Ma sviluppare un’industria high-tech autoctona non è così semplice. Poi la rivoluzione fintech nel Sud-Est asiatico e l’Indonesia che punta sul biodiesel green. Le notizie dal Sud-Est asiatico
L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 4 novembre.
Il futuro della Apple potrebbe essere in Vietnam. Da più di dieci anni il Paese del Sud-Est Asiatico è un leader assoluto nell’attrarre i più grandi brand della tecnologia: da Samsung, a Xiaomi, a Intel. E anche la compagnia di Steve Jobs sta producendo qui i componenti per gli AirPods, oltre a testare la produzione di smartwatch e laptop. Riuscire a inserirsi nella filiera di questi dispositivi più complessi sarebbe un grande successo per l’industria manifatturiera di Hanoi.
Il Vietnam ha infatti registrato una crescita dell’esportazione di beni tecnologici ineguagliata da qualunque altro Paese asiatico. Dal 13% del 2010, in appena dieci anni i componenti high-tech sono diventati il 42% dell’export. Del resto, negli ultimi anni il crescente costo dell’inflazione nei centri manifatturieri cinesi ha spinto molti produttori a spostare le loro fabbriche in Vietnam, dove i salari dei lavoratori sono più bassi. Prima la guerra commerciale tra Washington e Pechino e poi i continui e serrati lockdown in Cina, hanno incentivato le aziende, inclusa Apple, a trasferirsi nel Paese. Ma la capacità di Hanoi di attrarre imprese estere per lavorare i componenti dei dispositivi tecnologici in loco va di pari passo con la difficoltà a far emergere un’industria propria. Secondo i report pubblicati dal Ministero dell’Industria e del Commercio nel 2019, il Vietnam è rimasto indietro rispetto alla maggior parte dei suoi vicini nel settore tecnologico.
Negli anni precedenti le cosiddette “tigri asiatiche” hanno dimostrato che il salto di qualità, da pezzo della catena di montaggio a produttore vero e proprio, è possibile. Un esempio sono le economie di Cina, Taiwan e Corea del Sud, che partendo da una base di prodotti a basso costo, hanno virato le loro industrie verso l’automobilistica e la robotica. Il Vietnam presenta caratteristiche simili a questi Paesi: bassi costi di produzione, forza lavoro a disposizione e una politica industriale coordinata dallo Stato. Tuttavia, incombono due grandi criticità: la mancanza di infrastrutture adeguate e di manodopera altamente qualificata. Manager e lavoratori qualificati costituiscono, infatti, solo il 10,7% dell’intera forza lavoro del Vietnam, la percentuale più bassa di tutte le grandi economie del Sud-Est Asiatico. Inoltre, in Cina ad esempio, intere zone sono dedicate alla creazione di un solo prodotto; il Vietnam, invece, non dispone di questi agglomerati. Le sue industrie sono sparse nel Paese e poco integrate.
Resta, poi, da chiarire se il successo raggiunto dalle “tigri asiatiche” decenni fa sia replicabile ancora oggi, con un’economia globalizzata trasformata dal dominio del settore manifatturiero cinese. Il ruolo di Hanoi rimane quindi ancora incerto: in bilico tra continuare a essere una parte affidabile della filiera produttiva e, allo stesso tempo, pronto a elaborare una strategia per entrare nel mercato internazionale. Certo, il successo nell’high-tech significherebbe diventare competitivi con i grandi brand asiatici, come la cinese Oppo o la malese Silterra. Ma un eventuale fallimento, fa notare il direttore del Mekong Development Research Institute Phung Tung, condannerebbe il Paese a essere “per sempre una componente della catena di approvvigionamento”, con le disastrose conseguenze della stagnazione, la disuguaglianza sociale e le crisi di debito.
La soluzione per continuare ad attrarre aziende estere sul territorio e, al contempo elaborare una strategia di crescita autonoma, pone il Vietnam di fronte a un dilemma: la formazione della manodopera aumenterà le possibilità del Paese di lanciarsi nell’industria dell’high-tech, ma porterà anche a un incremento dei salari, incoraggiando i produttori esteri a delocalizzare altrove, come nella vicina Cambogia.
