Gli effetti della guerra russo-ucraina sul mercato globale dei combustibili fossili investono anche l’Asean e in generale i Paesi asiatici e spingono i governi a cambiare le loro strategie di lungo termine.
L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 10 giugno
La guerra russo-ucraina ha provocato un grave aumento dei prezzi dell’energia, in Asia come nel resto del mondo. Nel breve periodo, tale aumento peserà maggiormente sulle fasce più deboli – colpite anche dall’aumento dei prezzi di molti prodotti alimentari, sempre causato dalla guerra. Sul lungo periodo invece, potrebbe rappresentare un’opportunità. Governi e aziende potrebbero decidere di ridurre la loro dipendenza dai combustibili fossili, i cui prezzi sono schizzati, e fare maggiore affidamento sulle fonti rinnovabili. Possiamo dunque consolarci guardando al bicchiere mezzo pieno? Non proprio. La capacità di trasformare la crisi energetica in opportunità cambia molto a seconda della zona del mondo e della lungimiranza che i decisori pubblici dimostreranno nel far fronte agli effetti immediati della crisi. Esaminare l’impatto che la guerra sta avendo sul mercato energetico dell’Asia oggi può essere utile per azzardare una previsione su quali saranno le conseguenze profonde domani. Economie avanzate e in via di sviluppo, governi molto attrezzati o meno, tensioni di sicurezza internazionale ed effetti tangibili della crisi climatica… Il continente presenta tutti gli elementi di rilievo per essere un eccellente caso di studio sugli effetti immediati e profondi del conflitto.
La guerra russo-ucraina avrà tre effetti immediati sulle economie asiatiche. Innanzitutto, i prezzi globali dell’energia rimarranno alti e volatili per tutto il 2022, portando a un aumento generalizzato dell’inflazione; secondo, gli sforzi per superare definitivamente la crisi Covid, i cui effetti economici sono ancora intensi in certi paesi del continente, dovranno essere rivisti e accresciuti; infine, i governi cambieranno le proprie strategie energetiche, probabilmente aumentando le quote di energia prodotte attraverso il carbone e il gas naturale liquefatto (LNG), così da ridurre l’utilizzo di petrolio e gas trasportato via gasdotto – i due combustibili fossili maggiormente colpiti dalla riduzione dell’export russo causato dalla guerra e dalle sanzioni.
Nell’ASEAN, ciascun Paese sta vivendo gli effetti della crisi in modo diverso. I paesi produttori di petrolio e gas naturale come Indonesia, Malesia e Vietnam potranno utilizzare i nuovi guadagni per finanziare misure a sostegno delle categorie colpite dall’inflazione. Ci sono poi differenze preesistenti per quanto riguarda il mix di fonti fossili consumate: alcuni paesi consumavano già relativamente poco petrolio ed energia (Indonesia, Malesia, Filippine), altri invece sono più esposti (Singapore, Thailandia). Un altro elemento da considerare è il peso dell’export sull’economia nazionale: alcuni Paesi devono infatti preoccuparsi dell’inflazione anche dei propri partner commerciali. I consumatori UE, particolarmente colpiti dagli effetti economici della guerra, potranno comprare meno prodotti asiatici. In particolare, appaiono in difficoltà Filippine e Vietnam. Manila deve affrontare un’impennata dell’inflazione, il peggioramento del deficit commerciale, la svalutazione del peso e un numero ancora elevato di casi di Covid. Hanoi invece risente da sempre di una certa vulnerabilità agli shock economici esterni e questi ultimi anni di crisi globale sembrano una tempesta perfetta per la sua economia export-oriented.
