Mondo Asean – Chipped away. Cosa ci insegna la carenza dei semiconduttori?

In Mondo Asean, Sud Est Asiatico by Redazione

La supply chain dei semiconduttori è in crisi dal 2020 e la scarsità durerà ancora. Basta poco per bloccare i flussi commerciali globali. I governi di tutto il mondo intendono investire nel settore per rafforzare la propria autonomia tecnologica, ASEAN e UE potrebbero giocare un ruolo importante. Ogni settimana tante notizie e spunti dalla dinamica galassia dei paesi del Sud-Est asiatico. A cura di Associazione Italia-ASEAN

L’Associazione Italia-Asean nasce nel 2015. La sua missione è quella di rafforzare il legame e rendere più evidenti le reciproche opportunità, sia per le imprese che per le istituzioni. Qui pubblichiamo la newsletter Italia-Asean del 19 novembre.

Il 2021 sembra un annus horribilis per il commercio globale, ancora più del 2020. Molti settori dell’economia hanno beneficiato del “rimbalzo” post-crisi e sembrano tornati ai livelli precedenti alla pandemia. Altri invece sono ancora in difficoltà, con effetti tangibili per i consumatori. L’energia, le materie prime, le automobili, i prodotti IT. Tutto è più difficile da reperire e quindi più caro. Di particolare rilevanza è la carenza di chip, componenti essenziali ormai per tantissimi oggetti di uso quotidiano. La crisi globale della supply chain dei semiconduttori è un caso di studio eccellente per comprendere la natura e le fragilità dell’economia globalizzata. E tocca da vicino i Paesi ASEAN: un paio di loro – Singapore e Malesia – sono tra i principali produttori globali e buona parte dei chip, anche quando proviene da altre parti dell’Asia, passa per le acque del Sud-Est asiatico. 

La global value chain dei semiconduttori presenta delle caratteristiche molto particolari. Tutte le economie del mondo hanno bisogno di questi prodotti, eppure la loro fabbricazione è concentrata in pochissimi Paesi tra di loro interdipendenti, dato che ogni fase della filiera produttiva si svolge in uno Stato diverso. Le aziende di ciascun Paese si sono specializzate in una specifica fase della produzione o in un certo tipo di chip, creando a volte dei veri e propri monopoli regionali. Ad esempio, il 92% dei semiconduttori di dimensioni inferiori ai 10 nanometri viene prodotto a Taiwan. Una sola azienda UE, la ASML, è l’unica produttrice mondiale di scanner EUV, un’attrezzatura essenziale per produrre poi i chip sotto i 7 nanometri a Taiwan. Questa fitta rete di scambi ha spinto i governi a ridurre notevolmente i dazi e infatti i semiconduttori sono tra i prodotti meno tassati del sistema commerciale globale

I chip devono necessariamente circolare e hanno bisogno di un mercato globale liberalizzato e interconnesso. I grandi eventi capaci di rallentare i flussi commerciali, come la crisi Covid, producono in questo settore un susseguirsi di “colli di bottiglia” e infine la scarsità globale senza precedenti a cui stiamo assistendo. Molte fabbriche di chip in Asia sono state costrette a chiudere o a ridurre la produzione a causa della pandemia. Anche il settore dei trasporti sta attraversando un momento di crisi e non riesce più a distribuire i semiconduttori prodotti in Asia nel resto del mondo. Aumentare la capacità produttiva in Asia potrebbe non bastare, se poi mancano i vettori. Anche la guerra commerciale tra USA e Cina condotta da Donald Trump fino allo scorso anno ha avuto un impatto: le restrizioni all’import di chip cinesi ha portato le aziende americane a rivolgersi alla Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (TSMC) e alla coreana Samsung, i cui livelli di produzione erano già al limite. La crisi Covid o le tensioni commerciali non sono però le sole cause scatenanti. La novità è che anche fatti di minore entità, a prima vista dotati di rilevanza solo locale, hanno effetti globali. 

