Migranti e pseudo-cittadini

In by Simone

(In collaborazione con AGICHINA24) Il numero degli abitanti delle città sta superando quello delle campagne, generando una nuova classe sociale: gli pseudo-cittadini. Questi migrano attirati da un maggiore benessere e intanto perdono diritto all’assistenza sociale e sanitaria. Un problema che la Cina deve affrontare in fretta, tanto più che la differenza tra redditi urbani e cittadini è la più alta dal 1978.
Storica inversione di tendenza in Cina dove per la prima volta gli abitanti delle città si apprestano a superare quelli delle campagne. Nessuna sorpresa però: il sorpasso era già stato preannunciato a novembre dello scorso anno quando le statistiche emerse dal sesto censimento nazionale davano i cittadini attorno 49,68% dell’intera popolazione.

Dopo aver dominato per millenni, le campagne cedono dunque il posto alle città. Lo documenta il “Libro blu sullo sviluppo sociale: situazione sociale cinese, analisi e previsioni per il 2012” pubblicato lunedì dall’Accademia di scienze sociali cinese (Cass) secondo cui, prima della fine dell’anno – ormai agli sgoccioli – più della metà della popolazione nazionale vivrà in città.
 
Non più contadini, ma nemmeno cittadini: i nuovi abitanti delle metropoli cinesi hanno dato vita, secondo gli studiosi del think tank governativo, a un nuovo gruppo sociale: gli “pseudo-cittadini”.

I nuovi arrivati vivono ai margini della società della città di adozione perché privi di assistenza, secondo quanto imposto dal sistema di residenza obbligatoria. L’hukou, questo il nome del sistema messo in atto da Mao Zedong, stabilisce che nel momento in cui i cinesi si spostano dal proprio luogo di residenza perdono diritto all’assistenza sanitaria, all’ istruzione scolastica e ad altri sussidi. Nonostante le varie riforme, al giorno d’oggi in Cina ottenere il trasferimento di hukou è ancora molto difficile.

Li Peilin, autore del Libro Blu, sostiene che il sorpasso dei cittadini sui contadini innescherà un radicale cambiamento nella società cinese e nel modo in cui le persone hanno vissuto, lavorato e osservato il mondo fino a questo momento.

Dopo l’industrializzazione e le riforme di apertura del mercato, l’urbanizzazione rappresenta il terzo motore dello sviluppo cinese” ha spiegato Li. L’impennata della popolazione urbana è il frutto di 30 anni di crescita che ha condotto milioni di contadini nei centri urbani vicini e lontani  dove hanno iniziato a lavorare nelle fabbriche e nell’edilizia, dando vita così a una crescita dell’urbanizzazione che è passata dal 18% del 1978 al 50% di oggi. Una tendenza che non conosce freni: secondo il sociologo Lu Xueyi nel 2050 l’80% della popolazione nazionale vivrà nelle metropoli.

Tuttavia il processo pone la Cina di fronte a grosse sfide, specie nel campo delle disuguaglianze nell’accesso al welfare” ha aggiunto Li. E tra le questioni che preoccupano maggiormente gli pseudo-cittadini  si piazzano al primo posto i continui rincari sui generi alimentari, seguiti subito dall’impossibilità ad accedere alle cure mediche.

Secondo i dati del Libro Blu del Cass, la popolazione migrante cinese conta attualmente oltre 240 milioni di membri, ovvero il 40% dell’intera popolazione urbana. Di questi, appena il 17% dei lavoratori migranti che provengono dalle campagne usufruisce di un’assicurazione medica, mentre solo il 30% è coperto dal sistema di previdenza sociale.

Non solo. Il 30% dei cinesi con residenza nelle zone rurali, vive in realtà nelle città, dove queste persone si sono trasferite, spesso da sole lasciando il resto della famiglia in campagna, in cerca di un lavoro. Una decisione, questa, compiuta dal 60% dei nuovi cittadini.

A incidere sulla scelta è naturalmente il reddito, da sempre più alto in città rispetto alle campagne. Secondo il Cass di recente è stato registrato un aumento degli stipendi sia per i contadini che sono rimasti in campagna che per gli pseudo-cittadini.

Nei primi tre mesi del 2011 il reddito medio pro-capite dei lavoratori migranti si aggirava attorno ai 16.301 yuan (circa 1.700 euro), il 7,8% in più rispetto all’anno precedente, contro i 5.878 yuan (circa 600 euro) – il 13% in più rispetto allo stesso periodo del 2010 – dei residenti delle campagne.

Tuttavia il divario tra le zone urbane  e quelle rurale è ancora troppo grande sebbene l’incremento dei redditi degli abitanti delle campagne abbia ridotto la forbice tra ricchi e poveri rispetto agli scorsi anni.

In particolare rispetto al 2009 quando, secondo i dati dell’ Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino, il reddito medio di un residente urbano si era attestato a quota 17.175 yuan (circa 1800 euro) contro i 5153 yuan percepiti da un abitante delle zone rurali, un rapporto di 3,33 ad 1 che segnava la più ampia disparità mai registrata dal 1978, l’anno in cui vennero varate le prime riforme economiche.