A maggio del 2011 i Silver Apples hanno suonato a Pechino, allo Yugongyishan. Il racconto del concerto live tra il pubblico pechinese, qualche nota musicale sulla band e le ragioni del suo successo cinese. C’era grande attesa per questo concerto, preceduto da una massiccia promozione nell’ambito dei circuiti di musica alternativa pechinesi. Come c’era quindi da aspettarsi, il pubblico si è presentato numeroso, riempiendo uno dei migliori locali per la musica dal vivo a Pechino, il centralissimo Yugongyishan.
Il palco e la platea sono stati per l’occasione allestiti con schermi su cui erano proiettate le immagini riprese sul palco, concentrate sui gesti e gli apparecchi manovrati dai musicisti. Visto che il promoter principale della serata è stata l’etichetta Rose Mansion Analog, ad aprire l’esibizione sono stati proprio due gruppi di punta di questa label pechinese: Soviet Pop e The Offset: Spectales.
Il primo è un progetto giovane, anche per l’età dei suoi membri, nato dalla sezione ritmica degli ormai affermati Carsick Cars; hanno portato sul palco strumenti elettronici vintage (un imponente synth analogico modulare, Korg Ms-20). Elettronica minimale, fatta di drone scuri e pulsanti su cui una voce fragile declama una certa inquietudine.
Difficile dire quanto i Soviet Pop siano ormai un gruppo maturo, certo è che visto lo sfoggio della strumentazione potrebbero osare di più. The Offset: Spectacles sono invece un trio principalmente chitarristico la cui maggiore influenza–piuttosto palese- sono i Velvet Underground (e non è un caso che come per i Silver Apples siamo nella New York di fine anni Sessanta). Brani ruvidi e ipnotici, gli Offset: Spectacles sono considerati una delle band emergenti più interessanti, ma devono ancora trovare forse una propria identità musicale.
Quando poi Simon Coxe/Silver Apples è salito sul palco e si è posizionato dietro ai suoi apparecchi, il pubblico lo ha accolto molto calorosamente per poi esplodere non appena Simon ha messo mano alla manopola dell’oscillatore. Un gesto, che è una delle immagini più rappresentative del nome Silver Apples, e che allo stesso tempo è un segno atteso da molti giovani cinesi, come una nuova icona del loro immaginario.
Silver Apples ha suonato per lo più su tracce ritmiche pre-registrate (riprodotte non senza qualche problema tecnico), sopra le quali ha aggiunto voce, campionamenti, effetti e gli inconfondibili assoli di oscillatore. Un concerto breve ma intenso, non nell’esecuzione ma piuttosto nell’atmosfera. Sono stati senza dubbio i brani dai primi due album a infiammare il pubblico: i classici “Oscillations”, “I Have Known Love” su tutti, i cui testi in Cina erano già stati da tempo imparati a memoria da qualcuno. Appena dopo una decina di brani Simon Coxe ha fatto segno che per lui era ora di andare a dormire. Si sa che se la musica è senza età, non lo sono altrettanto i musicisti.
Le ragioni del successo dei Silver Apples in Cina
Anomalie della storia del rock della fine degli anni Sessanta o pionieri sonori a cui non è mai stato riconosciuto il giusto merito?
I Silver Apples possono essere considerati come un’increspatura nell’evoluzione della musica rock, la cui grande narrazione –incline all’agiografia- li ha purtroppo spesso ignorati. È solo nei tardi anni Ottanta che il gruppo è stato lentamente riscoperto, diventando un culto sotterraneo e poi, con l’esplosione della musica elettronica negli ambiti più popolari, ottenendo finalmente un tardivo riconoscimento.
Nati alla fine degli anni Sessanta negli ambienti artistico-intellettuali di New York, i Silver Apples si sono distinti per la loro capacità di realizzare “canzoni pop”, senza l’utilizzo di strumenti musicali veri e propri e tanto meno di quelle chitarre che si erano imposte come icone dell’immaginario della cultura popolare occidentale.
La band era costituita dal batterista Danny Taylor (scomparso nel 2005) e da Simon Coxe III, voce e manovratore del “Simeon”, un sistema auto-costruito di generazione di suoni, composto da una serie di oscillatori d’onda, radio ed effetti, tutti attivati dal movimento di dita, piedi e gomiti attraverso tasti e pedali. Dopo un breve periodo in cui il gruppo ottenne una certa notorietà nella East-coast americana e due album di culto (Silver Apples e Contact, rispettivamente 1968 e 1969) su etichetta Kapp, il duo sparì nell’oblio della storia. Poi, dopo oltre dieci anni, il “Simeon” ha ripreso a funzionare, grazie soprattutto alla riscoperta di quei vecchi dischi e la creazione di un mito anche in Europa. Sono seguite alcune ristampe più o meno accreditate.
Ma i due album seminali saranno ristampati insieme su cd in maniera ufficiale dalla MCA (che aveva acquisito i diritti della Kapp) solo nel 1997. Oggi, nonostante la morte di Taylor, e un incidente stradale che gli ha causato dei problemi articolari limitando i movimenti della mano, Simon Coxe porta avanti il nome dei Silver Apples, con una strumentazione adattata alla sua condizione fisica e una tecnologia che nel frattempo ha fatto passi da gigante. Simon Coxe, ha così realizzato nuovi dischi, installazioni multi-mediali e occasionalmente concerti.