A cura di Emilia Leban
La rivoluzione fintech nel Sud-Est asiatico
Il mercato dei pagamenti digitali nel Sud-Est asiatico in espansione dovrebbe raggiungere un volume di 2.000 miliardi di dollari nel 2030. Secondo un rapporto prodotto da Google, le transazioni entro quella data dovrebbero triplicare rispetto al decennio precedente, grazie alla forza trainante delle fintech e delle banche digitali in crescita nella regione. Questo studio annuale è stato promosso in collaborazione con Temasek Holdings, l’investitore statale di Singapore, insieme ad altre società di consulenza, e osserva l’andamento del mercato digitale in sei Paesi: Indonesia, Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam. Un altro vettore di crescita secondo il report è l’ingente aumento di utenti di Internet, che nel 2022 dovrebbero raggiungere i 460 milioni. Questi numeri sono probabilmente destinati a moltiplicarsi nei prossimi anni, in linea con le dinamiche di sviluppo demografico di tutta la regione del Sud-Est asiatico. Se durante la pandemia l’adozione del digitale ha visto una crescita repentina in tutta l’area, ora la gran parte delle aziende sta rallentando la fase di acquisizione di nuovi clienti per migliorare l’engagement di quelli già raggiunti negli scorsi anni. Ecco perché, secondo il rapporto, la rapida accelerazione registrata negli scorsi anni sta imboccando un processo di normalizzazione, con un modesto totale di 20 milioni di nuovi utenti previsti per il 2022 che rappresentano la metà di quelli raggiunti tra il 2020 e il 2021. A Singapore il mercato digitale sta trasformando il settore bancario, con la recente apertura della città-stato asiatica alle banche digitali che minacciano il monopolio delle banche tradizionali. Secondo Tsubasa Suruga di Nikkei Asia, per il momento i grandi gruppi bancari possono dormire sonni tranquilli: la loro posizione dominante li mantiene comunque in vantaggio, con la loro ampia gamma di servizi e l’ampia base di clienti al seguito. Perché le banche virtuali riescano ad eguagliare la redditività di questi operatori ci vorrà ancora tempo.
A cura di Agnese Ranaldi
L’Indonesia punta sul B40, il biodiesel green
Dalla fine di ottobre sei minivan Toyota Innova hanno iniziato a circolare tra le strade dell’isola di Giava, in Indonesia. Nulla di strano all’apparenza. Se non fosse che i veicoli sono alimentati a biodiesel B40, una nuova miscela di biocarburante nella quale è presente il 40% di acidi grassi (FAME) derivati dall’olio di palma, ovvero il 10% in più rispetto al già utilizzato B30. Si tratta dunque di un test per verificare l’efficienza del B40. Il nuovo carburante verrà valutato in particolare a basse temperature, alle quali l’olio di palma normalmente tende a solidificare. Le prove termineranno a dicembre ma, da quel che si è visto finora, tra i due biodiesel non sembrano esserci grandi differenze. L’approvazione del B40 – sviluppato dall’azienda indonesiana Pertamina – aiuterebbe lo stato dell’ASEAN a raggiungere due obiettivi del governo di Joko Widodo: ridurre l’import di combustibili fossili (e le emissioni di gas serra) e assorbire l’eccesso di offerta di olio di palma, del quale Giacarta è il principale esportatore al mondo. Entrambi i propositi, nella pratica, presentano però delle controversie. Se l’investimento nel biodiesel dovesse portare all’espansione delle coltivazioni di palme da olio a scapito delle torbiere del paese, allora minaccerebbe l’obiettivo stesso di riduzione delle emissioni, oltre a sollevare una questione di rispetto dei diritti umani. Inoltre, la riduzione delle esportazioni indonesiane di olio di palma potrebbe causare un nuovo innalzamento dei prezzi a livello globale. Una riedizione di quanto accaduto lo scorso aprile, quando “Jokowi” – per rimediare alla carenza interna e all’elevato costo dell’olio, bene primario per i suoi cittadini – aveva posto un divieto assoluto alle esportazioni di olio di palma, poi revocato a distanza di 3 settimane. Era stato proprio Joko Widodo a stimolare la produzione del biocarburante B30 dopo lo scoppio della pandemia da covid, provocando un aumento del prezzo nazionale dell’olio da cucina. Poi arrivato a livelli record a seguito degli shock alla catena di approvvigionamento globale causati dalla guerra in Ucraina. In aggiunta il governo indonesiano sta spingendo per utilizzare biodiesel anche nei velivoli, seppur con percentuali minori di olio di palma. La Malesia, secondo produttore mondiale, ha deciso invece di dare priorità all’industria alimentare.