“Se una farfalla sbatte le ali in Brasile, può provocare un tornado in Texas”. L’effetto farfalla teorizzato dal meteorologo statunitense Edward Lorenz si applica anche alla globalizzazione e al mercato dei semiconduttori. Una manovra mal riuscita di una sola nave – costruita in Giappone, operata da una società di Taiwan, registrata a Panama e la cui manutenzione è gestita una ditta tedesca: la ormai celebre Ever Given – ha bloccato il canale di Suez per giorni, fermando il 12% del commercio mondiale e quasi 10 miliardi di dollari in merci per ogni giorno di ostruzione. Poche settimane dopo l’incidente a Suez, un altro evento apparentemente locale, la siccità che ha colpito Taiwan, ha avuto un impatto negativo sul mercato globale dei semiconduttori – per giunta, attirando l’attenzione del pubblico su quanta acqua sia necessaria per la loro produzione. Poche settimane prima invece, un incendio in una singola fabbrica in Giappone aveva dato un ulteriore colpo alla capacità produttiva del settore, causando la costernazione dell’industria automobilistica mondiale, per la quale ormai i chip sono sempre più indispensabili. 

Quanto tempo sarà necessario per risolvere questa crisi, secondo i produttori di chip? Almeno un altro anno. Lisa Su, CEO di AMD, ritiene che nel 2022 assisteremo a un miglioramento della situazione, mentre Pat Gelsinger, a capo di Intel, è meno ottimista e prevede che la scarsità di semiconduttori durerà fino al 2023. Nel breve periodo, i prezzi dei semiconduttori rimarranno alle stelle, anche a causa dell’hoarding, l’accumulazione dei chip da parte delle aziende. Hoarding che sta assumendo dimensioni e forme inaspettate, causando anche la reazione dell’amministrazione Biden. Su EBay e le altre piattaforme online sono attivi freelance che puntano i singoli pezzi usati o smontati, li comprano all’asta e poi li rivendono alle aziende. Un sintomo delle difficoltà che le ditte stanno affrontando nell’approvvigionamento. È naturale allora chiedersi cosa stiano facendo le aziende e i governi per affrontare l’emergenza. La soluzione condivisa sembra consistere in massicci piani di investimenti per aumentare la produzione. I governi di Stati Uniti e Unione Europea vogliono però che i nuovi impianti siano aperti sul proprio territorio. La questione va ben oltre il rafforzamento della supply chain o il ritorno economico e occupazionale: i semiconduttori sono un asset strategico troppo importante per correre il rischio di lasciarlo in monopolio ai paesi asiatici.  Nei discorsi di Joe Biden e Ursula Von der Leyen sul tema, espressioni come “sicurezza nazionale” e “sovranità tecnologica” compaiono puntualmente. Anche le aziende sono interessate a spostare parte della produzione fuori dall’Asia, specie dietro promessa di generosi incentivi pubblici: la TSMC ha già avviato la costruzione di un impianto da 12 miliardi di dollari in Arizona e promette ulteriori investimenti negli States, mentre Intel intende investire fino a 80 miliardi di dollari per aprire nuove fabbriche nell’UE. Occorre solo capire dove. L’Italia sta corteggiando il colosso americano per attirare parte dell’investimento, come anche la Baviera, dato che uno degli impianti sarà probabilmente costruito in Germania.

