Un ben ritrovati ai nostri lettori. Ricominciamo anche con il consueto punto serale delle nostre uscite. Il punto a un anno dal tonfo delle borse cinesi. La nostra consueta rassegna sinoasiatica con in primo piano le perdite delle banche sull’acciaio e sul carbone. I dubbi sul bus sopraelevato made in China. E infine il bilancio olimpico dell’India, salvata dalle sue atlete. Buona lettura e buona serata.
Dragonomics – Le borse cinesi un anno dopo di Andrea Pira
Un anno fa le il crollo delle borse cinesi faceva tremare i mercati azionari globali. I listini di Shanghai e Shenzhen sono in ripresa. Sul breve periodo è risalita anche la fiducia sul recupero dell’economia cinese, trainata dagli stimoli messi in campo dal governo. Per il lungo termine però servirà altro.
In Cina e Asia – Banche cinesi in perdita nel salvataggio di acciaio e carbone di Redazione
I titoli della rassegna di oggi:
– Financial Times: banche cinesi vere perdenti nel piano di salvataggio per acciaio e carbone
– G20 di Hangzhou: Pechino pronta a dare maggior peso a finanza inclusiva e diritti speciali di prelievo
– Le Little Pinks e le nuove frontiere del nazionalismo cinese
– Nella provincia cinese del Sichuan è "giro di vite" sui compleanni
– Manila e maoisti verso la pace
– Giappone stanzia altri 30 miliardi di dollari per l’Africa
Il bus sopraelevato cinese, tra dubbi e critiche di Simone Pieranni
L’impressione è che non possa essere realistico: il progetto di bus cinese sopraelevato rispetto al traffico è sicuramente ambizioso e affascinante, ma per chi conosce la confusione del traffico cinese non appare per niente possibile. E in più i media locali mettono in dubbio il sistema di finanziamento dell’«invenzione» cinese.
Le poche medaglie indiane a Rio 2016 di Matteo Miavaldi
Sono finite le Olimpiadi di Rio 2016 e per l’India siamo alle solite olimpioniche: 1,2 miliardi di persone che esprimono atleti capaci di vincere meno medaglie dell’Armenia; un paese votato al cricket incapace di competere a livelli accettabili in quasi ogni altro sport; è tutta colpa dei politici e della mancanza di «cultura sportiva» nazionale. Tutto vero ma c’è del buono, al femminile.