Vicino al Segretario Trong e membro più giovane del Politburo, la sua parabola politica si inserisce nel più ampio rimpasto politico degli ultimi tempi. Poi l’intelligenza artificiale per velocizzare la transizione energetica e le donne ai vertici manageriali di Singapore
L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 10 marzo.
“Sono carne e sangue con il mio popolo / lo stesso sudore, la stessa goccia di sangue bollente”. È citando il più noto poeta vietnamita del XX secolo che Vo Van Thuong assume ufficialmente la carica di presidente della Repubblica socialista del Vietnam il 2 marzo 2023. Dopo le inaspettate dimissioni di Nguyen Xuan Phuc (le prime nella storia della Repubblica socialista) lo scorso 17 gennaio, l’élite politica sembra pronta a lasciarsi alle spalle un periodo di scandali e arresti.
Prima di Phuc, sempre a gennaio, anche i due vice ministri Pham Binh Minh e Vu Duc Dam hanno consegnato le proprie dimissioni. Per tutto il corso del 2022 la campagna anticorruzione del Partito comunista vietnamita (PCV) si è intrecciata con lo scandalo delle tangenti per i rimpatri durante la pandemia e quello della truffa intorno ai test per il Covid-19. A voler segnalare la necessità di ripulire l’immagine della leadership politica rientra anche la tempestività nell’eleggere un nuovo presidente senza attendere l’Assemblea nazionale di maggio. Il nuovo presidente si chiama Vo Van Thuong e la sua elezione è stata approvata con un voto del 98,8%.
Vo Van Thuong è originario della provincia meridionale di Vinh Long. È nato nel 1970 ed è il membro più giovane dell’attuale Politburo. Non è un caso che il PCV e l’Assemblea nazionale abbiano scelto un sudvietnamita per ricoprire la carica di presidente. Tradizionalmente i “quattro pilastri” della politica vietnamita – ovvero il segretario generale PCV, il capo di stato, il primo ministro e il presidente dell’Assemblea nazionale – rappresentano equamente i due poli del paese. Dal 2021, però, nessun vietnamita aveva ancora assunto una delle quattro cariche principali. Nel caso di Thuong è però importante ricordare che la famiglia si era trasferita nel Vietnam del nord e vi rimase fino alla fine della guerra.
Diversamente dal suo predecessore, laureato in Economia, Thuong si è laureato in Filosofia marxista-leninista presso l’Università di Ho Chi Minh. Ma come Phuc ha presto scalato le gerarchie di Partito dopo anni di militanza attiva nel mondo dell’associazionismo giovanile che ruota intorno al PCV. È entrato nel Partito nel 1993, a 23 anni, ed è stato eletto membro del Politburo durante il 12° Congresso, nel 2016. Gli analisti lo identificano come un fedelissimo dell’attuale Segretario Nguyen Phu Trong, che al 13° Congresso gli ha affidato la Segreteria esecutiva del PVC. Con questo curriculum Thuong era da tempo considerato uno dei possibili eredi di Trong e oggi si conferma una scelta rassicurante in tempi agitati. Non solo: l’economia vietnamita sta vivendo uno dei periodi più floridi degli ultimi anni e la fiducia non è più solo una questione di politica interna.
Cosa significa l’elezione di Thuong per l’economia vietnamita
Oggi il Vietnam è uno dei paesi più promettenti dal punto di vista economico: la crescita del Pil ha superato l’8% nel corso del 2022 e il Fondo monetario internazionale (Fmi) vede la continuazione di questa parabola ascendente con un saldo +6,2% per il 2023 (rispetto ai dati dell’Istituto nazionale di statistica – citati sopra – il Fmi aveva stimato la crescita del 2022 al +7%). Dopo la riconferma di Trong alla dirigenza del Partito, inoltre, sembrano consolidati quelli che la leadership interpreta come segnali di stabilità nei confronti dei cittadini e degli investitori esteri.
