L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 5 febbraio.
Il 14 maggio 2019 il Presidente indonesiano Joko Widodo ha lanciato ufficialmente il primo Masterplan per l’Economia Islamica (MEKSI) da implementare nel quinquennio 2019-2024. L’Indonesia è il Paese con la più numerosa popolazione musulmana del mondo e negli ultimi anni sta puntando sempre più concretamente allo sviluppo di forti strategie inerenti l’economia islamica.
The State of The Global Islamic Economy Report 2020/2021 rileva che l’Indonesia continua ad avanzare in tutte le classifiche dei principali settori dell’economia islamica mondiale, posizionandosi sempre tra i primi 10 Paesi. In relazione al GIEI (Global Islamic Economy Indicator), l’Indonesia è salita dal decimo posto nel 2018 al quarto posto nel 2020, avanzando di un ulteriore posizione rispetto al quinto posto del 2019. Inoltre, si posiziona al 1° posto nella Top 5 dei mercati mondiali di consumo alimentare halal, con una spesa di $144 miliardi; 7° posto nella Top 10 dei Paesi in base agli asset di finanza islamica; 2°, 4° e 5° posto nelle rispettive Top 5 dei mercati di consumo di cosmetici halal, prodotti farmaceutici halal e modest fashion.
Questi dati confermano il ruolo dell’Indonesia tra i Paesi con maggiore potenziale per diventare centri nevralgici dell’economia islamica. Di recente, l’Indonesia ha compiuto passi decisivi in tale direzione. Innanzitutto, con la legge No. 33/2014 sulla Garanzia dei Prodotti Halal, il governo indonesiano ha reso obbligatoria la certificazione per tutti i prodotti halal distribuiti sul mercato interno, incluse le importazioni. Questa legge è entrata in vigore ad ottobre 2019 e prorogata fino al 2024 per permettere ai produttori di adeguarsi alle nuove direttive ed ottenere la certificazione halal. I requisiti halal si applicano a varie categorie di beni e servizi. Il mercato globale halal, analizzato dal suddetto Report, comprende infatti ben 7 categorie economiche: cibo halal, finanza islamica, turismo Muslim-friendly, modest fashion, farmaci halal, cosmetici halal, media e intrattenimento a tema islamico.
Su questa scia si pone quindi l’adozione del cosiddetto MEKSI 2019-2024 (Masterplan Ekonomi Sharia Indonesia), il primo piano d’azione atto a rendere l’Indonesia un Paese leader nella produzione di prodotti e servizi specificamente halal. Il piano individua 4 strategie principali. Esse prevedono il potenziamento del ruolo delle micro, piccole e medie imprese, intese come motore della catena del valore halal, concentrandosi in particolare sui settori più competitivi del Paese (alimenti e bevande halal, e modest fashion); il rafforzamento del settore finanziario islamico, con maggiore presenza e fornitura di capitali per le imprese di produzione halal; e infine, la promozione dei prodotti e servizi halal indonesiani tramite una più intensa collaborazione con le piattaforme di e-commerce.
L’avvio del Masterplan è passato attraverso l’istituzione del National Islamic Finance Committee (KNKS, Komite Nasional Keuangan Syariah) da parte del governo indonesiano. L’obiettivo esplicito è quello di rafforzare il ruolo della finanza islamica nel guidare la crescita economica del Paese, supportata dallo sviluppo di un roadmap nazionale per il fintech islamico.
Il KNKS ha successivamente cambiato nome in National Sharia Economy and Finance Committee (KNEKS), nell’ambito di una nuova strategia e di una nuova direzione esecutiva. Il KNEKS coprirà quattro aree: sviluppo dell’industria dei prodotti halal, sviluppo della finanza islamica, sviluppo della finanza sociale islamica e aumento delle attività commerciali islamiche. La domanda per il consolidamento della finanza islamica, così come la sua analisi e comprensione, è infatti sempre più forte in Indonesia. Essa registra anche il maggior numero di eventi del settore, e si classifica seconda per la quantità di studi ad esso correlati.
L’attuazione del MEKSI coinvolge i vari attori dell’economia islamica con iniziative ampie ed ambiziose. Tra gli obiettivi del Masterplan rientrano infatti la costruzione del Halal Lifestyle District a Jakarta, un distretto industriale di 21 mila metri quadrati con un investimento di $18 milioni; e la
realizzazione del Muslim Fashion Project (MOFP), un piano d’azione per lo sviluppo dell’industria della modest fashion, che include concorsi e progettazione di start-up di moda, e in cui sono coinvolti circa 656 piccole e medie imprese e 60 designer. L’Indonesia mira così a diventare la
prossima capitale mondiale della modest fashion.