Sfortunatamente questi progetti potrebbero non avere l’effetto sperato. Per quanto la global value chain dei semiconduttori sia studiata con attenzione e rigore dagli esperti, rimane difficile ‘codificare’ i vantaggi competitivi delle aziende leader del settore. Il know-how richiesto cade, per una buona sua parte, nel campo della conoscenza tacita e non può essere trasferito facilmente dalle fabbriche in Asia a quelle in Europa o negli USA. Tanto è che le aziende costruiscono i nuovi impianti riproducendo in modo fedelissimo l’organizzazione e la planimetria di quelli già esistenti – coerentemente con la propria, celebre, strategia Copy Exactly!, Intel riproduce dettagli come la pressione barometrica, la temperatura del colore dell’illuminazione o la tinta dei guanti. Inoltre, il fatto che la produzione mondiale dei semiconduttori sia così concentrata in una singola regione, l’Asia dell’est, e dipenda da un fitto intrecciarsi di catene del valore regionali costituisce una debolezza, ma anche un punto di forza del settore. Le nuove fabbriche lontane dall’Asia riusciranno a trovare il loro posto nella global value chain? Riusciranno ad essere competitive?

I Paesi ASEAN possono giocare un ruolo importante nel futuro dei semiconduttori e già valgono il 22% dell’export mondiale di componentistica elettronica. Come accennavamo, Singapore e Malesia sono già degli attori importanti del settore e potranno attrarre nuovi investimenti da USA, Taiwan e Corea. Thailandia e Vietnam hanno varato dei piani ambiziosi di incentivi e investimenti per favorire la crescita del settore nel proprio territorio. Hanoi dovrebbe portare avanti un piano ambizioso di potenziamento infrastrutturale e riforme, se vuole attirare anche investimenti diretti dall’estero. Anche l’Indonesia è un ambiente promettente per lo sviluppo dell’industria dei semiconduttori, anche se tale sviluppo è frenato dalla mancanza di infrastrutture e dalla mancanza di accordi commerciali significativi con i suoi partner internazionali. Anche per i semiconduttori, infatti, i trattati di libero scambio giocheranno un ruolo cruciale nello sviluppo delle supply chain regionali e globali: tutti i Paesi ASEAN sono parte dell’accordo RCEP e, tra loro, Singapore e Vietnam già beneficiano di un legame molto stretto con l’UE. 

È difficile prevedere il futuro del mercato mondiale dei semiconduttori. O meglio, dove sarà tale futuro. Gli Stati produttori tradizionali intendono mantenere la propria centralità, mentre i Paesi ASEAN, l’UE e gli USA intendono iniziare a giocare un ruolo maggiore. L’unica cosa certa è che, negli anni a venire, il settore attrarrà miliardi di dollari in investimenti privati e pubblici.

A cura di Pierfrancesco Mattiolo

 

Alla megalopoli ASEAN serve l’efficienza energetica

L’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico rappresenta un’area che è presa insieme è la terza più popolosa al mondo, la cui densità delle megalopoli comporta seri rischi ambientali. Ma investire in tecnologie all’avanguardia potrebbe salvare la regione dal disastro. La regione ospita circa 662 milioni di persone, e il suo status di economia emergente comporta anche una rapida urbanizzazione. Entro il 2030, la popolazione ASEAN dovrebbe raggiungere i 717 milioni di abitanti, con una intensa espansione urbana in Indonesia, Filippine, Thailandia e Vietnam. Per queste ragioni, nella lotta al cambiamento climatico l’Associazione deve puntare sull’efficienza energetica. Secondo R. Narayanan, Vice-presidente di ABB Motion, Asia, le prospettive di crescita demografica rendono le megalopoli asiatiche un elemento di importanza strategica. “Come focolai di cambiamento sociale e di prosperità economica, le megalopoli della regione stanno diventando una fonte crescente di emissioni di gas serra”, ha osservato l’esperto, “tuttavia (…) identificando le opportunità in cui l’efficienza energetica può avere il maggiore impatto, le megalopoli possono guidare la lotta alla crisi climatica”. Il Piano d’Azione dell’ASEAN per la Cooperazione Energetica (APAEC) fissa un ambizioso obiettivo di riduzione dell’intensità energetica del 32% entro il 2025, rispetto al livello del 2005. In questo programma, i tre settori chiave su cui intervenire per accelerare la transizione energetica nel Sud-Est asiatico sono edifici, industrie e trasporti. È quest’ultimo il settore più promettente, secondo il Presidente di ABB Motion Asia, Morten Wierod. Per de-carbonizzare le economie asiatiche e limitare i danni dell’urbanizzazione nelle megalopoli, investire in tecnologie e motori sostenibili e all’avanguardia può rivelarsi fondamentale per limitare l’impiego eccessivo di energia in uno dei settori più inquinanti. “L’ASEAN può fare da apripista”, ha detto Wierod, “compiendo passi positivi nella definizione di una tabella di marcia per l’adozione di un requisito di efficienza minima per i motori elettrici, per dare forma a un futuro a basse emissioni di carbonio”.

