La società civile cinese ha una sua morfologia. Per questo motivo non andrebbe interpretata a partire da concezioni eurocentriche. Studiare i fenomeni che avvengono all’interno della società civile in Cina tentando di farli coincidere con quelli nati in altri contesti politici e culturali ha portato più volte a fraintenderne il senso e l’importanza. La società civile in Cina è nata e si è sviluppata per rispondere ai bisogni specifici del paese.
In uno studio sull’advocacy in Cina effettuato da China Development Brief nel 2006, tutti gli intervistati, appartenenti ad ong cinesi, affermavano che il loro principale obiettivo era quello di fornire supporto al governo nella soluzione dei problemi sociali emergenti senza opporsi ad esso. E’ facile dedurre da questa risposta unanime che le ong cinesi, differentemente da quelle di stampo europeo, vedono se stesse in una dinamica di mutualismo invece che di autonomia dal governo. Con mutualismo si intende quello stato in cui sia le ong che il governo possono trarre reciproco beneficio. Lo stesso governo, nella voce di Chen Guanyao, ex direttore del dipartimento amministrativo delle ong (Ministero degli Affari Civili) afferma che le ong hanno il ruolo di ponte tra la società e lo stato, attraverso di esse possono essere raccolte o disseminate informazioni.
Le radici della concezione mutualistica delle ong, possono essere rintracciate all’interno della ‘linea di massa’ [群众路线], il metodo di comunicazione politica tra il governo e le masse durante il periodo maoista. Attraverso questa modalità, i bisogni e le domande della popolazione vengono incorporate nelle politiche governative attraverso delle organizzazioni intermediarie che raccolgono informazioni dalla popolazione. Se viste attraverso questa dinamica, le ong possono fungere da mediatori tra le necessità delle masse e il governo. Questa concezione è avallata dal fatto che in diversi studi, le ong intervistate sentono la necessità di un riconoscimento del loro operato presso i governi locali o da qualche organizzazione semi-governativa. Da notare come il termine 中间组织 che letteralmente significa “organizzazioni di mezzo” e’ un altro modo per riferirsi alle ong in Cina.
Le organizzazioni intendono l’attività di mediazione come un passaggio di informazioni che vengono raccolte sul campo (dalle masse) e che riguardano le necessità di un determinato gruppo sociale o settore, o opinioni di esperti sullo sviluppo e sulle tecnologie. La modalità con cui le ong cinesi si propongono per questo ruolo di mediatrici e’ di tipo collaborativo e mai di aperto confronto e per questo possiamo dire che la società civile cinese ha un modello integrazionale più che opposizionale. Il supporto delle ong deve essere fornito sempre all’interno di dinamiche ben prestabilite, nelle quali le informazioni vengono sistematizzate dal governo in una struttura di tipo gerarchico. Il governo ha sempre un potere più ampio in quanto le decisioni su quali bisogni prendere in considerazione e a quali dare la priorità è completamente nelle sue mani.
Le organizzazioni, però, si sentono comunque parte di un sistema nel quale possono avere un impatto attraverso il ruolo di mediatrici, tanto più che diverse ong cercano di far rientrare i loro obiettivi specifici all’interno di slogan governativi quali l’innovazione sociale 社会创新 o la società armoniosa和谐社会, per questo possiamo dire che lo scopo delle organizzazioni è di tipo deliberativo più che di aggregazione sociale. Quando si parla di advocacy in Cina, nella maggior parte dei casi,ci si riferisce a collaborazioni tra il governo a diversi livelli e ong in cui le organizzazioni si offrono nel ruolo di consulenti per formulare una specifica politica. Il ruolo di consulenti gli è garantito dal fatto che esse lavorano a stretto contatto con una determinata problematica o che hanno sviluppato una tecnologia innovativa.
Oltre alla linea di massa, c’è un altro sistema che struttura la morfologia della società civile cinese in relazione al governo ed è quello dei punti sperimentali [试点]. Anche se i punti sperimentali sono uno strumento governativo nato negli anni ‘30 per integrare le esperienze pratiche a livello locale nelle politiche governative nazionali all’interno della riforma agraria, esso si è poi allargato a diversi ambiti ed è divenuto noto anche come il sistema “dal punto alla superficie” [由点到面]. E’ proprio grazie a questo sistema, che alcune organizzazioni hanno potuto essere partecipi dei processi di elaborazione delle politiche sociali, divenendo partner di governi locali in procinto di sperimentare delle innovazioni in un certo determinato campo.
Intrattenere una collaborazione con un governo a livello locale è sempre negli obiettivi delle ong perché in alcuni attraverso questa modalità esse possono contribuire realmente nel loro campo d’azione. Ovviamente dal canto loro, le ong devono dimostrare di avere certe competenze e di poter fornire un supporto valido nel contesto su cui il governo locale o un’ organizzazione governativa o semi-governativa sta lavorando. I governi locali sono spesso propensi a queste collaborazioni a causa della scarsezza dei fondi e del personale che li caratterizza. Il discorso del ruolo delle ong sull’innovazione nelle politiche sociali rientra anche sul piu’ moderno concetto dell’innovazione del managment sociale [社会管理创新], nel quale il governo fa appello ad altri attori per cercare nuove soluzioni a problemi di ordine sociale. Anche nel piano quinquennale 2011-2015 il governo ha enfatizzato che l’innovazione nel managment sociale e’ una riforma creativa per produrre cambiamenti dal basso.
L’innovazione sociale dovrebbe essere quindi guidata dalla societa’ civile per risolvere i problemi e i conflitti che la riguardano, per soddisfare i bisogni e per fornire servizi sociali. Secondo Wang Ming, direttore del centro di ricerca delle ong della Qinghua University, questo sistema coinvolge il governo e la società civile che lavorano insieme per risolvere i problemi sociali altrimenti irrisolvibili. E’ comunque chiaro che dietro al concetto di innovazione sociale, sono nascoste diverse contraddizioni, come il sistema di registrazione proibitivo e le difficoltà di parte delle ong di servire il governo come consulenti o fornire servizi. Concludendo, esistono quindi delle strutture istituzionali proprie della politica cinese che formano lo scheletro della società civile nel paese, proprio per questo, insistere su concetti tipici di altre tradizioni e lamentarsi del fatto che non siano presenti in Cina e’ una negazione della sua specificita’.
*Fiorinda Di Fabio nasce ad Ascoli Piceno nel torrido agosto 1986, si laurea in Lingue e Civiltà Orientali all’Università di Roma “La Sapienza” con una tesi sulla funzione storiografica delle iscrizioni sui bronzi rituali Zhou. Si specializza prima all’Universita’ di Lingue e Culture di Pechino poi all’Universita’Qinghua in Sviluppo Internazionale con una tesi sulle strategie di advocacy delle ong in Cina. Dal 2009 ha collaborato presso diverse ONG e in due dei piu’ importanti centri di ricerca che si occupano di societa’ civile in Cina: China Development Brief e il Centro di Ricerca per le ONG dell’Universita’ Qinghua. Nel 2010 fonda morning tears Italia a Macerata che si occupa di figli di condannati a morte e detenuti in territorio cinese. Attualmente sta portando avanti un percorso di ricerca al fine di addentrarsi nell’inconscio della popolazione della terra di mezzo, occupandosi di integrazione culturale degli stranieri in Italia.