semiconduttori

Mondo Asean – L’alleanza Chip4 e il suo impatto sui semiconduttori asiatici

In Innovazione e Business, Mondo Asean, Sud Est Asiatico by Redazione

La partita (politica) dei semiconduttori diventa gioco di squadra. Almeno da un lato del campo. L’alleanza a quattro voluta dagli USA mira contenere la Cina. Da che lato giocheranno i Paesi ASEAN? Poi il Sud-Est al centro del “secolo asiatico” e le auto elettriche in Thailandia

L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 30 settembre.

I semiconduttori sono essenziali per la vita e la crescita della società digitale. L’approvvigionamento “sicuro” di questi prodotti rappresenta ormai una priorità – e un grattacapo – per i governi di tutto il mondo. È tuttora in corso una crisi globale delle supply chain del settore – una crisi che si inserisce in un più ampio contesto di “globalizzazione in affanno” – che rende difficile per le altre industrie procacciarsi i componenti necessari. Il problema è reso ancora più complesso dalle sue ricadute politiche. Stati Uniti e Cina infatti gareggiano anche nello sfruttamento dei dati e nello sviluppo di nuove applicazioni dell’intelligenza artificiale. Questo porta i due giganti a richiedere un enorme quantità di chip e provare a limitare la presa del rivale sul mercato. Nei mesi scorsi, Washington ha mosso i primi passi verso la formazione di un’alleanza a quattro sui semiconduttori con i suoi partner storici affacciati sul Mar cinese – Giappone, Corea del Sud e Taiwan –  per poter sviluppare catene di approvvigionamento “democratiche”, dalla fabbrica al consumatore, senza dover coinvolgere necessariamente la Cina. Pechino guarda con sospetto all’iniziativa americana, temendo di finire “esclusa” dalle value chain più importanti del mondo globalizzato.

La fragilità e l’importanza strategica delle supply chain dei semiconduttori hanno spinto i governi ad attivarsi per mettere in sicurezza la propria sovranità tecnologica. Molti Paesi si sono attivati per rafforzare la produzione di chip nel proprio territorio, in collaborazione con i colossi del settore: solo per menzionare due iniziative, la taiwanese TSMC sta costruendo un impianto produttivo da 12 miliardi in Arizona con il supporto dello Stato e del Governo federale; Intel e il Governo italiano stanno chiudendo le trattative per la creazione di un sito produttivo in Veneto. Ciononostante, la value chain dei semiconduttori non può essere rinchiusa nei confini di un singolo Paese, né riorganizzata così facilmente. Ogni fase della filiera produttiva richiede una forte specializzazione di interi distretti industriali e attrezzature ad altissima tecnologia. Al momento, non sembra possibile fare a meno dei Paesi dell’Asia orientale. Pertanto, i governi cercano anche di rafforzare le proprie partnership internazionali, in modo da rendere più sicuri gli approvvigionamenti e superare certi colli di bottiglia nella produzione. Ciascuna economia del Chip4 è particolarmente forte in uno degli “anelli” della catena e l’alleanza riuscirebbe ad organizzare gli approvvigionamenti tra partner in modo quasi autonomo da attori esterni. Non ci sono solo considerazione economiche dietro l’iniziativa di Washington, però. I quattro Paesi sono democrazie like-minded che guardano con una certa attenzione alla influenza cinese crescente non solo nella regione, ma anche nell’economia digitale e in alcuni suoi settori d’avanguardia. In uno scenario di crescenti tensioni con Pechino, i Paesi Chip4 potrebbero avere interesse a non dipendere dall’industria dei semiconduttori cinese. 

