Mondo Asean – Elezioni in Malesia, decisivo il voto dei giovani

In Economia, Politica e Società, Mondo Asean by Redazione

Per circa sei milioni di persone, in Malesia, le elezioni anticipate del 19 novembre rappresentano la prima volta alle urne. Una riforma costituzionale del 2019 ha abbassato l’età del voto dai 21 ai 18 anni. Ma un elettorato più giovane non si traduce automaticamente in visioni progressiste. Poi il summit ASEAN e la strategia sudcoreana dell’Indo-Pacifico

L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 18 novembre

Sei milioni tra nuovi elettori ed elettrici saranno chiamati alle urne alle prossime elezioni politiche del 19 novembre in Malesia. Grazie a una riforma costituzionale del 2019, infatti, il parlamento malese ha abbassato l’età del voto da 21 a 18 anni, oltre ad aver inserito un sistema di registrazione automatizzato che estende ulteriormente il bacino elettorale. Poiché i movimenti giovanili asiatici sono spesso iconicamente associati alla lotta contro l’autoritarismo, si tende a considerare i giovani dei “liberali naturali” e a dare per scontato che opteranno per politiche più progressiste rispetto ai loro concittadini anziani. Ma le preferenze dell’elettorato più giovane in Malesia sono per tutti un’incognita.

Le prossime elezioni politiche avrebbero dovuto tenersi nel 2023. Il Primo Ministro Ismail Sabri Yaakob, del partito conservatore United Malays National Organisation (UMNO), ha indetto invece elezioni anticipate perché ritiene che le sfide dell’economia malese rendano incerto il futuro della coalizione di cui è a capo, la Barisal Nasional (Fronte nazionale). Il conflitto russo-ucraino, il rallentamento dell’economia cinese, le irrisolte controversie sullo scandalo 1MDB, costituiscono la tempesta perfetta che torna a far tremare i consensi del Fronte nazionale. 

Come sottolinea il Guardian, nessun partito in Malesia è mai riuscito a governare da solo. Alle prossime elezioni generali, le principali coalizioni saranno il Barisan Nasional, la Perikatan Nasional e la Pakatan Harapan (Alleanza della speranza), che ha governato dal 2018 fino alla crisi politica del 2020. Proprio l’Alleanza, con una riforma costituzionale del 2019, ha ampliato il bacino elettorale nazionale abbassando l’età del voto da 21 a 18 anni. L’emendamento aveva anche inserito un sistema automatizzato di registrazione che snellisce anche il sistema burocratico malese per la registrazione dei nuovi aventi diritto al voto. Così, l’elettorato nazionale è passato dai 14,9 milioni di persone del 2018 ai 21 milioni alle prossime elezioni generali del 19 novembre. Movimenti sociali come Undi18 hanno lottato per l’approvazione della legge, a riprova del desiderio dei giovani e delle giovani della Malesia di partecipare al processo decisionale della democrazia parlamentare asiatica. La Malaysian United Democratic Alliance (MUDA) vorrebbe porsi come catalizzatore delle istanze di questa fascia demografica. Si pensi che le persone che hanno un’età compresa tra i 15 e i 39 anni ammontano a circa il 45% della popolazione, ma si tratta un campione ancora poco rappresentato nella politica malese. Circa il 70% dei legislatori ha più di 50 anni. 

Ma quali temi smuoveranno gli animi del giovane elettorato? Il professor James Chin, direttore dell’Asia Institute dell’Università della Tasmania, ha affermato che non è detto che il MUDA riesca a raccogliere tutte le istanze dei nuovi aventi diritto al voto. Il leader del movimento, Syed Saddiq, ha dichiarato che il movimento si concentrerà su temi come il costo della vita, l’istruzione, l’accesso ai trasporti pubblici e le opportunità di lavoro. Ma in realtà “non sappiamo (…) come votano i giovani”, ha detto Chin al Diplomat, “perché non ci sono precedenti di voto”. Non è detto che in Malesia l’elettorato giovane sia necessariamente orientato verso politiche progressiste, per una serie di ragioni. Primo, pur garantendo una maggiore partecipazione democratica, la legge per l’abbassamento dell’età di voto aggrava i problemi di malapportionment delle circoscrizioni elettorali malesi. Questa disomogeneità smorza l’impatto dei nuovi arrivati sulla partecipazione politica, poiché la maggior parte dei nuovi elettori tra i 18 e i 20 anni si trova nelle aree urbane. La legge elettorale, però, è incentrata sul principio maggioritario del “first past the post”. Non c’è alcuna corrispondenza proporzionale tra l’assegnazione dei seggi e la popolazione, quindi l’alta concentrazione di persone che vive nelle circoscrizioni urbane – giovani compresi – è sottorappresentata. In secondo luogo, i giovani non sono necessariamente più orientati verso la “nuova politica” multirazziale e inclusiva auspicata dal MUDA, perché i tassi di natalità variano a seconda della composizione demografica. I nuovi giovani elettori appartengono perlopiù ai gruppi malesi e indigeni, che sostengono spesso le politiche ispirate al nazionalismo identitario del Fronte nazionale.

