto a chiacchierare, rilassandosi al fresco della brezza serale tra una battuta e un racconto. Che sarà mai, allora? Tu conosci le origini della letteratura cinese classica? Essa nacque ai tempi delle dinastie Song e Ming, durante le quali si affermò la consuetudine di narrare storie al mercato o al tempio. Alcune di quelle storie, animate anche dallo straordinario feng shui di quei luoghi, sono poi comparse in raccolte molto note come Tre parole e I racconti bizzarri.

Posso assicurarti che non esiste un altro feng shui come questo, guarda soltanto il nome all’ingresso: la scritta Vicolo della Polvere Rossa venne realizzata durante la dinastia Qing da un brillante funzionario di provincia, il cui figliolo diventò un alto ufficiale, e il cui nipote fece carriera nel Partito nella Repubblica Popolare Cinese. Non è una meraviglia da lasciare a bocca aperta?

Ma anche la storia di questo vicolo è strettamente legata ai racconti. Dalla dinastia Qing alla concessione francese, dal Signore della Guerra del Mar Settentrionale all’occupazione giapponese, con i nazionalisti prima e ora con i comunisti, Vicolo della Polvere Rossa è stato al centro della città, attraversato dalle vicissitudini di tutti questi anni ma indifferente al logorio del tempo.

Si tratta di un tipico vicolo in cui tipici abitanti di Shanghai occupano tipiche case in stile shikumen, residenze comuni eppure straordinarie per via del loro feng shui. Come recita un antico detto, non serve che la montagna sia alta purché sia abitata da un immortale e non serve chel’acqua sia profonda purché vi nuoti un drago.

Dunque questi racconti sono spumeggianti, ribollono di dettagli intensi e vivaci, hanno colpi di scena insoliti ma realistici, come difficilmente se ne trovano nei libri. Non solo, essi parlano di persone reali che vivono qui, e proprio quelle persone svolgono la funzione del narratore. In una shikumen le famiglie vivono stipate come sardine, con tantissime cose condivise. I contatti quotidiani nelle cucine comuni, i pettegolezzi e i bisbigliamenti che circolano su e giù per le scale, i molti drammi umani disvelati giorno dopo giorno… ebbene, tutto questo fa sì che non ci sia bisogno di inventarsi nulla, qui.

Noi non siamo certo narratori che osservano con distacco. Al contrario, è come se partecipassimo alle vicende, nelle quali io e te potremmo benissimo avere un ruolo, mescolandoci con altri personaggi e interagendo con loro. Una storia, qui, non necessariamente termina con uno scontato “e vissero tutti felici e contenti”. E può proseguire anche dopo che il narratore abbia pronunciato la parola “fine”. Poiché noi siamo in una posizione che ci permette di conoscerne il seguito, e magari di riferirlo a distanza di anni. Possiamo sopperire alla mancanza di dettagli, e in virtù di questa nostra posizione privilegiata siamo in grado di aggiornare la narrazione.

Dunque, noi siamo parte del racconto, e il racconto è parte di noi. Ma ora permettimi di spiegarti qualcosa di veramente unico. Osserva i notiziari su lavagna che si trovano alle spalle di quelle persone sedute laggiù: essi traggono origine proprio da una delle nostre conversazioni avvenuta nel 1949, in tutto e per tutto simile a quella di stasera. Tu stesso potrai saperne di più chiedendo a Vecchia Radice, se la cosa ti interessa.

Addirittura, il Quotidiano del Popolo li ha considerati una forma innovativa di studio politico di massa: «Non tutti leggono i giornali, quindi i notiziari su lavagna svolgono la funzione di una originale forma di educazione politica.» Così la compilazione del notiziario è diventata una consuetudine, in particolare per l’ultimo numero dell’anno, che riassume tutti gli eventi politici ed economici avvenuti fino a quel momento nel nostro paese.

*Qiu Xiaolong è nato a Shanghai. Dopo gli avvenimenti di Tiananmen, ha deciso di rimanere negli Stati Uniti, dove oggi insegna letteratura cinese alla Washington University di Saint Louis. Di Qiu, Marsilio pubblica la serie dell’ispettore Chen, tradotta in dodici paesi. Su China Files potete assaggiarne qualche stralcio qui e qui.