Coerentemente con quello che sembra un percorso prettamente politico avviato con il 13° Congresso (2021), nel suo discorso inaugurale Thuong ha preferito dare spazio alla lotta alla corruzione e alla costruzione di “un apparato statale pulito [dalla corruzione, ndr.] e forte”. Ha poi citato gli obiettivi di sviluppo interno quali il raggiungimento del reddito medio entro il 2030 e il coronamento della costruzione di un paese socialista ad alto reddito entro il centenario della fondazione della repubblica, il 2045.
Il moloch burocratico vietnamita rimane un ostacolo all’innovazione ma, sottolineano gli analisti, i recenti sommovimenti anche ai piani più alti dell’élite politica di Hanoi potrebbero influire positivamente sull’attrattività economica del paese. Come evidenzia Le Hong Hiep, senior fellow di ISEAS – Yusof Ishak Institute, il repentino passaggio di consegne degli ultimi due anni sarebbe da interpretare come un’accelerazione nella transizione politica del paese. Il terzo (eccezionale) mandato di Trong sarebbe, quindi, funzionale alla costruzione di una discendenza solida e rassicurante. Sebbene sia ancora da mettere alla prova la competenza dei funzionari prescelti.
Per il Vietnam si sta aprendo un periodo di opportunità, sostenute da spinte interne ed esterne a Hanoi: l’allontanamento delle catene globali del valore dalla Cina, gli incentivi governativi in materia di sviluppo high-tech e l’apertura agli investimenti per la costruzione di un apparato energetico resiliente. Ma il Partito dovrà saper bilanciare l’entusiasmo degli investitori con le problematiche strutturali del paese, dalle infrastrutture alla burocrazia. Per fare questo non basterà un uomo (o meglio, non ne basteranno quattro) alla guida della nazione. Intanto, la presidenza potrebbe essere solo una prima piattaforma di lancio per Thuong che – come sostiene una dichiarazione rilasciata da un diplomatico di Hanoi all’agenzia stampa Reuters – potrebbe poi diventare il successore di Trong alla dirigenza del Partito e quindi passare al ruolo più importante nella gerarchia politica.
A cura di Sabrina Moles
Più intelligenza artificiale per la transizione green
I Paesi del Sud-Est asiatico hanno mostrato di voler puntare forte sulla transizione energetica, che avrà effetti anche sull’economia. Nel suo “Southeast Asia’s Green Economy 2022 Report”, Bain & Co. ha stimato che la generazione di energia solare ed eolica produrrà 30 miliardi di dollari all’anno di entrate nella regione entro il 2030. In effetti, l’impegno della regione per l’energia verde ha acquisito uno slancio senza precedenti sia nel settore pubblico che in quello privato.I governi dell’Asia-Pacifico stanno fissando obiettivi ambiziosi per le energie rinnovabili. Secondo un’analisi di Sydney Lim pubblicata su Nikkei Asia, l’intelligenza artificiale può svolgere un ruolo cruciale per superare gli ostacoli sulla strada della transizione energetica e velocizzare il processo. In che modo? Attraverso soluzioni infrastrutturali intelligenti per il settore energetico che possono contribuire all’ottimizzazione delle operazioni, al miglioramento dell’efficienza, all’aumento della produttività, alla riduzione dei rischi e all’approfondimento della sostenibilità. La tecnologia è in grado di apprendere dai modelli di utilizzo e di fornire previsioni accurate sulle esigenze future. Gli sprechi energetici possono essere ridotti in larga misura facendo coincidere l’alimentazione con la domanda di energia, minuto per minuto. Grazie alla riduzione dei rifiuti e delle emissioni di carbonio, l’intelligenza artificiale può contribuire al raggiungimento degli obiettivi ecologici. I gestori delle reti possono quindi sapere quando immagazzinare l’energia e quando attivare le microgrid per ottenere un flusso di energia costante e soddisfare la domanda di consumo. L’intelligenza artificiale può anche favorire la transizione del settore verso le energie rinnovabili, prevedendo la disponibilità di energia generata naturalmente e anticipando le condizioni meteorologiche grazie ai dati storici e ai modelli meteorologici imminenti. L’intelligenza artificiale può contribuire anche a ottimizzare l’intero processo di produzione nelle fabbriche di idrogeno. Nel settore petrolifero e del gas, l’intelligenza artificiale ha permesso alle raffinerie di aderire ai piani operativi commerciali, ridurre i costi dei materiali di produzione e ridurre gli sprechi.