La ferrovia Kunming-Singapore tra rinvii e prospettive

Il progetto cinese della ferrovia pan-asiatica che vuole collegare la città di Kunming, capoluogo della provincia dello Yunnan, con la punta estrema della penisola malese e l’isola di Singapore ha subito diversi ritardi e rallentamenti. Ad oggi, l’unica tratta completata entro le scadenze è la Kunming-Vientiane che entrerà in servizio dal 2 dicembre 2021. Questo primo collegamento tra la Cina e la capitale laotiana è stato portato avanti sotto la direzione di tecnici cinesi oltre ad esser stato finanziato al 70% da fondi di Pechino. L’indebitamento del Laos e degli altri Paesi rientranti nel progetto suscita alcune preoccupazioni poiché allontanerebbe nel tempo l’inizio dei profitti derivanti dalla percorrenza delle tratte. Ad esempio, si stima che il Laos potrebbe iniziare a guadagnarci solo fra trent’anni. Il proseguimento della sovvenzione cinese al progetto ferroviario rappresenta ad oggi un’incognita: l’economia del gigante asiatico è in rallentamento e potrebbe portare a una revisione del budget dei tanti progetti attivi o in programma nell’ambito della Belt and Road Initiative (BRI). Visione forse troppo pessimistica. Tra l’altro la ferrovia pan-asiatica Kunming-Singapore ha un ruolo importante nella BRI: la città-Stato è tra i luoghi del Sud-Est asiatico con più alta presenza della diaspora cinese e il collegamento anche via terra di persone e merci tra la Repubblica Popolare e lo stretto di Malacca è un vantaggio che Pechino vuole ottenere. Pare quindi difficile che la Cina possa rinunciare a tale possibilità di connessione rapida e multimodale con un centro nevralgico del commercio globale. C’è anche da considerare l’effetto frenante della pandemia a livello globale su molti progetti, capitali e approvvigionamenti. Il rinvio ad almeno il 2025 per il completamento delle tratte che discendono dal segmento Kunming-Vientiane non è un segnale di epilogo e la linea ferroviaria potrebbe rappresentare un elemento commerciale importante per il futuro della regione.

  

Politica

Politica malese

In vista delle elezioni generali malesi che si terranno con ogni probabilità il prossimo anno, la tornata elettorale nello Stato costiero di Melaka saranno un importante test per il governo e per tutti i partiti politici.

Asia Times: https://asiatimes.com/2021/11/ismail-faces-first-electoral-test-at-key-melaka-poll/ 

Covid-19

Gestione della pandemia

L’ASEAN è stata vitale per accrescere la cooperazione regionale, il multilateralismo e garantire crescita economica per tutti i Paesi del Sud-Est asiatico negli ultimi decenni, ma con la pandemia non si sono sempre verificati questi meccanismi virtuosi. 

East Asia Forum: https://www.eastasiaforum.org/2021/11/12/aseans-divided-response-to-covid-19/ 

Economia

Tassonomia ASEAN

Come annunciato già nelle scorse settimane, le Banche Centrali e le Autorità finanziarie della regione ASEAN hanno introdotto il primo comitato per la tassonomia ambientale in materia finanziaria. Ancora una volta uno sguardo importante all’economia sostenibile.

