La fusione tra Baosteel e Wuhan Iron and Steel Group darà vita al secondo più grande produttore al mondo di acciaio. Con l’operazione Pechino ha creato un campione globale della siderurgia e ha dato il via al processo di aggregazione del settore. L’integrazione sarà un banco di prova per la riforma delle grandi imprese di Stato Sta per nascere in Cina il secondo più grande gruppo dell’acciaio al mondo dopo ArcelorMittal. Sono infatti arrivate conferme e dettagli sulla prossima integrazione tra il gruppo Baosteel e Wuhan Iron and Steel Group (Wisco). L’operazione rientra nel più vasto piano di razionalizzazione delle imprese di Stato e nella siderurgia risponde anche agli impegni di ridurre di almeno 100 milioni di tonnellate entro il 2020 la capacità produttiva in eccesso, tagliando sulle cosiddette imprese zombie, quelle cioè che non starebbero in piedi senza i sussidi e il sostegno del governo. Entrambe le aziende hanno ceduto alle pressioni governative volte a ridurre la capacità. Baosteel ha acconsentito a un taglio di 9,2 milioni di tonnellate nei prossimi tre anni, mentre Wuhan ridurrà di 4,4 milioni di tonnellate la produzione d’acciaio e di 3,6 milioni quella di ferro.
Della fusione si discute già da alcuni mesi. Lo scorso giugno le controllate quotate a Shanghai delle due capogruppo sospesero gli scambi sui propri titoli in vista di un imminente progetto di ristrutturazione strategica. E ad agosto l’operazione aveva ricevuto il via libera della Sasac, l’amministrazione sotto la quale ricade il controllo delle aziende pubbliche. Il progetto dovrà ora passare al vaglio del Consiglio di Stato, ossia dell’esecutivo cinese, che secondo quanto riporta la stampa economica locale potrebbe dare l’approvazione definitiva entro fine mese. Di fatto Baosteel, il secondo colosso cinese del settore, ingloberà Wisco, che diventerà una sua controllata. Le due società sono attualmente il quarto e l’undicesimo produttore mondiale di acciaio. Il nuovo campione nazionale della siderurgia, rinominato China Baowu Iron and Steel Group, avrà una capacità produttiva di 60,7 milioni di tonnellate e asset complessivi per 700 miliardi di yuan, circa 105 miliardi di dollari.
Un obiettivo non secondario della fusione è ridurre l’eccesso di capacità nel settore. Il calo della domanda sia domestica sia all’estero sta mettendo in difficoltà le acciaierie. Secondo i dati della China Iron and Steel Industry Associatian i prezzi sono scesi nel 2015 di circa un terzo rispetto a un anno prima. La conseguenza è stata pertanto un consistente calo degli utili. Per Baosteel la flessione è stata dell’83% a 150 milioni, Wuhan ha invece chiuso il bilancio in perdita di 7,5 miliardi di yuan, Ulteriori aggregazioni sono quindi alle porte.
Al modello Baowu potrebbe infatti ispirarsi la possibile fusione tra Anshan Steel e Benxi Steel, annunciata da mesi. Tra gli addetti ai lavori, e stando a quanto scrive Caixin, anche all’interno del governo non mancano tuttavia perplessità sull’esito dell’integrazione. Il rischio è infatti che, contrariamente a quanto atteso, sia Wuhan a influenzare, in negativo, l’attività del gruppo.
[Scritto per MF-Milano Finanza]