Lo scopo primario dell’arte è quello di servire il partito e le sue priorità politiche. Xi Jinping porta avanti una visone potente, quella del rinascimento cinese. E, per questo, non tollera il dissenso. Ma non si capisce ancora quale sarà lo spazio che riserverà allo stato di diritto. A conclusione del Quarto Plenum sappiamo solo che, come il socialismo, sarà "uno stato di diritto con caratteristiche cinesi".
“Servire il popolo, e la causa socialista, è un requisito del partito comunista cinese ed è essenziale per lo sviluppo futuro dei settori culturali e artistici della nazione”. Sembrano parole di Mao Zedong, il grande timoniere. Ma si tratta di una frase estrapolata da uno dei più recenti discorsi del presidente Xi Jinping. Anzi, dello zio Xi come si è fatto chiamare dagli studenti. Alla vigilia del quarto plenum del Pcc, ottobre del 2014, tutti hanno immediatamente ripensato ai famosi Discorsi sulle arti e la letteratura di Mao a Yan’an.
Era il 1942 e il padre-padrone della Repubblica popolare scaldava gli animi affermando che “la nostra arte e la nostra letteratura sono per le masse”. Un discorso che si è impresso nella memoria collettiva tanto che un paio d’anni fa, in occasione del 70esimo anniversario, cento artisti e letterati ne hanno ricopiato a mano i testi. Un lavoro da fini calligrafi che ha dato vita a un’edizione speciale di quelli che sono passati alla storia come i Discorsi di Yan’an.
Il messaggio, allora come oggi, è chiaro: lo scopo primario dell’arte è quello di servire il partito e le sue priorità politiche. Ma 70 anni fa la Cina era un paese povero e ancora organizzato in maniera feudale. Un paese isolato che il crollo dell’impero aveva lasciato in balia dell’invasione giapponese e di una cruenta guerra civile. Le masse a cui Mao si rivolgeva erano contadini analfabeti che avevano imbracciato il fucile nella speranza di una ciotola di riso garantita e un futuro migliore.
La Repubblica popolare di oggi, invece, è quella che ha inventato il socialismo con caratteristiche cinesi e che, attraverso un’apertura al mercato guidata dalle aziende di stato, minaccia direttamente la supremazia economica degli Stati Uniti. Le “masse” a cui si rivolge oggi Xi Jinping sono cittadini istruiti che si informano, consumano e viaggiano per il mondo.
Gli artisti che oggi il presidente chiama a farsi carico della rappresentazione dei valori socialisti e a non essere schiavi del mercato sono cresciuti nell’ambiente meno ideologico che ha caratterizzato il ventennio guidato prima da Jiang Zemin e poi da Hu Jintao. L’ultimo decennio è cominciato con l’ingresso della Cina nel Wto e si è concluso con lo storico sorpasso degli abitanti delle città su quelli delle campagne. Anche il mercato dell’arte cinese è esploso. Oggi rappresenta un quarto di quello mondiale ed è stato valutato a quasi 49 miliardi di euro.
Nel frattempo però una serie di problemi si sono acuiti. E sono sempre di più le voci che esprimono insoddisfazione per la crescente forbice tra ricchi e poveri, la speculazione immobiliare folle e i disastri ambientali provocati da trent’anni di crescita a ritmi vertiginosi. Una presa di coscienza collettiva che il presidente Xi Jinping prova a cancellare portando avanti una visone potente, quella del rinascimento cinese.
Lasciandosi alle spalle il concetto di leadership collettiva per concentrare tutto su un uomo forte, se stesso, Xi chiede alle masse di rispolverare i valori patriottici e la fierezza di uno Stato forte con una tradizione millenaria. Vuole promuovere l’unità nazionale e una sempre maggiore influenza cinese sul resto del mondo. E, per questo, non tollera il dissenso.
Il Partito sotto Xi Jinping ha già rispolverato termini marxisti come dittatura democratica del proletariato, lotta di classe e linea di massa. Si serve del confucianesimo per legittimare il rispetto dell’autorità e, attraverso una lotta alla corruzione senza precedenti, si è liberato dei nemici politici contrari a un’ulteriore liberalizzazione del mercato. La matrice ideologica è forte e ben costruita. E lo stato di diritto? Sarà “con caratteristiche cinesi” come ha affermato un laconico comunicato a chiusura della quarta assemblea plenaria del Pcc.
[Scritto per Il Fatto Quotidiano]