L’Italia dopo il voto. Ma vista dalla Cina

In by Simone

(In collaborazione con AGIChina24) Il Dragone è preoccupato per il risultato delle urne italiane, cosciente che può essere una minaccia per l’intera eurozona. "La prima impressione di queste elezioni è quella di un Paese chiuso in se stesso che non riesce a entrare in contatto con il mondo esterno" afferma Luo Hongbo, direttrice del Centro per gli Studi italiani della Cass.  (e con la collaborazione di Alessandra Spalletta e Wang Jing)
Il sole di questa mattina a Pechino invogliava a uscire, fare quattro passi e approfittare dell’aria non più intasata dall’inquinamento delle scorse settimane. La primavera sembra farsi timidamente strada anche nella capitale cinese, ma se il tema sono le elezioni italiane, il gelo scende di nuovo.

Almeno nelle prime reazioni dei media cinesi, che, cauti, danno una vittoria del Pd alla Camera e una situazione più incerta al Senato. E’ ancora presto per parlare di stallo, manca ancora qualche seggio da scrutinare, ma dietro le crude percentuali che danno un distacco minimo tra Pd e Pdl, il significato è quello. L’ingresso del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, invece, sembra preoccupare meno il Dragone focalizzato sul futuro dell’economia del nostro Paese e sulle ripercussioni del voto sui mercati.

Seppure lontana, la situazione italiana è chiara ai media cinesi, soprattutto sotto il profilo economico. Settimana scorsa a pochi giorni dalle elezioni, il China Securities Journal, una pubblicazione della Xinhua, riportava gli ultimi dati Istat sulla recessione. L’emittente di Stato Cctv nel suo canale in lingua inglese ha dedicato diversi servizi ai giovani italiani che decidono di andare all’estero per sfuggire alla disoccupazione, raccontando le storie di studenti in cerca di master, stage, opportunità di lavoro o scuole di specializzazione al di fuori dei confini nazionali.

La reazione delle Borse asiatiche, questa mattina, in calo proprio per l’incertezza politica delle elezioni italiane, manifesta più di mille dichiarazioni le paure di dei giganti economici asiatici rispetto allo stallo politico italiano. E’ il Renmin Ribao a concentrarsi sugli aspetti più immediati dell’incertezza politica uscita dalle urne del nostro Paese. Il risultato sopra le attese del Pdl di Silvio Berlusconi "una potenziale minaccia all’agenda di austerità del Paese" ha fatto calare il prezzo del greggio e ha visto il dollaro guadagnare sull’euro, mentre a Roma si profilava l’incertezza. Una crisi del sistema politico italiano viene vista come una minaccia per l’intera eurozona, perché l’Italia è "la terza economia dell’Unione Europea" e i risultati del voto potrebbero avere ripercussioni sul futuro dell’Ue.

Più netti, invece, i toni dei media non statali. La versione cinese di Forbes parla apertamente di "fase di stallo" della politica italiana. Secondo Sohu, invece, "l’Italia necessita urgentemente di un governo stabile e per potere affrontare la recessione economica e i problemi legati al crescente tasso di disoccupazione e al debito pubblico".

Dietro i toni sobri delle cronache degli ultimi giorni, in fondo, la stampa cinese, tifava per una coalizione Monti-Bersani, capace di guidare il Paese fuori dalla deriva economica. Era questo il risultato che contava. Lo dice apertamente il Wenhui Po di Hong Kong, secondo cui il successo di Berlusconi e la promessa di restituzione dell’imu "ha gettato fumo negli occhi" degli italiani. E il successo di Grillo, invece, "ha rubato una gran fetta di voti al Pd".

Anche dai pochi post dei microblogger dedicati alla sfida elettorale, gli utenti di Weibo, il Twitter cinese, sembrano confermare questa linea di tendenza. "A casa il vecchio Berlusca… Basta rovinare l’Italia" tuona il primo. "Ma quando mai si è potuto parlare di stabilità nella politica italiana?" Si interroga George Wang. Un terzo, forse non al corrente dei risultati definitivi, conclude: "Spero molto in una coalizione Monti-Bersani".

La mancanza di stabilità nella politica italiana si riflette anche nel giudizio dei cinesi che lavorano a contatto con gli italiani, che hanno più familiarità con singoli episodi, come gli scandali sessuali che hanno visto protagonista Silvio Berlusconi nel 2011, piuttosto che con le mutabili alchimie dei palazzi del potere. "In molti prendevano come uno scherzo la possibilità che Berlusconi potesse vincere di nuovo" afferma una di loro, che preferisce rimanere anonima. Ma c’è anche chi crede che a incidere sul voto siano stati altri fattori. "Sulle imprese italiane -afferma un’interprete- gravano tasse sempre più grandi, e l’instabilità politica non può che peggiorare la situazione".

Cosa succederà adesso? Gli osservatori della scena politica italiana mirano al sodo. "I partiti italiani dovranno comunque trovare una coalizione per governare -osserva Dong Jinyi, vice presidente dell’Associazione degli ex diplomatici cinesi e ambasciatore in Italia fino al 2010- Si presenta una situazione non dissimile da quella del 2006, perchè il Partito Democratico non è abbastanza forte per governare da solo. C’è bisogno di un leader forte e di un nuovo governo di coalizione".

Lo stallo di queste ore genera paragoni. "L’Italia è come una famiglia che litiga tra sé, ma non guarda a quello che succede fuori -afferma Luo Hongbo, direttrice del Centro per gli Studi italiani dell’Accademia Cinese di Scienze Sociali, intervistata da Agi China 24La prima impressione di queste elezioni è quella di un Paese chiuso in se stesso che non riesce a entrare in contatto con il mondo esterno".

Anche nel caso di Luo, la soluzione migliore sarebbe stata una coalizione Monti-Bersani, che "piaceva di più altre possibilità, ma da soli non fanno la maggioranza". Si fa strada l’idea di un governo instabile, che difficilmente potrà durare cinque anni. Ma non c’è tempo. "Il nuovo governo -riflette Dong Jinyi- dovrà trovare una soluzione al problema economico. E’ la più grande sfida in questo momento".