La Lego ha scelto il Vietnam per la costruzione della sua prima fabbrica a emissioni zero. Nel tentativo di minimizzare l’impatto della competizione commerciale tra Cina e Stati Uniti, diverse multinazionali stanno puntando a diversificare le catene di approvvigionamento prendendo le distanze da quella che per decenni è stata considerata la fabbrica del mondo.
L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 3 marzo.
Lego, prima produttrice di giocattoli al mondo per fatturato, ha dato avvio alla costruzione di un nuovo impianto nella provincia vietnamita di Binh Duong, circa 50 chilometri a nord di Ho Chi Minh. Sarà la sesta base produttiva dell’azienda danese e la seconda in Asia, dopo quella di Jiaxing in Cina, attiva dal 2015.
Lo stabilimento, la cui apertura è prevista per l’anno prossimo, avrà un’estensione di 44 ettari, sarà alimentato principalmente da energia solare e potrà contare su tecnologie all’avanguardia per la produzione degli iconici mattoncini in plastica. La decisione comporterà la creazione di 4.000 posti di lavoro nei prossimi 15 anni, nonché l’iniezione di oltre un miliardo di dollari di investimenti nella zona, che già ospita i più grandi complessi industriali e vanta il titolo di regione più ricca del Paese. Si tratta del più grande investimento da parte di un’azienda danese in Vietnam.
La vicenda riflette una tendenza più ampia che negli ultimi cinque anni ha visto il Vietnam spiccare tra le destinazioni preferite dagli investitori stranieri in fuga dall’ex fabbrica del mondo, nel tentativo di eludere i dazi statunitensi sulle merci importate dalla Cina.
Anche su spinta della corsa alla delocalizzazione innescata dallo scoppio della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, le autorità vietnamite hanno elaborato un piano per attirare proattivamente gli investimenti stranieri, dando priorità ai progetti ad alto valore aggiunto e promotori di tecnologie avanzate e pulite.
Secondo Bruno Jaspaert, amministratore delegato di Deep C Industrial Zones, uno dei maggiori sviluppatori di zone industriali del Vietnam, concentrando i propri sforzi sui temi pressanti per gli investitori internazionali, come la sostenibilità così come declinata dagli obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite, il Paese “potrebbe avere la ricetta per il successo”.
Con l’emanazione della Risoluzione 50 nel 2019, il Partito Comunista del Vietnam ha rimarcato la centralità del ruolo che gli attori economici stranieri e gli investimenti esteri giocano nel perseguimento di una strategia di sviluppo di lungo periodo, sottolineando la necessità di attrarre tecnologie verdi e hi-tech che aggiungano al processo produttivo.
In effetti, già nel 2018 gli IDE erano aumentati del 9,1% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 19,1 miliardi di dollari, e registrando successivamente un ulteriore aumento del 6,7% a 20,38 miliardi di dollari nel 2019. Dopo una prima fase di stallo nel 2020 a causa dello scoppio della pandemia, sono tornati a crescere significativamente nel 2021, anche sulla scia delle massicce chiusure degli impianti industriali causate dalla strategia “zero Covid” portata avanti da Pechino, fino a raggiungere i 38,85 miliardi.
Lo stesso Carsten Rasmussen, direttore operativo di Lego, ha dichiarato a dicembre 2021 che l’impegno del governo vietnamita per espandere le infrastrutture per la produzione di energia rinnovabile e l’approccio collaborativo con le aziende straniere hanno contribuito alla decisione del Gruppo di aprire una nuova base produttiva nel paese.
Tuttavia, secondo gli esperti esistono dei fattori strutturali che rendono pressoché impossibile che queste nuove attraenti destinazioni per gli investitori stranieri, come il Vietnam e la più ampia regione del Sud-Est asiatico, si trasformino in vere alternative al completo ecosistema di produzione cinese e mettano realmente in discussione lo status di Pechino come hub manifatturiero globale, nel breve periodo.
Zhang Monan, vicedirettore dell’Istituto di Studi Americani ed Europei presso il Centro Cinese per gli Scambi Economici Internazionali di Pechino, ha affermato che la mancanza di un sistema industriale completo e di un grande mercato interno rappresenta un importante svantaggio per il Vietnam. Finchè i semilavorati continueranno ad essere forniti principalmente dalla Cina e i prodotti finiti esportati principalmente negli Stati Uniti, lo sviluppo industriale del paese non potrà mai emanciparsi dalla sua dipendenza esterna.
Inoltre, il Vietnam soffre ancora la carenza di manodopera qualificata, oltre che l’enorme disparità di scala demografica se paragonata all’enorme vicino. Secondo i dati ufficiali vietnamiti, solo l’11% dei 51,4 milioni di lavoratori del Paese è considerato altamente qualificato, contro gli oltre 200 milioni dichiarati dalle autorità cinesi (circa il 26% della forza lavoro totale).