A cura di Francesco Mattogno
TECNOLOGIAVietnam ed elettronica
Il Vietnam beneficia da circa due anni delle restrizioni da COVID-19 della Cina e delle tensioni geopolitiche tra Pechino e Washington, soprattutto nel settore della produzione elettronica, che potrebbe diventare un’eccellenza del Paese. East Asia Forum: https://www.eastasiaforum.org/2022/10/25/vietnam-wires-into-global-electronics/ |
CULTURA
Arte a Singapore Si è svolta FIND Design Fair Asia, la fiera si è svolta a settembre durante la Singapore Design Week, uno dei più grandi festival di design dell’Asia tra mostre, workshop e talk popolati da centinaia di designer e creativi in arrivo da tutto il mondo. |
GEOPOLITICAPolitica estera filippina
Il nuovo leader delle Filippine si sta muovendo dal suo insediamento per trovare quell’equilibrio strategico che pone le Filippine tra la Cina e gli Stati Uniti, senza entrare nel vivo della disputa tra le due superpotenze.
Asia Times: https://asiatimes.com/2022/11/marcos-jr-looks-to-china-for-money-us-for-muscle/ |
BUSINESSMade in Italy
Ha compiuto il suo primo anno di attività la campagna di comunicazione di branding nazionale BeIT, che promuove il Made in Italy in 26 Paesi nel mondo, compreso il Vietnam, un mercato chiave, il più ampio nel Sud-Est asiatico.
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ENERGIA
Nichel indonesiano Giacarta sta studiando una struttura di governance simile a quella utilizzata dal gruppo petrolifero dell’OPEC per il nichel, di cui è il maggiore produttore mondiale e gli altri metalli necessari per la produzione di batterie.
Financial Times: https://www.ft.com/content/0990f663-19ae-4744-828f-1bd659697468 |
POLITICA Elezioni malesi Il 19 novembre prossimo, i malesi si recheranno alle urne per le elezioni generali, le 15esime dall’indipendenza della Malesia nel 1957 e l’esito, secondo alcuni attenti osservatori, sembra molto più incerto che nelle precedenti tornate elettorali.
The Diplomat: https://thediplomat.com/2022/11/khoo-ying-hooi-on-malaysias-pivotal-general-election/ |
GEOPOLITICA Tensioni e semiconduttori L’escalation della rivalità tecnologica tra Stati Uniti e Cina e la carenza di chip a livello mondiale rende il ruolo di alcuni Paesi asiatici e soprattutto di Taiwan, principale fornitore globale di semiconduttori, strategicamente vitale. East Asia Forum: https://www.eastasiaforum.org/2022/10/28/semiconductor-tensions-chip-away-at-cross-strait-relations/ |
POLITICAMyanmar e Occidente
Il Governo di Unità Nazionale birmano che si oppone da quasi due anni alla giunta golpista, continua a chiedere a gran voce un intervento dell’Occidente, sicuro che molti rifugiati potrebbero trovare asilo dal Myanmar negli Stati Uniti e in Europa. Asia Times: https://asiatimes.com/2022/10/west-needs-to-pay-for-myanmar-military-defections/ |
ECONOMIATassazione a Singapore
Singapore dovrebbe aumentare, dal sette all’otto per cento, l’imposta sui beni e sulle vendite, come previsto, dal 1° gennaio 2023. L’aumento è solo il primo dei due previsti per l’aliquota GST, come indicato nel bilancio statale del 2022. Il secondo arriverà nel 2024. ASEAN Briefing: https://www.aseanbriefing.com/news/singapore-to-begin-goods-and-sales-tax-increase-from-january-2023/ |
FINANZACriptovalute
Alcuni Paesi sono entrati in azione rapidamente, cercando di trasformarsi in un “hub delle criptovalute”, altri sono stati molto più cauti. Singapore rientra nel primo gruppo, gli Stati UE invece nel secondo, quali prospettive?
Financial Times: https://worldnewsera.com/news/finance/stock-market/ft-cryptofinance-lessons-from-singapore/ |
INFRATSRUTTURE
Ferrovie e Laos I costi di trasporto per le merci che transitano nel Paese non sono naturalmente l’unico problema del Laos ma probabilmente di una nuova rete ferroviaria ne potrebbe beneficiare tutto il Sistema-Paese.
The Diplomat: https://thediplomat.com/2022/11/are-laos-new-railways-a-solution-to-its-lack-of-trade-with-the-west/ BUSINESS Start-up e Vietnam Ascend Vietnam Ventures ha chiuso il suo fondo di venture capital early-stage a 64 milioni di dollari, come dichiarato da un alto dirigente a DealStreetAsia. Nikkei Asia: https://asia.nikkei.com/Spotlight/DealStreetAsia/Ascend-Vietnam-Ventures-closes-early-stage-fund-at-64m |