Central Banking: https://www.centralbanking.com/central-banks/financial-stability/7897641/asean-publishes-first-green-taxonomy-for-financial-instrumentsTecnologia

Trasferimenti dati

Le “ASEAN Model Contractual Clauses” sono regole contrattuali che le aziende possono volontariamente adottare per gestire il trasferimento dei dati personali tra le Nazioni ASEAN. Uno sviluppo importante su un tema fondamentale per la transizione digitale.

Global Compliance News: https://www.globalcompliancenews.com/2021/11/12/asean-adopting-the-asean-model-contractual-clauses-for-cross-border-data-transfers021121/ 

Business

Start-up ASEAN

Continuano a crescere gli investimenti internazionali in favore delle start-up tecnologiche e finanziarie del Sud-Est asiatico. Secondo la Vietnam News Agency, i finanziamenti verso queste aziende sono triplicati nei primi nove mesi del 2021.

The Star: https://www.thestar.com.my/aseanplus/aseanplus-news/2021/11/13/asean-fintech-startups-attract-record-funding-reports-vietnam039s-top-agency 

Ambiente

Combattere la deforestazione 

Negli ultimi due decenni la Cambogia ha assistito purtroppo ad una massiccia deforestazione. Le stime parlano di circa il 28% della sua superficie arborea andata deteriorandosi nel tempo. È vitale invertire la tendenza.

The Diplomat: https://thediplomat.com/2021/11/will-cambodia-commit-to-protecting-its-forests/ 

 

 

Geopolitica

Stati Uniti-Cambogia

Lo scorso 11 novembre, gli Stati Uniti hanno emesso nuove sanzioni contro la Cambogia, dirette al Comandante della marina cambogiana, Tea Vinh, e a Chau Phirun, Direttore Generale del dipartimento dei servizi materiali e tecnici del Ministero della difesa. Cosa c’è alla base?

 

Asia Times: https://asiatimes.com/2021/11/us-turns-new-screws-on-cambodias-hun-sen/ 

Business

Incentivi a Singapore

Con uno dei regimi fiscali più favorevoli al mondo, Singapore è divenuto nello scenario internazionale un hub privilegiato per investitori da tutto il mondo. Le aziende possono beneficiare, infatti, di incentivi commerciali e fiscali per lanciare i propri business.

ASEAN Briefing: https://www.aseanbriefing.com/news/business-and-tax-incentives-for-foreign-investors-in-singapore/ 

 

Geopolitica

G7 e ASEAN

I Paesi del G7 inviteranno i Ministri degli Esteri dell’ASEAN per un vertice in Inghilterra il prossimo dicembre. Cooperazione nell’Indo-Pacifico e influenza cinese nella regione gli argomenti da discutere.

 

Nikkei Asia: https://asia.nikkei.com/Politics/International-relations/Top-G-7-diplomats-set-to-meet-with-ASEAN-in-December

 

Trasporti

Trasporto aereo 

Durante il recente vertice dei Ministri dei trasporti dell’ASEAN si è deciso di puntare maggiormente sul consolidamento della cooperazione in materia di trasporto aereo con partner asiatici, con gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

 

The Star: https://www.thestar.com.my/aseanplus/aseanplus-news/2021/11/15/asean-strengthens-air-transport-co-operation

 

Economia 

Blu economy

Lo scorso 14 novembre il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha incontrato alti diplomatici dell’ASEAN. Tra i tanti argomenti trattati sono state discusse anche le tematiche dell’economia e della sostenibilità legate ai mari e agli oceani.

 

 

Global Times: https://www.globaltimes.cn/page/202111/1239108.shtml

 

Business

ASEAN-Emirati Arabi

L’ultimo studio della Camera di Commercio di Dubai intitolato “Perché l’ASEAN” ha rivelato che, nonostante la pandemia di Covid-19, il Sud-Est asiatico offre un enorme potenziale di investimento per le aziende straniere.

 

Emirates News Agency: http://wam.ae/en/details/1395302993413