“Con il 7% della popolazione cinese, [il Vietnam] non sarà in grado di spostare più di una piccola frazione delle esportazioni cinesi”, ha dichiarato David Dapice, economista senior dei programmi Vietnam e Myanmar presso l’Ash Centre for Democratic Governance and Innovation dell’Università di Harvard.
A cura di Michelle Cabula
L’Indonesia attrae investimenti per la nuova capitale
L’Indonesia sta presentando una serie di agevolazioni fiscali per attrarre aziende e persone a trasferirsi nella sua nuova capitale nel cuore del Borneo. Le banche e le assicurazioni che operano nella nuova capitale Nusantara non pagheranno imposte sul reddito fino a 25 anni se investiranno prima del 2035, mentre chi investe prima del 2045 può ottenere un’agevolazione fiscale fino a 20 anni. Questo è uno tra i diversi incentivi offerti dal governo per convincere le imprese a sostenere il piano del Presidente indonesiano Joko Widodo da quasi 40 miliardi di dollari per spostare la capitale del Paese da Giacarta. La visione di Jokowi è quella di costruire una città interamente alimentata da fonti rinnovabili e tecnologicamente avanzata, con solo il 20% del prezzo coperto dal bilancio statale. Per questo motivo, il Paese è in cerca di investitori che aiutino a realizzare il progetto. Finora, 20 aziende, tra locali e straniere, hanno mostrato interesse a investire in Nusantara e alcune di esse hanno firmato accordi, ma i nomi non sono noti. Per facilitare tali accordi il governo ha anche dichiarato che si farà carico delle tasse sul reddito dei cittadini fino al 2035. Altri incentivi previsti nel programma di Nusantara comprendono agevolazioni fiscali per gli investimenti superiori ad una certa soglia in svariati settori, esenzioni per le aziende che trasferiscono la loro sede centrale o gli uffici regionali nella nuova capitale, e “super deduzioni fiscali” per i costi sostenuti da istituzioni educative, di ricerca e non profit nella città. Gli incentivi verrebbero offerti solo fino al 2045, anno in cui i piani per Nusantara dovrebbero essere completati. Di recente sono già iniziati i lavori per costruire le infrastrutture di base della nuova capitale, tra cui una diga, strade ed edifici presidenziali e vicepresidenziali. L’obiettivo è che i funzionari pubblici inizino a trasferirsi dall’anno prossimo.
ECONOMIA Crescita globale Secondo un report di S&P Global Market Intelligence, le grandi economie emergenti dell’Asia guideranno la crescita globale nel 2023. India, Cina e Stati del Sud-Est asiatico saranno il motore di sviluppo mondiale. |
FINANZABanchiere scomparso
Secondo quattro persone a conoscenza dei suoi piani, il banchiere cinese Bao Fan si stava preparando a spostare parte della sua fortuna dalla Cina e da Hong Kong a Singapore nei mesi precedenti la sua scomparsa. Financial Times: https://www.ft.com/content/d5f8a388-dcd8-4650-858a-b9f74a057d40 |
ECONOMIAEconomie innovative
Nonostante le numerose battute d’arresto dal 1945, anno della sua indipendenza, tra cui la crisi finanziaria asiatica del 1997, il Paese è oggi la più grande economia del Sud-Est asiatico e membro del G20, con un promettente futuro. East Asia Forum: https://www.eastasiaforum.org/2023/02/24/jump-starting-indonesias-transition-to-an-innovative-economy/ |
CULTURAFood and beverage
La Camera di Commercio Italiana a Singapore ha presentato la quinta edizione dell’Italian Food and Beverage in Singapore. L’iniziativa, organizzata dalla Camera nazionale in collaborazione con le Camere di Commercio Italiane in Asia, vedrà la partecipazione di oltre trenta aziende italiane. TVnews: https://www.espansionetv.it/2023/02/23/quinta-edizione-dellitalian-food-and-beverage-a-singapore/ |
MODA
Investimenti italiani “L’export è arrivato a rappresentare il 90% del giro d’affari totale, trainato soprattutto dagli Stati Uniti, ma anche Europa, Medio Oriente, Giappone e Sud Est Asiatico”, spiega il CEO della celebre casa italiana Giuseppe Santoni. Fashion network: https://it.fashionnetwork.com/news/Santoni-cresce-del-46-e-pianifica-nuovi-opening,1489844.html#fashionweek-milan-bally |
ENERGIA Domanda di gas Secondo il Forum dei Paesi Esportatori di Gas, l’ASEAN raddoppierà la sua domanda di gas naturale fino a 350 miliardi di metri cubi entro il 2050, con l’abbandono della produzione di energia elettrica a carbone. Vietnam+: https://en.vietnamplus.vn/aseans-natural-gas-demand-to-more-than-double-in-2050/248937.vnp
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