a cura di Agnese Ranaldi

I risultati del summit ASEAN in Cambogia

I leader mondiali si sono riuniti a Phnom Penh per il summit ASEAN nei giorni scorsi. All’incontro hanno preso parte, oltre ai rappresentanti del blocco dei dieci del Sud-Est asiatico, Russia, Cina e Stati Uniti. Hun Sen, il leader cambogiano, ha aperto i lavori facendo appello all’unità e alla cooperazione per la risoluzione pacifica delle tensioni globali. Anche se i Paesi ASEAN hanno vinto la battaglia contro il Covid-19, ha affermato il presidente di turno dell’Associazione, “dobbiamo rimanere vigili, poiché l’attuale situazione socio-economica dell’ASEAN – così come del mondo intero – rimane fragile e divisa”. Gli incontri si sono tenuti da giovedì 10 a domenica 13 novembre. Sono state toccate diverse questioni sensibili come la crisi politica in Myanmar, le controversie regionali inerenti il Mar cinese meridionale, il cambiamento climatico, l’inflazione globale e le conseguenze del conflitto russo-ucraino sul resto del mondo. Al summit è intervenuto il Primo Ministro cinese Li Keqiang, dichiarando che “l’unilateralismo e il protezionismo stanno aumentando, i rischi economici e finanziari sono in aumento e lo sviluppo globale si trova ad affrontare sfide senza precedenti”.  “La pace e la stabilità sono il prerequisito per lo sviluppo”, ha affermato Li, sottolineando che per questo promuovere una crescita costante dell’economia mondiale è “un compito urgente per tutti i Paesi”. Il presidente statunitense Joe Biden ha fatto riferimento alla strategia USA per l’Indo-Pacifico, ricordando che l’attuale amministrazione ha annunciato più di 250 milioni di dollari in nuove iniziative con l’ASEAN. “Non vedo l’ora di continuare a lavorare insieme all’ASEAN e a ciascuno di voi per rafforzare la pace e la prosperità in tutta la regione” ha affermato Biden, “per risolvere le sfide dal Mar Cinese Meridionale al Myanmar e per trovare nuove soluzioni innovative alle sfide comuni”. Sul Myanmar l’ASEAN ha richiamato la giunta golpista sugli “scarsi progressi” registrati sul processo di pace.

A cura di Agnese Ranaldi

Seul lancia la strategia dell’Indo-Pacifico

Durante il vertice dell’ASEAN tenutosi a Phnom Penh lo scorso weekend, il Presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha presentato la strategia diplomatica del suo Paese sull’Indo-Pacifico. Gli esperti di Seul riportano che la Corea del Sud sembra allinearsi con le strategie di Stati Uniti e Giappone sulla regione indopacifica portate avanti da tempo. La Corea del Sud già cooperava con i due Paesi nella conduzione di esercitazioni militari e i media sudcoreani speculavano su un allineamento del Paese nella loro strategia sull’indopacifico già prima delle dichiarazioni da parte di Yoon. La Corea del Sud è sempre stata cauta in passato nell’adottare una strategia regionale diretta al contenimento della Cina. Tale riluttanza deriva dalla forte influenza cinese sulla Corea del Sud, in quanto suo principale partner commerciale, ma anche per il ruolo fondamentale di Pechino nel processo di dialogo con la Corea del Nord. Non è un caso che la strategia regionale di Yoon non faccia riferimenti espliciti alla Cina. In occasione del vertice cambogiano, Yoon ha esortato a intensificare gli sforzi congiunti per superare le complesse crisi future, come quelle derivanti da guerre e abusi dei diritti, nonché i rischi per la sicurezza alimentare ed energetica derivanti dal cambiamento climatico. D’altronde, per Seul l’area del Sud-Est asiatico è sempre più importante sia a livello economico sia a livello politico. Negli ultimi 55 anni, l’ASEAN è stata un brillante esempio di cooperazione regionale. Lavorando insieme sotto il mantra dell’unità nella diversità, gli Stati membri dell’ASEAN non solo hanno creato una Comunità, ma sono anche diventati la forza trainante principale nel promuovere la collaborazione nella regione. Con una Seul più attiva nell’area, scrivono i media cambogiani, un’accresciuta collaborazione con l’ASEAN sarà inevitabile e fondamentale. Yoon ha non a caso presentato anche un piano specifico per l’ASEAN, chiamato Iniziativa di solidarietà Corea-ASEAN (KASI), che costituirà una componente centrale della strategia indo-pacifica. Previsto un dialogo strategico più attivo tra i loro canali diplomatici e riunioni periodiche dei Ministri della Difesa.

A cura di Geraldine Ramilo