L’attenzione alle tematiche ambientali è sempre più sentita nel Sud-Est asiatico, uno dei principali poli produttivi di fast fashion e consumo di plastica. Poi la corsa di Usa e Cina al Vietnam e la visione indonesiana dell’ASEAN
L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 24 marzo.
Negli ultimi anni dal settore della moda è partito un crescente interesse verso modelli etici e sostenibili. A livello internazionale, sempre più marchi di moda stanno adottando un’economia circolare, ovvero un quadro di produzione e consumo che promuove l’idea di riutilizzo, riciclaggio e riduzione dei rifiuti al minimo. Questa è in gran parte una risposta alla maggiore consapevolezza dei consumatori sull’impatto negativo del fast fashion e alla maggiore preoccupazione per le questioni ambientali e sociali. Ciò ha permesso una netta crescita del mercato della moda sostenibile. Secondo The Business Research Company, il mercato globale della moda etica – definito come design, produzione e distribuzione di abbigliamento che mira a ridurre al minimo i danni alle persone e all’ambiente – dovrebbe raggiungere gli 11,12 miliardi di dollari entro il 2027. Questo sta avvenendo anche in Thailandia, dove un numero crescente di negozi di abbigliamento locali sta dando il proprio contributo al trend della sostenibilità.
Tra questi vi è l’esempio di Nymph Vintage, un negozio online di abbigliamento riciclato. La fondatrice Krittiga Kunnalekha ha intuito il potenziale nascosto nei ritagli di tessuto. Scarti di tende, vestiti usati e tappeti, grazie alle sue mani creative, si trasformano in una colorata gamma di camicette, abiti e gonne. Krittiga si concentra sul cosiddetto upcycling, dare nuova vita ai tessuti per creare capi unici. Una svolta importante per la reputazione di Bangkok come capitale del fast fashion, sia per quanto riguarda lo shopping che i suoi grandi centri commerciali all’ingrosso riforniti di abbigliamento economico prodotto in serie.
Marry Melon – il brand fondato da Sarita Prapasawat – rappresenta un’altra storia di successo. Quando ha aperto il suo negozio quattro anni fa, Sarita cuciva personalmente ogni capo utilizzando tessuti di abiti usati acquistati nei mercatini dell’usato in Thailandia o all’estero. Il suo marchio è diventato famoso nel 2022, quando diversi influencer e attrici locali hanno iniziato a indossare i suoi modelli. Questo le è valso un accordo con il marchio di vendita al dettaglio Pomelo con sede a Bangkok, conquistando il proprio posto anche nel loro negozio online.
Anche l’Indonesia risponde alla grave emergenza dei rifiuti in plastica con esempi di imprenditoria virtuosa. Gli imballaggi di plastica – un sottoprodotto del rapido sviluppo economico del Paese – sono sparsi ovunque, inquinando interi paesaggi e corsi d’acqua. È stato questo a spingere la giovane Syukriyatun Niamah a fondare Robries, una startup che mira a trasformare i rifiuti di plastica in mobili e accessori per la casa, evitando che finiscano in mare. L’imprenditrice indonesiana ha studiato design del prodotto prima di fondare la startup nel 2018, applicando le sue competenze alla sperimentazione di processi di riciclo per convertire i rifiuti di plastica in prodotti utili. Da tavoli e sedie a vasi dai colori vivaci. La giovane azienda, che sta cercando un round di finanziamento di serie B di 250.000 dollari, ricicla quattro tipi di rifiuti di plastica: polipropilene, polietilene ad alta densità, polietilene a bassa densità e polistirene ad alto impatto. Gli obiettivi sono ambiziosi: educare le persone a uno stile di vita a zero consumo di plastica, portando i loro prodotti in giro per l’Indonesia; entrare nel mercato globale; potenziare la propria capacità di upcycling con processi più efficienti.