Eppure, non è così facile estromettere la Cina dalla value chain, soprattutto per la Corea del Sud. Il 60% dell’export dei chip di Seul infatti va verso il vicino. Partecipare a un’alleanza che potrebbe essere percepita come anticinese esporrebbe i produttori coreani alla rappresaglia commerciale, quindi all’esclusione da un mercato di notevoli dimensioni. Allo stesso tempo, Pechino potrebbe non essere in grado di rinunciare ai semiconduttori Made in Korea, dato che certe tecnologie avanzate sono sviluppate solo lì o negli Stati Uniti – e Washington ha imposto sanzioni e misure di export control contro le aziende cinesi ancora nel 2020. In altre parole, provare a escludere un Paese dalla supply chain e, più in generale, intervenire nel settore con obiettivi politici comporterà sempre dei pesanti costi e potrebbe peggiorare ulteriormente la crisi degli approvvigionamenti. La sovranità tecnologica potrebbe rivelarsi un obiettivo irraggiungibile e, appunto, costoso – non ci sono solo i dazi imposti dai governi, ma anche la spesa in sussidi per attirare le aziende private sul proprio territorio – dato che il ritardo anche in una fornitura di secondaria importanza potrebbe paralizzare l’intero settore a livello mondiale.

L’iniziativa statunitense potrebbe coinvolgere a un certo punto anche alcuni Paesi ASEAN. L’industria dei semiconduttori si sta sviluppando velocemente nella regione e alcuni Paesi giocano già una parte fondamentale – soprattutto Malesia e Singapore. In alcuni casi, si tratta di partner riconosciuti da Washington anche sul piano politico. Prima o poi, gli USA potrebbero provare a coinvolgerli in iniziative come Chip4. Tutte le principali economie ASEAN hanno un rapporto ambivalente con la Cina: da un lato, partner economico fondamentale; dall’altro, vicino sempre più assertivo. Pertanto, per i loro governi potrebbe porsi lo stesso dilemma affrontato oggi da Seul. In ogni caso, occorre ricordare che l’industria mondiale dei semiconduttori non può prosperare senza un sistema commerciale liberalizzato e schermato, quanto più possibile, dalle tensioni politiche, a causa della fitta rete di interdipendenze tra Paesi. L’acuirsi delle tensioni tra Washington e Pechino in questo campo avrebbe, in ogni caso, effetti profondamente negativi sul settore e ne renderebbe ancora più complicata la crisi.

A cura di Pierfrancesco Mattiolo

L’ASEAN al centro del “secolo asiatico”

Secondo un nuovo rapporto della Banca asiatica di sviluppo, il blocco dei Paesi dell’Asia in via di sviluppo nel suo complesso dovrebbe crescere del 4,3% nel 2022. Escludendo la Cina, la regione dovrebbe crescere del 5,3%. Per la prima volta in tre decenni, la crescita della regione asiatica nel suo insieme dovrebbe essere più rapida di quella della Cina, rallentata dalla strategia zero Covid. L’ADB prevede un’accelerazione dell’inflazione regionale al 4,5% quest’anno, dal 3,7% previsto in precedenza. L’anno prossimo l’aumento dei prezzi dovrebbe stabilizzarsi al 4,0%, un valore comunque superiore alla precedente previsione del 3,1%. Secondo la banca, l’aumento dell’inflazione dovrebbe intaccare la ripresa dell’Asia meridionale, che quest’anno dovrebbe crescere del 6,5%, anziché del 7,0%. Ma ci sono aree che sembrano davvero voler correre. In primis il blocco ASEAN, con le previsioni di crescita del Sud-Est asiatico che per quest’anno sono state alzate al 5,1% dal 4,9%, mentre per il 2023 si prevede un’espansione del 5,0%. Il miglioramento delle previsioni di quest’anno è dovuto al rafforzamento della domanda interna in Indonesia, l’economia più grande del Sud-Est asiatico, per la quale si prevede una crescita del 5,4%, rispetto al 5,0%. Le Filippine sono ora stimate in crescita del 6,5%, anziché del 6,0%. Un ruolo di primo piano in questo scenario lo gioca il Vietnam. Dal 2000, il PIL del Vietnam è cresciuto più velocemente di quello di qualsiasi altro Paese asiatico, ad eccezione della Cina, con una media del 6,2% all’anno. Ha attirato grandi aziende straniere in massa. Ciò che è iniziato con i produttori di abbigliamento alla ricerca di manodopera poco qualificata si è trasformato in un boom dell’elettronica. Nel 2020 l’elettronica rappresenterà il 38% delle esportazioni di beni del Vietnam, rispetto al 14% di una torta molto più piccola nel 2010. L’ASEAN è sempre più al centro del “secolo asiatico”.

