Il premio Nobel per la letteratura di quest’anno sarà con tutta probabilità asiatico. I favoriti, anche secondo i bookmakers inglesi sarebbero il giapponese Haruki Murakami, autore del recente 1Q84, e il cinese Mo Yan, diventato famoso per Sorgo Rosso. Ma anche per non essere uno scrittore "scomodo". Mo Yan, uno dei più conosciuti autori cinesi – diversi libri tradotti in italiano tra cui Sorgo Rosso e Grande seno, fianchi larghi, Le sei reincarnazioni di Ximen Nao – sarebbe tra i possibili candidati al prossimo Nobel per la letteratura. In Cina è già partito il dibattito: non tanto sulla possibilità che sia proprio lo scrittore cinese ad aggiudicarselo, quanto più sul suo merito o demerito a riceverlo.
Il China Daily, principale quotidiano della Repubblica popolare cinese in lingua inglese, oggi riporta alcune voci pro e altre contro la possibile nomina del 57enne scrittore cinese al Nobel.
A favore sarebbero alcune personalità della letteratura e dello spettacolo, che affermano che Mo Yan meriterebbe il premio perché "i suoi lavori sono pieni di vitalità, colore e di abbandono. Hanno ampiezza, profondità, immaginazione e un filo tagliente attraverso la riflessione sulla nostra storia e realtà". Lui, Mo Yan, pseudonimo che significa proprio "colui che non parla", ha dichiarato di "non volersi esprimere" sulle voci che lo vorrebbero candidato all’importante riconoscimento.
Il giudizio sul valore letterario dei suoi lavori è pressoché unanime e il suo successo, sia in Cina che all’estero, è indubbio. Nel 1987 il libro Sorgo Rosso, ambientato nella Cina rurale degli anni Venti, è stato tradotto in una premiata pellicola cinematografica dal regista Zhang Yimou (orso d’oro al Festival di Berlino nel 1988).
Nel 1996, poi lo stesso libro, è stato scelto dai lettori cinesi come il loro romanzo preferito. La fama di Mo Yan è cresciuta negli anni ’90, tanto che il Nobel per la letteratura del 1995, il giapponese Kenzaburo Oe, aveva sostenuto di ammirare Mo Yan e che questi si meritasse il suo stesso prestigioso riconoscimento. Il Time, ancora qualche anno fa, aveva anche per questo messo da parte l’ipotesi: "conoscendo l’insofferenza del comitato giudicante del premio nei confronti del successo", si legge nell’articolo del 2005, " probabilmente [Mo Yan di Nobel] non ne prenderà mai uno".
Eppure secondo alcune agenzie di bookmakers, lo scrittore originario di una famiglia contadina nella provincia dello Shandong, nella Cina nord-orientale, sarebbe tra i favoriti al Nobel con una quotazione di 8/1. Tuttavia il suo principale avversario nella corsa al premio di quest’anno, il giapponese Haruki Murakami, sarebbe avvantaggiato. E lo ammettono gli stessi cinesi.
Alcuni utenti del social network cinese Weibo, infatti, si schierano dalla parte del "nemico" giapponese: "Mo Yan", scrive l’utente Sheldon Yinming, "è indubbiamente uno dei dieci migliori scrittori cinesi ancora in vita. Ma Murakami è di gran lunga superiore". E qualcuno che si cela sotto il nickname di Kucan rincara la dose: "I giudici (della commissione del Nobel ndr) dovrebbero essere proprio ciechi se scegliessero Mo Yan invece di Murakami".
Il dubbio sulle possibilità di Mo Yan viene poi da un altra considerazione: Nobel solitamente è sinonimo di anti-Cina, basti pensare ai casi del Dalai-Lama e di Liu Xiaobo, vincitore del Nobel per la Pace nel 2010, mentre era ancora in carcere, condannato a 11 anni per sovversione contro lo Stato. L’unico nome cinese legato al Nobel per la letteratura, è quello di Gao Xingjian, che però nel 2000 era già cittadino francese. Mo Yan invece cinese lo è a tutti gli effetti. Addirittura è tacciato di essere molto vicino all’establishment.
E questo suo "peccato" potrebbe penalizzarlo nella corsa al Nobel. Due gli indizi principali di una vicinanza di Mo Yan al potere costituito. Il primo: Mo Yan è stato uno degli autori coinvolti nel trascrivere a mano un discorso di Mao Zedong del 1942, I dialoghi di Yan’an sull’arte e sulla letteratura, in cui si dettavano i canoni dell’arte e della letteratura della futura Repubblica popolare.
Secondo: nel 2009 alla Fiera del libro di Francoforte, l’autore di Sorgo rosso aveva rifiutato di prendere parte a una conferenza con alcuni scrittori dissidenti in esilio e di commentare la condanna a Liu Xiaobo. Si era poi giustificato dicendo che "uno scrittore dovrebbe esprimere le sue critiche e la sua indignazione ai lati oscuri della propria società e alle storture dell’umanità, ma senza usare un’unica forma di espressione: alcuni vogliono gridarle per strada, ma bisognerebbe tollerare quelli che rimangono nelle proprie stanze e usano la letteratura per dare voce alle loro opinioni".
[Scritto per Lettera43; foto credits: rainews24.rai.it]
*Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.