Singapore, sempre più donne nei ruoli manageriali
Continua ad aumentare il numero delle donne nelle posizioni apicali del mondo imprenditoriale di Singapore. Secondo uno studio annuale del Council for Board Diversity, il 36% delle nomine nei consigli di amministrazione delle 100 maggiori società quotate alla borsa di Singapore è stato affidato a donne nel 2022, un record e un aumento rispetto al 23% del 2021. L’afflusso di donne fa seguito alle nuove regole che impongono alle società quotate a Singapore di dire di più sulle loro politiche di diversità nei consigli di amministrazione. Secondo il rapporto del CBD, alla fine del 2022 il 21,5% dei ruoli di amministratore era ricoperto da donne, rispetto al 18,9% della fine del 2021. Il rapporto rileva che il “pool di talenti” femminili di Singapore è in crescita. Tra tutti gli amministratori nominati per la prima volta nelle prime 100 società, le donne rappresentano il 45%, rispetto al 25-30% precedente. Numeri molto rilevanti e significativi, ma permangono tuttavia degli ampi margini di miglioramento. Oltre il 90% dei consigli di amministrazione di Singapore sono presieduti da uomini. Inoltre, solo il 7% delle prime 100 società ha un consiglio di amministrazione equilibrato dal punto di vista del genere, definito come composto per il 40-60% da uomini o donne. L’afflusso di donne nei consigli di amministrazione dimostra che Singapore si sta muovendo nella giusta direzione, ha dichiarato al South China Morning Post Mak Yuen Teen, professore dell’Università Nazionale di Singapore, che si occupa di corporate governance. Ma il fatto che ci siano ancora relativamente poche posizioni di leadership per le donne nei consigli di amministrazione “suggerisce che al momento vengono nominate nei consigli di amministrazione candidate relativamente meno esperte”. Ma di certo il percorso intrapreso da Singapore e dalla sua realtà imprenditoriale per garantire maggiore rappresentatività alle donne è quello giusto.
ENERGIA Estrazione mineraria L’industria di trasformazione a valle del Sud-Est asiatico ha visto una rapida crescita ed espansione. Dal 2021, i prezzi delle materie prime per i metalli comuni come il nichel e il rame sono aumentati dall’80 al 120 per cento. |
BUSINESSItalian Exhibition Group
La società finalizza l’acquisizione di due nuove fiere nella gioielleria e nel food & beverage. Con questa operazione realizza la sua espansione in tutta l’area del Sud-Est asiatico. |
AMBIENTEPlastica
Molti giovani creativi stanno trovando soluzioni interessanti all’ondata di rifiuti che affligge Bali e sebbene siano ancora all’inizio di questa “rubbish revolution” le premesse sono promettenti. Financial Times: https://www.ft.com/content/be07595a-2fda-4a2b-9ef8-c320112b6d3c |
ECONOMIAMercato del lavoro
Secondo alcuni osservatori, in Indonesia non è mai stata varata una normativa precisa sui cosiddetti “lavoratori domestici”, che si trovano ad avere quindi poca protezione e spesso vedono i propri diritti negati. East Asia Forum: https://www.eastasiaforum.org/2023/03/03/protecting-domestic-workers-in-indonesia/ |
BUSINESSInvestimenti a Singapore
Singapore ha aumentato i requisiti per gli investitori stranieri che vogliono aderire al Global Investor Program. Gli operatori sono, tra le altre cose, tenuti ad assumere un maggior numero di lavoratori locali per poter accedere al programma. ASEAN Briefing: https://www.aseanbriefing.com/news/new-stricter-requirements-for-singapores-global-investor-program/ |
GEOPOLITICA ASEAN-Giappone In vista della commemorazione dei 50 anni di relazioni diplomatiche, Giacarta e Tokyo si confrontano sulle sfide che hanno di fronte, ma quale sarà il futuro delle relazioni tra ASEAN e Giappone in un indo-pacifico in evoluzione? The Diplomat: https://thediplomat.com/2023/03/where-next-for-asean-japan-relations-in-a-changing-indo-pacific/
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