L’energia non è soltanto un fattore di produzione, ma anche un asset strategico. Il concetto di sicurezza energetica appare di frequente nei discorsi dei leader mondiali e la guerra russo-ucraina ha reso ancora più urgente la questione, oltre a complicare i rapporti tra gli Stati Uniti e le potenze asiatiche, Cina e India in primis. Le risorse naturali russe rappresentano una sorta di pomo della discordia tra i tre giganti. Mosca cerca di spezzare il suo isolamento dirottando i suoi combustibili fossili dall’Europa verso Nuova Delhi e Pechino. L’India importa l’80% del petrolio che consuma, di cui il 3% proviene dalla Russia, e sembra intenzionata ad aumentare tale percentuale nel breve periodo. Il governo di Modi sembra indifferente alle scelte di Mosca e alle pressioni USA e vuole continuare a collaborare con la Russia. Anche la Cina ha una linea ambigua con la Russia e non sembra voler mettere in discussione l’accordo stipulato prima dello scoppio della guerra per aumentare le forniture di gas. La Cina non pare avere comunque molta scelta: già da prima della guerra, Pechino voleva ridurre la sua dipendenza dal carbone e dal LNG, il cui mercato è dominato da Stati Uniti e Australia. La crisi energetica alza la posta anche della disputa sul Mar cinese meridionale: i suoi fondali sono ricchi giacimenti di risorse fossili e le sue acque sono attraversate da un gran numero di cargo carichi di LNG e petrolio.
La crisi energetica è però rilevante soprattutto sul piano climatico. Se le economie si affidassero maggiormente alle fonti rinnovabili, anziché a quelle fossili, sarebbero meno esposte all’aumento dei prezzi di queste ultime – prezzi che si sono dimostrati, ancora una volta, estremamente volatili. La guerra è stata un campanello d’allarme per i politici del pianeta e dovrebbe spingerli a un reset della loro politica ambientale a favore della sostenibilità: forse le energie rinnovabili non sono poi meno affidabili di quelle fossili. Ma potrebbero scegliere di andare anche nella direzione opposta. Sempre dall’India arrivano segnali preoccupanti. Il Paese era sulla via giusta per raggiungere i propri obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti ai sensi dell’Accordo di Parigi – l’unica tra le grandi economie del mondo a poter vantare questo merito –, ma ora sta dedicando molte risorse per acquistare petrolio direttamente dalla Russia e distribuirlo a prezzo calmierato in modo da attenuare gli effetti della crisi energetica. Anche aumentare il ricorso al LNG potrebbe rivelarsi non sostenibile sul lungo periodo, sia in termini economici che ambientali. Il suo prezzo è aumentato molto e la sua inclusione nelle fonti energetiche verdi genera controversie.
Sicurezza energetica o lotta al cambiamento climatico? Rimedi di breve o di lungo periodo? La guerra russo-ucraina ha sottoposto all’Asia un “dilemma energetico” di non facile soluzione. In ogni caso, la crisi colpirà duramente tutte le economie del pianeta e i leader politici dovranno trovare il modo di proteggere le fasce deboli, senza perdere la sempre più complessa sfida ambientale e navigando uno scenario internazionale turbolento.
A cura di Piefrancesco Mattiolo
Diminuisce il peso economico di Tokyo in ASEAN
Il Giappone sta vedendo ridursi il suo ascendente sul Sud-Est asiatico. La regione è indiscutibilmente il fulcro del rilancio economico mondiale, delle rivalutazioni strategiche delle catene globali della produzione da parte dei colossi digitali, e del lancio di piattaforme multilaterali come l’Indo Pacific Economic framework. Secondo l’ASEAN Secretariat e lo Iseas Yusof Ishak Institute il peso giapponese in ASEAN è diminuito su diversi fronti. Nel commercio, il Giappone è stato superato dalla Cina dopo il 2008, e oggi la Repubblica Popolare ha registrato un interscambio commerciale con i Paesi del blocco ASEAN tre volte maggiore rispetto a quello giapponese nel 2021. Per quanto riguarda gli investimenti diretti esteri (IDE), la percentuale di investimenti giapponesi in ASEAN è calata. Tuttavia, il Paese è al vertice per investimenti accumulati, dati i suoi contributi tra il 1999 e il 2019 per lo sviluppo economico della regione, per cui ha allocato il 15% della sua spesa netta di aiuti allo sviluppo. Il fatto che la valuta giapponese sia scesa a 132 yen per dollaro, registrando il suo massimo grado di debolezza dal 2002 acuisce questo scenario complicato. La fiducia è una cosa che il Giappone può ancora vendere nella regione, ha detto un opinionista. In un recente sondaggio ISEAS, il 54% degli intervistati ha indicato il Giappone come un Paese che “fa la cosa giusta” per contribuire a promuovere la pace, la sicurezza e la prosperità nel mondo, mentre solo il 27% ha scelto la Cina. Segnale che la fiducia in Tokyo è ancora presente. Il Giappone ha a lungo formulato la sua diplomazia asiatica sulla base dell’alleanza con gli Stati Uniti. Ora però, avverte Nikkei Asia, mentre il Sud-Est asiatico aumenta la sua importanza geopolitica con la crisi ucraina, il Giappone ha urgentemente bisogno di ricostruire le sue relazioni con l’ASEAN, poiché la sua presenza in diminuzione nel Sud-Est asiatico potrebbe erodere la sua influenza diplomatica.