La plastica è un problema molto grave nel Sud-Est asiatico, dove le bevande da asporto, dal caffè caldo al tè, sono spesso servite in sacchetti di plastica e alcuni venditori ambulanti utilizzano imballaggi difficili da smaltire per i pasti da asporto, anche se alcuni sono passati a cannucce di carta, utensili in legno e contenitori biodegradabili. La dipendenza dalla plastica è diventata ancora più evidente durante la pandemia di COVID-19 che ha fatto aumentare l’uso dei servizi di delivery.
“Rispetto al resto del mondo, il Sud e il Sud-Est asiatico utilizzano più plastica monouso grazie alla sua convenienza”, ha affermato Prak Kodali, CEO e co-fondatore di pFibre con sede a Singapore, che utilizza ingredienti marini biodegradabili a base vegetale per realizzare pellicole per imballaggi flessibili.
In linea con l’urgenza da parte dei governi e delle aziende asiatiche di rispondere al cambiamento climatico, sempre più imprese ecologiche stanno cercando di promuovere l’economia circolare in ASEAN, mirando soprattutto a ridurre o eliminare i rifiuti generati dai consumi umani.
In Vietnam, ReForm Plastic trasforma materie plastiche di basso valore in materiali da costruzione e altri prodotti. Utilizzando tecniche di stampaggio a compressione, converte la plastica in pannelli che possono servire come materiali di base da modellare in articoli di consumo. La sua co-fondatrice, Kasia Weina, ha dichiarato a Nikkei che la startup ha convertito in prodotti oltre 500 tonnellate di plastica di scarso valore, con la capacità di processare fino a 6.000 tonnellate in otto stabilimenti. Sono pronti a una rapida espansione con otto strutture operative o di installazione in Asia e Africa: due in Myanmar, due in Vietnam, una in Bangladesh, una nelle Filippine, una in Ghana e una in Laos, mirando a elaborare oltre 100.000 tonnellate di rifiuti di plastica all’anno entro il 2030.
Tali sforzi hanno un significato globale perché la plastica rappresenta l’80% di tutti i detriti presenti negli oceani del mondo. L’ASEAN genera decine di milioni di tonnellate di rifiuti di plastica all’anno. Un volume di rifiuti solidi e detriti marini destinato ad aumentare insieme all’urbanizzazione in espansione e a una classe di consumatori in crescita. Gli effetti a lungo termine stanno appena emergendo. The Circulate Initiative – un’organizzazione senza scopo di lucro che affronta l’inquinamento da plastica degli oceani nel sud e Sud-Est asiatico – ha osservato che l’eliminazione dell’inquinamento da plastica solo in India e Indonesia entro il 2030 eviterebbe 150 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra, rilasciati durante il processo di decomposizione che può impiegare centinaia di anni.
La sfida per le startup del settore è raccogliere fondi in un momento in cui gli investitori sono frenati dalle incertezze macroeconomiche globali, dall’aumento dei tassi di interesse e dalle pressioni inflazionistiche. Tuttavia, gli sforzi di finanziamento dedicati continuano a sostenere l’economia circolare. The Incubation Network, che collega investitori e giovani aziende con un programma di sostenibilità, ha affermato di aver aiutato le startup a raccogliere 59 milioni di dollari di capitale da quando è stata creata nel 2019. Lo stesso anno, Circulate Capital ha lanciato il primo fondo di investimento al mondo dedicato alle startup e alle piccole imprese che combattono la minaccia della plastica negli oceani.
