Giusto il tempo di un ultimo controllo e il programma nucleare della Cina sarà pronto per ripartire. Terminati i test sui 13 reattori attivi, il ministero dell’Ambiente cinese ha annunciato che entro ottobre la Cina ultimerà anche le ispezioni dei 28 attualmente in costruzione nel Paese, finiti le quali Pechino riprenderà la sua corsa atomica per raggiungere il traguardo fissato dalla dirigenza del Partito comunista: 100 impianti pienamente funzionanti entro il 2020. Se le reazioni di sgomento e preoccupazione con cui le autorità e la popolazione cinesi hanno accolto l’incidente di Fukushima all’indomani del disastro avevano inizialmente fatto credere che il colosso asiatico potesse tornare sui suoi passi, rivedendo al ribasso gli ambiziosi progetti di sviluppo dell’atomo, le parole pronunciate pochi giorni fa dal viceministro dell’Ambiente Li Ganjie hanno fugato definitivamente ogni dubbio: sul nucleare la Cina non intende fare marcia indietro.
Subito dopo la catastrofe giapponese l’esecutivo del premier Wen Jiabao aveva decretato il blocco immediato di tutti i piani di approvazione delle nuove centrali. Una misura che andava incontro alla duplice esigenza di contenere i timori della popolazione e garantire un’effettiva verifica dell’efficienza degli impianti.
Ora tuttavia per la dirigenza cinese entrambe le questioni sono risolte: i test effettuati sui 13 reattori hanno dato risultati giudicati «soddisfacenti» dalle autorità. Non resta che attendere le verifiche su quelli in costruzione, terminate le quali i progetti di sviluppo del nucleare riceveranno il via libero definitivo. Nonostante l’impegno profuso in favore della crescita delle energie rinnovabili e i notevoli passi avanti compiuti in questo senso negli ultimi anni, il governo cinese resta fermamente convinto che la crescente domanda energetica del Paese possa essere soddisfatta solo mediante l’energia derivante dall’atomo, destinata nei suoi progetti a prendere progressivamente il posto attualmente occupato dalle energie fossili.
«Come uno dei più grandi consumatori di energia del mondo, la Cina deve affrontare sfide enormi per soddisfare il suo crescente consumo di elettricità», si può leggere in un recente editoriale pubblicato sul China Daily, significativamente intitolato “Massima sicurezza nucleare”. «Tuttavia, poiché l’elettricità generata dagli impianti eolici e solari non riesce a soddisfare la domanda di energia a causa di vincoli tecnici e ambientali, la nazione dovrà espandere i suoi progetti nucleari per raggiungere tale obiettivo. In tali circostanze, la sicurezza deve essere la priorità assoluta. […] Lo sviluppo del nucleare deve essere accompagnato da rigorosi test scientifici e verifiche sulla sicurezza».
Ma al di là delle parole rassicuranti non sono pochi gli esperti, sia cinesi che stranieri, che temono che le ambizioni di crescita della dirigenza del Partito comunista possano avere la meglio sulle esigenze di tutela dell’incolumità della popolazione e dell’ambiente. Tra il coro dei critici una voce si è levata con particolare forza: quella di He Zuoxiu, fisico che ha contribuito a sviluppare la prima bomba atomica cinese. In un articolo apparso su The times science review, He ha affermato senza mezzi termini che il piano del governo di dotarsi di 100 reattori entro il 2020 potrebbe causare al Paese lo stesso tipo di danni prodotti dal Grande Balzo in Avanti, richiedendo sacrifici enormi all’intera popolazione. «Siamo davvero pronti per una crescita dell’energia nucleare così vertiginosa?» si è domandato lo scienziato, membro dell’Accademia cinese delle scienze. «Io credo di no. Siamo seriamente impreparati, soprattutto sul fronte della sicurezza».
L’esperto non ha risparmiato critiche ai consulenti del governo per non aver reso noti i rischi sismici degli impianti in funzione nel Paese, sottolineando che le autorità stanno sovrastimando le disponibilità di uranio della Cina e la sua maturità tecnologica. L’attenzione di He si è concentrata infine sul problema delle scorie, per le quali non sono ancora stati individuati siti di stoccaggio adeguati. Obiezioni e critiche consistenti che però, con ogni probabilità, non fermeranno i piani del Dragone. Chissà che almeno non riescano a rallentarli quel tanto che basta per una riflessione più approfondita su un tema delicato come quello nucleare.
[Immagine da http://www.asianews.it/news-en/China-to-export-nuclear-technology-21571.html]