Il MEKSI 2019-2024 rappresenta quindi un importante punto di svolta per la politica economica indonesiana. L’economia islamica è destinata a diventare il valore identitario dell’Indonesia, che si pone l’ambizioso obiettivo di diventare produttore chiave e hub mondiale del settore halal entro il
2024.
A cura di Annalisa Manzo
Vietnam tra politica e sviluppo
Con il motto “Solidarietà – Democrazia – Disciplina – Creatività – Sviluppo”, dal 25 Gennaio al 2 Febbraio si è tenuto ad Hanoi il XIII Congresso del Partito Comunista vietnamita, a cui hanno preso parte i vertici del partito e del governo, più di 1500 delegati, associazioni di categoria affiliate al Partito Comunista, come l’Unione Giovanile Comunista Ho Chi Min, l’organizzazione giovanile del Partito, e le associazioni dei lavoratori. Questi i temi portanti del congresso: rafforzare la struttura del Partito e del sistema politico, stimolare la volontà e la determinazione per lo sviluppo nazionale e promuovere con forza l’unità nazionale, mantenere un ambiente pacifico e politicamente stabile e continuare con gli sforzi per trasformare il Vietnam in un Paese sviluppato a reddito alto entro il 2045, anno del centenario della proclamazione d’indipendenza da parte di Ho Chi Minh. Nguyen Phú Trọng, Segretario Generale del Partito Comunista e Presidente della Repubblica Socialista del Vietnam, ha consegnato il rapporto politico del XII Comitato Centrale del Partito e confermato i suoi sforzi nella lotta alla corruzione, da sempre uno dei punti cardine dei suoi programmi. Trọng, eletto per la terza volta a Segretario Generale del Comitato Centrale del Partito Comunista del Vietnam, è stato accompagnato dalle altre più importanti cariche dello Stato, come la Presidente dell’Assemblea nazionale, Nguyen Thị Kim Ngan, alti membri del Politburo e il Primo ministro Nguyen Xuan Phúc. Tempestivamente sono arrivate le congratulazioni del Presidente Cinese Xi Jinping, al rieletto Segretario generale, a testimoniare, ancora una volta, la solidità dei rapporti tra i due Paesi. Nel frattempo, il Paese continua la sua incessante lotta alla pandemia registrando un aumento dei casi nelle province settentrionali dopo quasi due mesi senza infezioni. Alcune aree della capitale Hanoi sono state poste addirittura sotto regime di lockdown e il Governo continua con le sue serrate campagne di tracciamento dei contagi.
Militari al potere in Myanmar
Lunedì, poche ore prima della prima seduta inaugurale del Parlamento birmano dopo le elezioni generali dello scorso 8 novembre, sono stati arrestati dalle forze armate la Consigliera di Stato Aung San Suu Kyi (premio Nobel per la pace nel 1991) e leader della Lega Nazionale per la Democrazia (LND), e altri illustri membri del partito. I militari, che denunciano da diverse settimane brogli durante l’ultima tornata elettorale, vinta abbondantemente dalla LND, hanno immediatamente trasferito tutti i poteri al generale Min Aung Hlaing, indetto per un anno lo Stato d’emergenza e promesso, alla fine di tale periodo, libere elezioni, invocando gli art. 417 e 418 della Costituzione. Va ricordato, infatti, che la carta costituzionale birmana garantisce di diritto, ai militari, un quarto dei seggi in Parlamento e ministeri chiave come Difesa e Interni rendendo molto complesso qualsiasi procedimento di revisione costituzionale e riforma strutturale del Paese, a cui Suu Kyi lavora dal dalla sua elezione nel 2015. Immediata la condanna da parte della comunità internazionale con gli Stati Uniti che hanno avvertito il Myanmar di invertire la rotta e il Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres che ha condannato fermamente il colpo di stato dell’esercito, parlando di durissimo colpo alle riforme democratiche in Birmania. Sulla stessa lunghezza d’onda l’UE, che ha parlato a più voci con la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, il capo della diplomazia, Josep Borrell e il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel che ha scritto: “Condanno fermamente il colpo di stato in Birmania e chiedo ai militari di rilasciare tutti coloro che sono stati detenuti illegalmente durante i raid in tutto il Paese”. Il potere assoluto è quindi ora nelle mani di Min Aung Hlaing e dei suoi generali. Il modo in cui eserciteranno questo potere determinerà probabilmente se il Myanmar scivolerà verso l’instabilità o rimarrà stabile fino a quando si terranno le nuove elezioni promesse dai golpisti.
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