A cura di Annalisa Manzo
La corsa al Vietnam di USA e Cina
Il Vietnam è uno dei Paesi al mondo con maggiori prospettiva di crescita, sia sul fronte della propria economia sia su quello degli investimenti esteri. In questi giorni SpaceX, Netflix e Boeing sono tra le immense aziende che si sono unite alla “più grande missione d’affari statunitense” in Vietnam per discutere le opportunità di investimento e di vendita nel Paese del Sud-Est asiatico. Presenti 50 aziende, come preannunciato da Reuters, tra cui importanti attori del settore della difesa, farmaceutico e tecnologico, sotto l’egida della missione organizzata dal Consiglio d’affari USA-ASEAN. La delegazione è un segno del crescente interesse per l’hub manifatturiero globale. Il Vietnam, con una popolazione di 100 milioni di persone, ha anche un mercato dei consumatori in rapida crescita grazie all’espansione della classe media. “Questa è la più grande missione mai organizzata in Vietnam”, ha dichiarato Vu Tu Thanh, rappresentante del Business Council USA-ASEAN nel Paese. Il gigante dello streaming Netflix sta pianificando l’apertura di un ufficio in Vietnam. I produttori aerospaziali Boeing, Lockheed Martin e Bell hanno partecipato per la prima volta alla missione annuale in Vietnam. A dicembre, le stesse aziende hanno avuto colloqui con funzionari governativi vietnamiti sulla possibile vendita di elicotteri e droni. Gli investimenti stanno invece già arrivando a grande ritmo dalla Cina. Dopo che il governo di Pechino ha posto fine alla sua politica zero Covid a dicembre, le imprese cinesi hanno investito nei primi 50 giorni del 2023 in 45 nuovi progetti in Vietnam. Con i grandi nomi già presenti nel Paese del Sud-Est asiatico, attratti dagli accordi di libero scambio e dalla vicinanza con la Cina, le aziende che compongono l’attuale ondata di investitori sono per lo più piccoli fornitori di quelle aziende più grandi. In totale, le imprese cinesi hanno triplicato la spesa per i nuovi cantieri in Vietnam, raggiungendo i 250 milioni di dollari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La visione indonesiana dell’ASEAN
“L’ASEAN ha risorse sufficienti per diventare un centro di crescita economica mondiale, con un PIL che raggiungerà i 3,36 trilioni di dollari nel 2021 e una popolazione di 650 milioni di persone”. La recente dichiarazione del Ministro coordinatore degli Affari Economici indonesiano Airlangga Hartarto trova riscontro nei numeri: anche il commercio tra l’ASEAN e i suoi partner è cresciuto in modo significativo, raggiungendo il 34% nell’ultimo decennio, mentre gli investimenti esteri riversati nell’ASEAN nel 2021 hanno raggiunto i 179 miliardi di dollari. La maggior parte dei Paesi ASEAN ha peraltro registrato tassi di inflazione inferiori al livello globale. Il funzionario indonesiano ha anche dichiarato che quest’anno l’Indonesia, in qualità di presidente dell’ASEAN, ha stabilito 16 Priority Economic Deliverables (PED), suddivisi in tre obiettivi strategici, tra cui la ripresa e la ricostruzione, l’economia digitale e la sostenibilità. La strategia principale dell’Indonesia per aumentare l’integrazione economica e rafforzare la competitività nel trasformare l’ASEAN in un centro di crescita economica mondiale è la trasformazione digitale, attraverso l’espansione delle transazioni in valuta locale e l’accelerazione dei negoziati dell’Accordo quadro sull’economia digitale. Per incoraggiare il miglioramento di questi risultati, Airlangga ha affermato che l’ASEAN deve trarre vantaggio dalla cooperazione economica nella regione, sia sotto forma di accordo di libero scambio Asean plus 1 che di Partenariato economico globale regionale (RCEP). Secondo il Ministro Airlangga, l’Asean deve rafforzare il suo programma di sostenibilità attraverso lo sviluppo delle energie rinnovabili trans-asiatiche, come l’energia solare, l’energia idroelettrica, l’ecosistema dei veicoli elettrici e il quadro economico verde regionale. L’Indonesia dichiara di voler inoltre mirare a promuovere lo sviluppo regionale sostenibile attraverso il Forum Asean-Indo-Pacifico, in cui i settori pubblico e privato saranno invitati a partecipare a progetti nella regione per sostenere le infrastrutture verdi, il rafforzamento delle catene di approvvigionamento, la trasformazione digitale, l’economia creativa e la finanza innovativa e sostenibile.