Il mercato delle auto elettriche in Thailandia

La Cina mira a dominare il mercato delle auto elettriche nel Sud-Est asiatico e lancia un nuovo SUV di Build Your Dreams (BYD) in Thailandia. Nella regione dei Paesi ASEAN il settore sta decollando, guidato soprattutto da aziende coreane e cinesi. Le case automobilistiche giapponesi che ora rappresentano circa l’80% delle vendite di auto nuove nel Sud-Est asiatico non sembrano riuscire a tenere il passo. A questo proposito, la Thailandia rappresenta un terreno strategico per la competizione globale sull’industria EV perché mira a elettrificare il 30% della sua produzione entro il 2030. Bangkok è infatti il più grande produttore automobilistico tra i Paesi ASEAN, conosciuto anche come “Detroit dell’Asia”. Nell’arco di circa 50 anni, sottolinea Bloomberg, il Paese è passato dal primato sull’assemblaggio importato – che consiste nella produzione di un veicoli attraverso un kit di componenti acquistati – alla produzione “end-to-end”. Inoltre, sta promuovendo l’acquisto di EV fino a 150.000 baht (4.061 dollari USA) per veicolo, abbassando anche la tassa sulle auto elettriche dall’8% al 2%, per attirare la produzione locale. Questo incentivo, specifica il South China Morning Post, rientra nell’obbligo del produttore di realizzare in Thailandia lo stesso numero di veicoli che importa entro il 2024. Build Your Dreams ha recentemente superato Tesla come il più grande marchio di veicoli elettrici al mondo e diventa l’ultimo marchio lanciato nel Paese. Secondo alcuni osservatori i progetti dell’azienda potrebbero essere ostacolati dall’inflazione dilagante che sta compromettendo il potere d’acquisto dei cittadini e delle cittadine thailandesi. Questo mese BYD ha siglato un accordo per comprare terreni nella provincia thailandese di Rayong, che è la sede dei cluster di veicoli elettrici in Thailandia. Questo impianto dovrebbe essere operativo a partire dal 2024, ed è uno degli investimenti più ingenti che un’azienda cinese abbia mai fatto nel Paese. 

 

DIFESA

USA-Filippine

Le Filippine e gli Stati Uniti stanno rafforzando i propri legami militari, raddoppiando il numero di truppe coinvolte in esercitazioni congiunte il prossimo anno, con Manila che cerca una posizione chiara nelle tensioni tra Pechino e Washington.

Financial Times: https://www.ft.com/content/9c295755-eadf-48a9-9818-6afa1bcbe498 

GEOPOLITICA

Mar Cinese Meridionale

Secondo alcuni analisti, tutti i Paesi del Sud-Est asiatico dovrebbero mantenersi più vigili non solo rispetto alle mosse della Cina nel Mar Cinese Meridionale ma di tutte le grandi potenze della Nazione.

The Star: https://www.thestar.com.my/aseanplus/aseanplus-news/2022/09/25/asean-needs-to-be-vigilant-on-moves-to-dominate-south-china-sea-says-top-analyst 

TECNOLOGIABig Data

Il tema dei big data è di grande attualità in tutto il mondo e naturalmente anche nel Sud-Est asiatico, dove molte società finanziarie e banche utilizzano nuovi metodi per conoscere al meglio i propri clienti ed acquisirne di nuovi.