Nel Sud-Est la BRI rallenta, ma non si ferma
Nel Sud-Est asiatico, problemi sociali e ambientali rallentano i piani di sviluppo della Belt and Road Initiative (BRI) – secondo uno studio dell’ISEAS Yusof Ishak Institute. Come riporta il South China Morning Post, Pechino resta fedele ai suoi progetti di sviluppo nella regione, riorientandone l’implementazione a favore di infrastrutture “soft” come quelle sanitarie e digitali. La ragione di questo cambio di strategia è dettata dalla particolare contingenza storica: diverse controversie sui risarcimenti e l’afflusso di lavoratori cinesi non qualificati nel Sud-Est asiatico sono solo alcuni dei problemi riscontrati dagli esperti dell’ISEAS come ostacolo alla BRI. A questi si sommano anche le sofferenze economiche causate dalle restrizioni per il contenimento della pandemia. L’Indonesia, ad esempio, ospita ben 40 progetti finanziati da Pechino nell’ambito della BRI. Così, l’approdo massiccio di lavoratori non qualificati dalla Cina produce una conflittualità sociale che le autorità hanno difficoltà a gestire, e che si è ben presto tramutata in episodi al limite della xenofobia. Il flusso di lavoratori cinesi compete con la classe di lavoratori non qualificati locali, spingendo al ribasso i salari e aggravando il malcontento sociale. Le comunità rivierasche del Laos sono invece in attesa di risarcimenti per danni causati dalla scriteriata proliferazione di dighe cinesi sul Mekong – la principale fonte di reddito delle popolazioni autoctone – e di una ferrovia ad alta velocità, che hanno prodotto il deperimento degli stock ittici e la distruzione dei raccolti. “Il Sud-Est asiatico è salito al primo posto tra le destinazioni di investimento della Belt and Road nel 2020, nonostante il forte calo degli investimenti complessivi della Cina nella Belt and Road Initiative a livello mondiale”, ha scritto un analista dell’ISEAS. I costi sociali e ambientali sembrano rallentare i progetti della BRI, ma senza fermarli. La Cina resta impegnata nella loro implementazione – specie nei settori dell’energia (29% dei progetti), dei trasporti (23%) e dei metalli (18%).
