Mi Shenghao (糜晟豪, Shanghai, 1996) vive e lavora a Milano. Nel 2016, attirato dal patrimonio artistico italiano, decide di trasferirsi a Firenze per frequentare il triennio di pittura all’Accademia di Belle Arti ultimando poi il suo percorso di studi quinquennale a Brera. Nel 2021 partecipa a Talent Prize vincendo il Premio Speciale Fondazione Cultura e Arte per la categoria “Internazionale”. Negli ultimi due anni sta collaborando con diverse gallerie sia in Europa che in Asia |
Il mio pomeriggio con Mi Shenghao comincia nel migliore dei modi, portandomi indietro con la memoria ai complessi residenziali tanto cari alle grandi città cinesi – però a Comasina, Milano. Un groviglio di palazzi, stradine private, scale che vanno dalla A alla Z comprese le lettere tipo J, W, Y… Morale della favola, è dovuto venire lui a raccattarmi per strada.
Arrivati nel suo studio, mi inizia subito a parlare delle opere che sta ultimando. Mi Shenghao sta lavorando su diversi soggetti quali giocattoli, figure pop, animali e, in generale, immagini che l’hanno colpito e che ha voluto riproporre nel suo stile caratterizzato da sfondi scuri e da una intenzionale sfocatura che quindi porta a un’imprecisione nei contorni e alla deformazione dei soggetti rappresentati. |
Lo stile di Mi Shenghao
La ricerca di Mi Shenghao è volta all’equilibrio tra astratto e figurativo. Per l’artista le immagini troppo nitide e definite non lasciano spazio a uno sguardo intimo e indagatore di chi ne fruisce; l’occhio è intrappolato nella perfezione. Ed è qui che lo sfocato interviene come mediatore: i soggetti sono comunque riconoscibili, ma l’effetto straniante dato dalla ricercata non-perfezione impone quasi allo spettatore l’impegno di un’analisi più approfondita delle figure.
Non a caso, su uno sgabello noto il manuale monografico dedicato alle opere non cinematografiche di David Lynch: Someone is in my house. I due artisti sono molto diversi dal punto di vista della tecnica e della rappresentazione dei soggetti, ma si può intuire una volontà simile per quanto riguarda la percezione di ciò che si ha davanti. |
La resa dal vivo è singolare. Da lontano sembrano delle foto scattate male di proposito con delle macchinette digitali di inizio anni Duemila (molto aesthetic), ma avvicinandosi si vedono chiaramente gli strati di colore apposti. Grazie all’uso di un acrilico molto diluito in acqua e dell’aerografo, Mi Shenghao riesce a restringere i tempi di attesa di asciugatura del colore: ciò gli permette di andare a lavorare a strati finché non viene raggiunto un risultato per lui soddisfacente.
Dopo avermi mostrato gufi, tigri, soldatini e action figures, Mi Shenghao prende un rotolo di tela e mi fa vedere uno dei suoi lavori preferiti risalenti ai suoi anni all’Accademia di Brera. È il suo libretto degli esami, ma, ovviamente, rivisitato. Si iniziano a intravedere alcuni elementi della sua ricerca attuale: il suo volto è sfocato, per esempio. Nell’opera si nota anche la forte influenza di uno degli artisti contemporanei italiani più apprezzati: Luca Bertolo. Questa citazione all’artista milanese è indice di quanto Mi Shenghao si impegni nella ricerca e quanto i suoi anni formativi in Italia siano stati d’impatto nella sua pratica artistica. Dopo le scuole superiori ha scelto Firenze per il Rinascimento, ma i suoi studi non si sono fermati indagando sempre di più nel contemporaneo. |
In conclusione, piccola nota da China nerd, quanto è bello il carattere del suo cognome: 糜. Rarissimo.
Andrea Colosio si è laureato in Lingue e Civiltà dell’Asia e dell’Africa presso l’Università degli Studi di Torino. Fa parte della squadra di insegnanti l’Istituto Confucio di Torino portando avanti, allo stesso tempo, la propria carriera di artista.
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