Il nostro punto sulle uscite della giornata. In primo piano un’analisi sul rallentamento dell’economia cinese. Le principali notizie della giornata: l’attivista svedese arrestato a Pechino a gennaio, Peter Dahlin, ha confessato in diretta tv su Cctv. Un approfondimento sul lato pop delle ultime elezioni a Taiwan. E ancora il caso marò: ci andrà molto tempo prima della sua risoluzione.
Come cambia la Cina che rallenta di Andrea Pira
La Cina cresce al 6,9 per cento, al ritmo più basso in 25 anni. La leadership cerca di rassicurare il mondo che si interroga se la Repubblica popolare sia ancora uno dei driver globali. Intanto, dietro il rallentamento, va avanti la transizione del modello economico. Non senza punti oscuri sullo stato di salute del sistema.
In Cina e Asia – «Confessione» in tv anche per l’attivista svedese di Redazione
Peter Dahlin, attivista svedese arrestato i primi di gennaio a Pechino, ha «confessato» in diretta su Cctv di aver ricevuto compensi attraverso uno strano giro di fatture: continua il giro di vite controverso delle autorità cinesi contro chi si batte per i diritti umani nel paese. Reuters rilancia il rischio dell’esplosione della famigerata bolla immobiliare cinese, con 13 milioni di case invendute nelle città di terza e quarta fascia. Manifestazioni in Myanmar a sostegno di due ragazze di etnia kachin violentate, secondo le accuse, dai soldati dell’esercito birmano. In India laxmi, sfigurata dall’acido, presterà il suo volto alla moda, per sensibilizzare la popolazione su un fenomeno tragico di portata mondiale. La nostra rassegna del mattino.
La giovane Tzuyu e il lato pop delle elezioni a Taiwan di Alessandro Uras
La tornata elettorale taiwanese vinta da Tsai Ing-wen è stata caratterizzata da una polemica apparentemente assurda ma che, secondo gli analisti, avrebbe influenzato fortemente le intenzioni di voto di giovani e indecisi alla vigilia dell’apertura delle urne. Protagonista, la giovanissima K-Pop star di origini taiwanesi Tzuyu, pizzicata a sventolare una bandierina di Taiwan durante una comparsata televisiva in Corea del Sud. È l’inizio di una cascata di reazion che avrebbe coinvolto tutti i candidati alla presidenza taiwanese, un «collega» cantante fedele a Pechino e i colossi Huawei ed LG. Oltre alla sterminata fanbase internazionale del pop sudcoreano.
Il caso marò si preannuncia ancora molto, molto lungo di Matteo Miavaldi
L’ultima estensione della licenza di Massimiliano Latorre accordata dalla Corte suprema indiana ha rimandato la data virtuale di rientro in India per il fuciliere al prossimo 30 aprile. Ennesima scadenza assolutamente effimera, parendo chiaro a tutti – da Roma a New Delhi – che il sottufficiale di Marina non farà ritorno in India in tempi brevi. Probabilmente, non ci tornerà mai più, poiché il caso dei due marò è e rimarrà una storia fastidiosamente aperta per l’India e per l’Italia ancora per molto, molto tempo.