Difesa AUKUS-Filippine Le Filippine sono state uno dei primi Paesi dell’ASEAN ad annunciare il sostegno all’AUKUS, il patto di difesa e sicurezza firmato da Australia, Regno Unito e Stati Uniti volto a contrastare la Cina nell’Indo-Pacifico. Quali saranno le prospettive future? East Asia Forum: https://www.eastasiaforum.org/2022/06/02/the-philippines-supports-aukus-not-so-fast/ |
PoliticaCrisi birmana
In un Myanmar fortemente colpito dalle piogge monsoniche, la giunta golpista sembra perdere terreno mentre la resistenza popolare e le sue milizie paiono acquisire forza e maggiore consapevolezza, mettendo a rischio la linea politica dei militari. Asia Times: https://asiatimes.com/2022/05/is-myanmars-military-starting-to-lose-the-war/ |
Turismo Legami India-Thailandia
La Thailandia, una delle mete turistiche più ambite non solo in Asia ma in tutto il mondo, ha riaperto al turismo internazionale che, soprattutto per i visitatori provenienti dall’India, rappresenta parte importantissima del PIL. The Diplomat: https://thediplomat.com/2022/06/india-is-the-key-to-boosting-thailands-post-pandemic-recovery/ |
EconomiaCommercio Seul-Phnom Penh
L’accordo di libero scambio tra la Cambogia e la Corea del Sud, che dovrebbe essere ratificato nei prossimi giorni, può contribuire ad incrementare le esportazioni cambogiane di indumenti, tessuti e calzature verso la Corea del Sud, rilanciando saldamente il commercio bilaterale. ASEAN Briefing: https://www.aseanbriefing.com/news/the-cambodia-south-korea-free-trade-agreement-increasing-potential-for-downstream-sectors/ |
BusinessEurazeo punta sull’ASEAN
Il colosso francese degli investimenti Eurazeo ha lanciato un fondo da 200 milioni di euro destinato alle startup assicurative del Sud-Est asiatico. La società, che ha 32 miliardi di asset in gestione, ha già completato la raccolta fondi per il veicolo di investimento. Insurzine: https://www.insurzine.com/2022/06/02/eurazeo-lancia-un-fondo-insurtech-nel-sud-est-asiatico/ |
Ambiente Cooperazione ASEAN-Australia Le enormi sfide energetiche ed ambientali presenti nella regione dell’Indo-Pacifico ed in particolar modo nel Sud-Est asiatico impongono una migliore cooperazione tra gli Stati, con obiettivi e impegni comuni. The Interpreter: https://www.lowyinstitute.org/the-interpreter/labor-should-create-regional-carbon-bank-asean-and-pacific |
GeopoliticaRelazioni USA-ASEAN
Gli osservatori fanno notare quanto sia cambiato nelle relazioni tra Stati Uniti e ASEAN dai primi vertici congiunti degli anni’70 ad oggi, analizzando come poter rafforzare la cooperazione bilaterale dopo la crisi ucraina. East Asia Forum: https://www.eastasiaforum.org/2022/05/31/stronger-asean-us-ties-hinge-on-careful-cooperation/ |
BusinessTrust cambogiani
Lo scorso gennaio, l’Autorità per i servizi finanziari non bancari della Cambogia ha emanato il “Prakas 003” sull’istituzione, la funzione e la gestione dei trust nel Paese. Cosa c’è da sapere? ASEAN Briefing: https://www.aseanbriefing.com/news/how-to-register-a-trust-in-cambodia/ |
Economia Crisi laotiana
La lenta ripresa dalla pandemia di Covid-19, l’inflazione dilagante, un debito pubblico insostenibile e l’aumento costante dei prezzi dell’energia fanno vacillare la fragile economia laotiana e mettono in serie difficoltà il governo. Asia Times: https://asiatimes.com/2022/05/perfect-storm-of-turbulence-for-indebted-little-laos/
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SportInteressi nel calcio inglese
L’emittente Radio Free Asia ha riferito che la Lega calcistica inglese condurrà delle indagini sul Birmingham City Football Club, dopo la pubblicazione di un rapporto in cui si afferma che un diplomatico cambogiano controlli segretamente una parte delle azioni del club. The Diplomat: https://thediplomat.com/2022/06/english-football-league-to-probe-alleged-cambodian-ownership-connection/ |
BusinessProduzione ASEAN
Poche settimane fa, il CEO di Apple Tim Cook aveva incontrato il Primo Ministro del Vietnam Pham Minh Chinh nel quartiere generale di Cupertino. I due avevano parlato di investimenti e intensificare la produzione, giacché 31 aziende con 160 mila lavoratori già forniscono pezzi di ricambio e attrezzature ad Apple. |
Difesa QUAD I leader del Quad hanno lanciato un piano di sorveglianza marittima denominato IPMDA, che aiuterà le isole del Pacifico e i Paesi del Sud-Est asiatico e dell’Oceano Indiano a monitorare in tempo reale la pesca illegale e altre attività illecite nelle loro acque territoriali. Notizie Geopolitiche: https://www.notiziegeopolitiche.net/quad-lalleanza-informale-lancia-un-piano-di-sorveglianza-marittima-denominato-ipmda/ |