Un lunedì tragico seguito a un week end altrettanto teso: ieri a Hong Kong la situazione è parsa davvero scivolare verso un crinale di non ritorno, tra atti di violenza da entrambe le parti, manifestanti e polizia, mentre la politica sembra definitivamente impotente a trovare una soluzione, vista la testardaggine con la quale Carrie Lam si ostina a non voler trovare alcuna forma di negoziazione, forte anche dell’ulteriore conferma nei suoi confronti da parte di Pechino (dovuta, forse, all’attuale mancanze di alternative capaci di cambiare le carte in tavola, per davvero). Nella giornata di ieri si è perfino parlato di possibile «legge marziale», ma per ora è solo una delle tanti voci non confermate che provengono da Hong Kong.
DUE VIDEO hanno catalizzato l’attenzione di tutti i media internazionali e permettono di cogliere la situazione attuale dell’ex colonia britannica, dove, dal giugno 2019, sono in corso proteste contro il governo locale e Pechino, a seguito della proposta di riforma della legge sull’estradizione, di recente annullata dal governo di Hong Kong.
Stando alle ricostruzioni l’uomo avrebbe accusato i manifestanti di non essere cinesi, bensì «britannici». I ragazzi avrebbero risposto, prima di dargli fuoco, di essere «hongkongers». In rete è circolato anche un video precedente all’aggressione nel quale si vede l’uomo fronteggiare un gruppo di manifestanti, tenendo qualcosa in mano che secondo alcuni poteva sembrare un coltello.
L’ALTRO «FRAME» che ha fatto il giro del mondo è quello del poliziotto che, durante una colluttazione, spara a bruciapelo a un manifestante, un giovane studente ora ricoverato in condizioni gravi all’ospedale, così come l’uomo cui è stato dato fuoco.
A FRONTE DI QUESTO BOLLETTINO la risposta della politica è stata deprimente come spesso accade quando a parlare è Carrie Lam, la chief executive dell’ex colonia, ancora miracolosamente in sella. «La violenza sta distruggendo la società di Hong Kong e non risolverà i problemi ma porterà maggiori tragedie» ha dichiarato il capo esecutivo di Hong Kong, in una conferenza stampa indetta ieri.
Lam ha poi aggiunto che «la violenza non è la soluzione ma scatenerà solo più violenza». Il governatore della città ha confermato che una persona è stata ferita dal colpo di pistola di un agente di polizia, mentre un’altra ed stata arsa dai manifestanti. «Incendiare un uomo è un atto disumano», ha aggiunto Lam. Analoga presa di posizione è arrivata da Pechino.
[Pubblicato su il manifesto]Fondatore di China Files, dopo una decade passata in Cina ora lavora a Il Manifesto. Ha pubblicato “Il nuovo sogno cinese” (manifestolibri, 2013), “Cina globale” (manifestolibri 2017) e Red Mirror: Il nostro futuro si scrive in Cina (Laterza, 2020). Con Giada Messetti è co-autore di Risciò, un podcast sulla Cina contemporanea. Vive a Roma.