The Straits Times: https://www.straitstimes.com/business/banking/big-data-big-opportunity-serving-more-in-asean-by-getting-to-know-them-better 

POLITICAElezioni in Thailandia

Negli ultimi due anni in Thailandia si è assistito a una fioritura di nuovi partiti politici, in questo scenario, le province costiere meridionali del Paese, un tempo roccaforte del Partito Democratico, sono di nuovo in bilico.

The Diplomat: https://thediplomat.com/2022/09/all-eyes-on-the-andaman-triangle-ahead-of-thailands-next-election/ 

POLITICAProcesso ONU in Cambogia

Un tribunale sostenuto dalle Nazioni Unite in Cambogia ha appena concluso il suo processo più importante, riguardante i crimini commessi durante il regime dei Khmer Rossi, durato circa 15 anni.

Asia Times: https://asiatimes.com/2022/09/khmer-rouge-trial-ends-with-mixed-legacy-and-unclear-impact/ 

 

LAVORO

Nuova normativa malese

La Malesia ha rilasciato un permesso di lavoro speciale per i “nomadi digitali”, cercando di attrarre professionisti digitali stranieri e locali per lavorare nel Paese per un periodo compreso tra i 3 e i 12 mesi.

ASEAN Briefing: https://www.aseanbriefing.com/news/malaysia-issues-digital-nomad-visa/

 

ECONOMIACooperazione Cina-ASEAN

Nel 2020, la Cina e l’ASEAN sono diventate il principale partner commerciale dell’Unione Europea e il commercio tra Pechino e gli Stati del Sud-Est asiatico ha raggiunto i 544,9 miliardi di dollari nei primi sette mesi di quest’anno, con un incremento del 13,1% rispetto all’anno precedente.

Macau Business: https://www.macaubusiness.com/china-asean-economic-cooperation-contributes-to-development-prosperity-in-region-cambodian-official-experts/ 

 TECNOLOGIA

Cyberattacchi 

I legislatori indonesiani hanno finalmente approvato la prima legge sulla protezione dei dati personali del Paese ma non mancano le critiche di chi parla di grosse lacune normative che non mantengono in sicurezza il Paese.

Asia Times: https://asiatimes.com/2022/09/why-cyber-hackers-have-eyes-for-indonesia/ 

POLITICAZucchero a Singapore

A partire dalla fine del 2023, i punti vendita di alimenti e bevande della città-Stato dovranno indicare quali bevande sono ad alto contenuto di zucchero attraverso l’uso di un sistema di classificazione sviluppato dal governo.

ASEAN Briefing: https://www.aseanbriefing.com/news/singapores-new-sugar-regulations/ 

AMBIENTEAree marine protette

Cinque siti nelle Filippine, tra cui il Parco naturale della barriera corallina di Tubbataha, sono stati candidati per un progetto di gestione di un’area marina protetta dell’ASEAN, che sarà realizzato dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP).

The Manila Times: https://www.manilatimes.net/2022/09/25/public-square/five-sites-including-tubbataha-reefs-named-candidate-for-an-asean-marine-protected-area/1859696 

POLITICA

Partito Comunista Filippino

Un tribunale di Manila ha respinto un’istanza del Dipartimento di Giustizia (DOJ) volta a classificare il Partito Comunista delle Filippine (CPP) e il suo braccio armato come gruppi “terroristici”.

The Diplomat: https://thediplomat.com/2022/09/court-denies-philippine-government-attempt-to-declare-communist-party-a-terrorist-group/ 

 

ECONOMIA

Myanmar

La proposta di inserire il Myanmar, insieme alla Corea del Nord e all’Iran, in una lista nera internazionale contro il riciclaggio di denaro, avrebbe un impatto dannoso sugli aiuti esteri e sull’economia in generale, che a sua volta si ripercuoterebbe sulla vita dei cittadini birmani.

Nikkei Asia: https://asia.nikkei.com/Spotlight/Myanmar-Crisis/Myanmar-citizens-would-bear-brunt-of-potential-FATF-blacklisting