Il nome Silver Apples è quindi tutt’oggi ancora sinonimo di un suono che unisce passato e futuro, poesia e avanguardia pop; e a distanza di oltre quarant’anni dalla nascita, è ancora destinatario di un culto che non conosce frontiere spaziali e temporali, come testimonia il recente mini-tour intrapreso in Cina a fine Maggio. Li abbiamo visti nella prima data a Pechino, dove le “oscillazioni” dei Silver Apples hanno fatto fremere centinaia di giovanissimi cinesi che evidentemente avevano da tempo imparato a memoria e metabolizzato gli album storici della band. Il tour è poi proseguito alla volta di Shanghai e Guangzhou.
Ma come sono arrivati i Silver Apples in Cina? E soprattutto perché tutto questo hype intorno a questi concerti? Sebbene l’evento non può essere ovviamente paragonato al recente tour cinese di Bob Dylan, è però estremamente significativo; consacra e legittima l’esistenza di un sottobosco musicale underground, concentrato soprattutto a Pechino, che fallisce il tradizionale accostamento a icone rock e punk ormai stereotipate. Molto spesso quando si parla di rock in Cina si associano infatti immagini e sonorità vicine al punk o al rock: sporco, primitivo e soprattutto contro il regime politico e sociale.
Eppure la musica underground in Cina si è andata, soprattutto negli ultimi dieci anni, differenziando sempre più in generi distinti tra loro, che hanno trovato locali, suoni e ovviamente punti di riferimento e modelli da cui prendere ispirazione. Ecco allora che per esempio a Pechino si sono consolidate negli ultimi anni piccole realtà, dedite alla sperimentazione senza essere d’avanguardia, all’elettronica senza puntare alla dance, all’uso di nuovi strumenti che non siano digitali. In particolare due sono le realtà più significative in questo ristretto ambito musicale, che non a caso sono stati tra gli organizzatori dei concerti di Silver Apples in Cina.
La prima è Rose Mansion Analog, minuscola etichetta discografica che pubblica esclusivamente (e anacronisticamente) cassette. Scelta di campo ben precisa e significativa. Essendo tra i principali organizzatori del tour di Silver Apples, è piuttosto naturale che le band per aprire le serate siano state scelte proprio tra i nomi pubblicati: The Offset: Spectacle e Soviet Pop.
Oltre a questi, l’etichetta ha pubblicato anche il duo canadese, di stanza a Pechino, Hot & Cold, e il duo cinese Lu Xin Pei. Tutti progetti accomunati da un uso di strumentazione analogica e da una ricerca di nuove forme sonore, il più possibile lontane da generi predefiniti o da brani strutturati secondo la tipica forma canzone. Forse proprio questo interesse per nuove forme musicali ha portato la Rose Mansion ad andare in controtendenza rispetto alla generale diffusione di mezzi e interfacce digitali. Si avverte così un desiderio di scoprire un certa fisicità e calore nella musica, attraverso una enfasi, tutta nuova in Cina, per il supporto analogico.
Questi artisti si inseriscono in una tradizione di gruppi anomali, ma avventurosi nell’esplorare nuovi suoni con diversi strumenti (per lo più elettronici) di cui i Silver Apples hanno rappresentato uno dei primi e più brillanti esempi. Tradizione che è proseguita con il kraut-rock e il primo industrial in Europa e poi in America, con un certo minimalismo più informale, con il noise e band che sono ancora un evidente punto di riferimento per giovani musicisti, come i Suicide.
Una seconda realtà in cui si possono trovare i germi che hanno portato all’arrivo dei Silver Apples in Cina è Zoomin’ Night, una serata che si tiene con regolarità ogni martedì sera presso il D-22, uno dei locali più attivi per promuovere la musica dal vivo della capitale cinese. Zoomin’ Night è dedicata ai suoni più sperimentali, elettronici ma non solo; è una sorta di spazio che ogni settimana vede esibirsi nomi diversi e in alcuni casi con esiti e incontri imprevedibili. È qui che molti gruppi pubblicati dalla Rose Mansion si esibiscono, insieme a tanti altri nomi che in questi ultimi mesi si sono affermati.
Ad esempio White, un progetto di Zhang Shouwang, voce e chitarra di una delle band simbolo dell’underground cinese, i celebri Carsick Cars. La formazione dei White è –non a caso- simile a quella originaria dei Silver Apples, esplora un suono ipnotico e trascinante che guarda molto spesso al kraut-rock. Con il nome White era già uscito un paio di anni fa un album prodotto da Blixa Bargeld, ma il progetto è ora spinto verso l’esplorazione di atri territori.
Una nuova recente scoperta formatasi nelle Zoomin’ Night è il duo Little Red & Small Little Red, suoni lo-fi che creano un’atmosfera astratta, pigra, e alla ricerca di un’originale idea di minimalismo. Nuove sonorità e nuovi volti che però sentono il bisogno di guardare alla tradizione e alla storia della musica occidentale, molto spesso non solo per imitarla.
* Edoardo Gagliardi – Dottorando presso la Facoltà di Studi Orientali, Sapienza – Università di Roma, si occupa di cinema cinese contemporaneo. Ha in passato collaborato a riviste e siti internet come Rockerilla, Film, Caltanet, ecc. Attualmente vive a Pechino.
[Questo articolo è stato pubblicato dalla rivista SentireAscoltare]